E' stato dimesso l'ultimo paziente Covid dall'Ospedale San Salvatore dell'Aquila, una donna ricoverata nel reparto di Malattie infettive diretto dal dottor Alessandro Grimaldi.
Si chiude, così, una fase delicatissima che - sottolinea Franco Marinangeli, direttore dell'Unità operativa complessa di Anestesia e Rianimazione - "lascia la consapevolezza della necessità di cambiare i modelli organizzativi della sanità; la pandemia ha evidenziato alcune criticità, ed una di queste, la più importante, è la carenza di posti letto di terapia intensiva".
E proprio nel giorno in cui si tira, finalmente, un sospiero di sollievo dopo quattro mesi di impegno ininterrotto, è arrivata la firma sul protocollo d'intesa per la realizzazione del progetto di potenziamento della terapia intensiva dell'Ospedale San Salvatore: con una donazione di 520mila euro assicurata dall'associazione V.A.Do., dalla Fondazione Carispaq, da Ance L'Aquila e L'Aquila per la vita, verranno realizzati 4 nuovi posti letto di terapia intensiva ad altissimo contenuto tecnologico, oltre che strutture di servizio del reparto del nosocomio aquilano.
"Eravamo già partiti, da tempo, con l’idea di proporre un progetto di implementazione della terapia intensiva: abbiamo lanciato una campagna di solidarietà presso la società civile ed abbiamo acquisito risorse fondamentali; oggi, con la firma di questo protocollo si chiude un cerchio: avremo anche fondi pubblici e, così, potremo fare un importante lavoro di implementazione di una struttura sanitaria che è indispensabile".
Al di là di ciò che potrebbe accadere il prossimo autunno, di una eventuale seconda ondata di contati: "La mia opinione è che, indipendentemente dalla panedmia e dalla eventuale seconda ondata, gli ospedali italiani hanno bisogno di raddoppiare i posti letto di terapia intensiva; è un problema strutturale della sanità. Il covid-19 ha messo in evidenza una necessità su questo. Noi, siamo già pronti: abbiamo la struttura del g8, siamo in siucrezza a prescindere, ciò non toglie che dobbiamo creare posti strutturali non solo per i pazienti infettivi ma anche per gli altri. Stiamo programmando il futuro della snaità, non si improvvisa nulla".