A L'Aquila, 4.450 giovani tra i 18 e i 35 anni mancano all'appello.
Questo è il dato più allarmante a cinque anni dal sisma, conseguenza di una città che prima di ogni altra cosa non offre certezze lavorative. Nel territorio provinciale si è passati dall'8,6% di disoccupati del 2008 allo 12,5% del 2013; c'erano 118.300 occupati e ora ce ne sono 111.800. Se si rapporta il tasso di disoccupazione alla fascia giovanile 15-24 anni poi, in Abruzzo si registra 37,7%, mentre in provincia dell'Aquila il dato schizza al 42,3% .
Tutto ciò in una regione in cui le ore di cassa in deroga nel 2014 sono praticamente raddoppiate rispetto lo stesso periodo del 2013, passando da 1milione 227mila a 2milioni e 132mila, un dato che i sindacati giudicano sottostimato.
All'Aquila, la cassa integrazione è aumentata sorprendentemente anche nel settore dell'edilizia dove sono 1.400 le imprese impegnate negli interventi di ricostruzione, di cui 800 di fuori regione. Solo la ricostruzione privata coinvolge oltre un migliaio di aziende di 90 province italiane. Centocinquanta i cantieri attivi nel centro storico, 1.500 in periferia; 11.500 gli addetti in campo.
E girando per il corso del Centro storico, ora più noto come Asse Centrale, di operai se ne vedono davvero tanti. Provengono da tutte le parti d'Italia e non solo, oltre che dall'Aquila, e dicono di essere qui perché è all'Aquila che c'è da lavorare - mentre a Teramo, Benevento, Caserta, per esempio - no. I più vicini fanno avanti e indietro giornalmente, altri restano fino al fine settimana. Durante la permanenza alloggiano e vivono nel capoluogo abruzzese. Sono loro, che si stanno sporcando le mani per ricostruire, a viversi di più in questo momento il centro storico.
Se però gli chiedi se hanno intenzione di restare - anche in vista del molto lavoro che c'è ancora da fare e di cui hanno ben consapevolezza - sorprendentemente molti rispondono: "No, perché oggi il lavoro c'è ma chissà per quanto il Governo continuerà a finanziare la ricostruzione". Insomma, sono gli operai per primi ad avere la percezione della ricostruzione dell'Aquila come qualcosa di precario. Intanto, però, è proprio intorno agli operai che stanno andando avanti le poche attività legate alla ristorazione presenti in Centro.