Mercoledì, 10 Giugno 2020 19:25

Asl L'Aquila e post Covid, Cgil: "Ripresa attività ordinaria troppo lenta"

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La ripresa delle prestazioni sanitarie ordinarie all'interno della Asl dell'Aquila - dopo lo stop dovuto all'emergenza Covid - è "troppo lenta" e a farne le spese sono non solo i cittadini, che rischiano di non vedere garantito il diritto alla salute e alle cure, ma anche il personale, che, affetto da croniche carenze di organico, deve subire turnazioni e carichi di lavoro "massacranti".

Ad affermarlo è la Cgil.

"La pandemia da COVID 19" scrivono in una nota il segretario provinciale della Cgil L'Aquila Francesco Marrelli e il segretario provinciale della Fp Anthony Pasqualone "ha reso più che mai evidenti gli errori della politica nella gestione, nel corso degli ultimi 10 anni, del sistema sanitario, che vanno dalla riduzione dei posti letto e del numero degli addetti, alla proliferazione del precariato nei rapporti di lavoro, alla superficialità nell'approntare un modello di prossimità della sanità, alla mancanza di investimenti in tecnologia, alla privatizzazione della Sanità Pubblica tramite lo strumento della esternalizzazione dei servizi e del personale; il tutto si sostanzia nella riduzione a merce della salute e nell'annientamento del senso di comunità".

"La ripresa delle attività vitali nel nostro paese, fa emergere come all'interno della ASL n. 1 vi siano inefficienze e disorganizzazione non più sopportabili di un sistema che tarda a riprendere le sue funzioni ordinarie a seguito dell'emergenza, con reparti accorpati, carenza di personale in corsia, carenza di gestione di personale nei CUP e nei Distretti sanitari di Base, assenza di procedura ed identificazione degli spazi per il ricovero dei malati, assenza di programmazione del servizio e della gestione delle liste di attesa e mancanza totale di un modello organizzativo di integrazione ospedale/territorio".

"E' del tutto evidente che oggi più che mai il Sistema sanitario non è in grado di dare le dovute risposte ai bisogni della popolazione, nel periodo più critico dell'emergenza legata alla pandemia da COVID 19 vi è stata la  sospensione delle attività sanitarie non urgenti ed il contestuale timore della popolazione a recarsi nelle strutture sanitarie per ricevere le cure necessarie, ad oggi, si assiste ad una troppo lenta e sicuramente non sufficiente ripresa delle attività che non soddisfa la richiesta di prestazioni sanitarie dell'utenza".

"I cittadini hanno bisogno di assistenza e le richieste, in particolare negli ospedali, sono in aumento soprattutto dopo la sospensione dovuta all’emergenza, ma è altrettanto vero che molta parte della popolazione non trova adeguate risposte dall’assistenza di prossimità che deve essere garantita dai presidi Territoriali, troppo spesso dimenticati e messi in secondo piano nelle programmazioni sanitarie. Infatti, negli anni, al taglio dei posti letto ospedalieri, non ha mai fatto seguito un potenziamento delle attività territoriali".

"L’Assistenza territoriale, invece, va rafforzata; è necessario attivare le cosiddette Case della Salute e portare al domicilio dell’utenza tutte quelle prestazioni sanitarie che possono essere erogate solo attraverso un ripensamento concreto del servizio sanitario e attraverso l’incremento delle dotazioni organiche".

"Per quanto concerne le attività ospedaliere, giungono segnalazioni, su come vengono disattese le direttive in materia di ricoveri non programmati, (in particolare nei PP.OO. di Sulmona e Castel di Sangro) sia per la mancata identificazione di spazi idonei nei quali i pazienti, in attesa del risultato del tampone naso faringeo per Covid 19, ricoverati in questo regime, dovrebbero “sostare” prima di essere sottoposti a trattamento (cd. Zone grigie) sia perché l'utenza che si reca nel Pronto Soccorso, a causa della carenza di posti letto di branca medica dedicati, viene spesso ricoverata in “appoggio” all’interno di reparti chirurgici che, peraltro, sono ancora accorpati a causa della Pandemia. Spazi che sarebbero facilmente rinvenibili sia nei reparti non ancora attivati (vedasi ad es. la Lungodegenza) sia nelle corsie “liberate” nell’ala meno recente dell’Ospedale. Ma è chiaro che per poter garantire una assistenza adeguata è necessario, nell’immediato, procedere con l’assunzione di nuovo personale che può essere reperito dalle graduatorie vigenti".

