Venerdì, 02 Ottobre 2020 17:59

Corridoi universitari per rifugiati, arrivato a L'Aquila il primo studente

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E' arrivato questa mattina, all'Università dell'Aquila, il primo studente vincitore del programma University Corridors for Refugees (UNICORE) 2.0 che ha portato all'attivazione di un corridoio umanitario per rifugiati politici. Il ragazzo, un eritreo beneficiario di protezione internazionale, ha ottenuto una borsa di studio biennale che gli permetterà di conseguire la laurea magistrale in Data Science Applicata, la cui didattica è impartita in lingua inglese nell’Università dell’Aquila.

Ad accoglierlo nella sede del Rettorato dell'Ateneo, il Magnifico Rettore Edoardo Alesse, il referente di ateneo per la Cooperazione internazionale allo sviluppo Prof. Luigi Gaffuri, la referente di ateneo per l’uguaglianza e le pari opportunità Prof.ssa Francesca Caroccia e il referente della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, Prof. Lelio Iapadre. Presenti anche i rappresentanti delle organizzazioni locali che hanno partecipato in qualità di partner: ADSU, Caritas Diocesana dell’Aquila, Servizio Migrantes della Caritas di Avezzano, ARCI, Abruzzo Crocevia, Ricostruire Insieme.

"Il progetto Unicore nasce dalla necessità di affrontare due questioni sollevate dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR): l'esigenza di velocizzare il complesso iter burocratico che contraddistingue il riconoscimento della protezione internazionale e quella di garantire il diritto allo studio ai rifugiati politici che, tra tutte le tipologie di persone che rientrano nella definizione di migrante, rappresentano quella meno tutelata: solo il 3% dei rifugiati a livello globale ha accesso all’istruzione superiore, a fronte di una media pari al 37% a livello globale" ha illustrato Caroccia, coordinatrice del progetto insieme a Gaffuri.

Il progetto, promosso dall'Unhcr, ha quindi attivato una rete di collaborazione tra le istituzioni e gli enti competenti a porre in atto misure volte alla soluzione di tali problematiche, a partire delle università. Lo scorso novembre 38 atenei italiani - compreso quello dell'Aquila - hanno sottoscritto il "Manifesto dell’Università Inclusiva", l'impegno cioè a facilitare l’accesso dei rifugiati al sistema educativo con risorse e competenze adeguate. L'attivazione dei corridoi universitari rappresenta l'ultima fase di un lungo e complesso iter procedurale che ha permesso di selezionare i beneficiari tra i migranti dei campi profughi Unchr dislocati in Africa.

"L'Unhcr ha fornito il sostegno logistico necessario a diffondere il bando all'interno dei campi e ad attivare il corridoio umanitario; una commissione di ateneo ha valutato i requisiti di merito per l'assegnazione delle borse di studio; il Ministero degli Affari Esteri ha velocizzato l'iter burocratico per il rilascio dei documenti e dei visti in virtù dei meriti riconsciuti a questi studenti; i partner locali, infine, hanno fornito il supporto all'accoglienza - ha spiegato Caroccia - Lo studente arrivato oggi è tra i migliori del suo Paese e ha conseguito un diploma di laurea triennale con un voto molto alto in una materia affine a quella del corso di laurea specialistica. Farlo studiare qui è un risultato straordinario (solo dieci atenei tra i partner del progetto ci sono riusciti n.d.r.) e non scontato anche a causa delle difficoltà dovute all’emergenza da COVID-19 e per la riuscita del quale è stato fondamentale il lavoro di squadra e il coordinamento".

"La negazione del diritto di studio a questi ragazzi è un problema che ci riguarda tutti - ha evidenziato il Rettore Alesse - rischiamo di perdere studenti in grado di offrire contributi significativi in diversi settori. Il ragazzo che accogliamo oggi conseguirà una laurea in Data Science, una professionalità che serve alla gestione della grande quantità di dati che la società moderna genera in tutti gli ambiti conoscitivi.

Tutti hanno puntualizzato il contributo del progetto Unicore 2.0 alla piena attuazione degli obiettivi di uguaglianza, pari accesso alle opportunità e di attenzione per la realtà dell’immigrazione che da anni sono al centro delle politiche dell'Ateneo aquilano. Gaffuri e Iapadre, in particolare, hanno ampliato la riflessione ai temi della inclusività, dello sviluppo sostenibile e ad un'analisi del fenomeno migratorio e del ruolo della conoscenza, e quindi delle università, nella creazione di una coscienza critica.

"Questo progetto è pienamente attinente al tema dello sviluppo sostenibile che non riguarda solo un modello di crescita economica attento alla salvaguardia del capitale naturale che abbiamo ereditato, ma anche la salvaguardia del capitale sociale e quindi il rispetto dei diritti umani e il contrasto alle disuguaglianze - le parole di Iapadre - E riguarda dunque le migrazioni che vanno regolate non con inutili piani di contrasto ma attraverso l'attivazione di canali regolari di mobilità internazionale delle persone. Cosa c'entra un ateneo in questo? - ha precisato Iapadre - Noi facciamo attività di formazione e i nostri studenti sono prima di tutto cittadini e tra i nostri doveri c'è la formazione della coscienza critica. Inoltre su questi argomenti si fa tanta ricerca. Infine abbiamo una funzione di impegno sociale che dobbiamo svolgere ad alta voce. Non stiamo facendo politica ma stiamo parlando di politica. Questo è un nostro diritto e un nostro dovere".

Le sfide di carattere globale che abbiamo di fronte ci spingono a immaginare " città più giuste e inclusive per uno sviluppo sostenibile, suggerisce di riconsiderare il ruolo dei luoghi, dei territori, nostri e altrui, nella vita di ciascuno, includendo il “diritto di fuga” nei diritti umani – tra i quali rimane fondamentale il diritto all’istruzione, previsto dall’art. 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani adottata dalle Nazioni Unite nel 1948 a Parigi - ha aggiunto Gaffuri - Quello che abbiamo sperimentato con l'emergenza sanitaria e cioè le restrizioni al diritto di circolare liberamente, almeno nella fase più virulenta della epidemia, è quello che per i migranti è la norma".

La pandemia, quindi, può anche cambiare la narrazione e la percezione del fenomeno migratorio. "Tutto dipende da come la mobilità delle persone è percepita e rappresentata pubblicamente: è positiva se riguarda le merci mentre la circolazione delle persone è una minaccia alla coesione sociale. Questo virus apre un nuovo orizzonte: cambia la percezione dell'altro, evidenzia come la dimensione globale ci abbia portato a credere che certi aspetti della nostra vita siano bisogni, in realtà sono bisogni indotti perché abbiamo la possibilità di andare ovunque. Forse adesso inizieremo a selezionare le cose che sono importanti", ha concluso.

Ultima modifica il Venerdì, 02 Ottobre 2020 18:14

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