"La carenza degli spazi e l’accorpamento dei reparti, di contro, ha comportato una gestione promiscua di pazienti ricoverati  ed il personale è costretto a dimenarsi in una tipologia di assistenza che varia da quella afferente alla branca medica a quella afferente alla branca chirurgica con tutte le difficoltà che ne conseguono".

"Inoltre, la storica e cronica carenza di personale all’interno della ASL n. 1 che, al fine di garantire le prestazioni urgenti, ha effettuato e continua ad effettuare sforzi abnormi in questo periodo di emergenza sanitaria, oggi viene ulteriormente accentuata dalla necessità di “recuperare” le prestazioni sospese, e dalla necessità di ripensare un modello organizzativo – che stenta a ripartire - che, ai fini di garantire il cosiddetto distanziamento sociale, deve prevedere la possibilità di spalmare nell'arco dell'intera giornata le prestazioni sanitarie. Le già lunghe liste di attesa, che oggi sono ulteriormente prolungate a seguito delle attività sospese e non ancora ripartite, costringono i cittadini a rinunciare alle cure".

"Carenza di personale, mancata tempestiva riorganizzazione delle attività territoriali, mancato ripristino dei Posti Letto ed attivazione di ulteriori, mancata predisposizione di idonei spazi utili alla gestione dei pazienti potenzialmente affetti da COVID 19, stanno costringendo il personale a subire continue turnazioni massacranti, turnazioni che diventeranno ancora più gravose nel periodo di fruizione delle ferie estive, senza peraltro che allo stesso personale siano stati riconosciuti, da un punto di vista retributivo, gli enormi sforzi sostenuti in questo periodo, e, contestualmente, si stenta a far ripartire l’attività sanitaria".

"In particolare l’attività chirurgica viene fortemente penalizzata sia per la carenza di Personale Medico (Anestesisti, Urologi, Ortopedici, ecc.) sia per una carenza di Posti Letto. Difficoltà che si ripercuotono anche sui Pronto Soccorso Ospedalieri e sui servizi di Emergenza/Accettazione, che oltre ad essersi dovuti far carico, in quanto “porta d’accesso” ai presidi ospedalieri, della gestione della emergenza COVID, non sono oggi in grado di poter ricoverare i pazienti bisognosi di prestazioni sanitarie e quindi fornire loro risposte tempestive ed adeguate, a causa della carenza di Posti Letto".

"Alla luce di quanto esposto riteniamo non più procrastinabile, una immediata inversione di tendenza che riporti finalmente al centro dell’assistenza sanitaria l’utente/cittadino garantendo a questi una reale, certa e concreta possibilità di accesso alle cure. Contestualmente chiediamo che venga riconosciuto il lavoro svolto dall’intero comparto delle lavoratrici e lavoratori della Sanità in termini di giuste retribuzioni, in termini di sicurezza sul lavoro ed in termini di tutela dei loro diritti, attraverso un concreto investimento nelle politiche di assunzione del personale, in tecnologie (basti pensare che nella ASL 1 non è ancora presente una PET/CT) ed attraverso l’adozione di un modello organizzativo che tenga insieme tali elementi. In assenza di una Sanità Pubblica che garantisca il diritto universale alla salute, i cittadini si vedranno costretti a rivolgersi alle strutture sanitarie private, per le attività che queste ultime svolgono, con un conseguente esborso a carico delle famiglie di ulteriori costi in una fase in cui una gran parte della popolazione vive una grave situazione di crisi reddituale. Tale condizione non è assolutamente ammissibile poiché vorrebbe dire la mercificazione della salute".

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