Giovedì, 22 Ottobre 2020 13:47

Locali vuoti: i ristoratori del centro dell'Aquila contro il lockdown di fatto

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La ripresa virulenta dell’epidemia Covid ha portato il governo a emanare, domenica scorsa, un Dpcm che dà ai sindaci la facoltà di chiudere alle 21 determinate zone, per lo più quelle popolate dai locali notturni, dove ci sono più possibilità che possano verificarsi assembramenti.

Ma a sentire gli esercenti aquilani del centro storico, il provvedimento, e quindi anche i possibili coprifuoco che potrebbero derivarne (comunque finora la giunta Biondi non ha mostrato l’intenzione di andare in questa direzione), è inutile perché già ampiamente superato dai fatti.

Siamo di fronte a un lockdown di fatto ma non di diritto, dicono in sostanza tutti i ristoratori.

“Non c’è più nessun assembramento perché non esce più nessuno” osserva Daniele Stratta, che con il fratello Davide, gestisce il ristorante Garibaldi su piazza Chiarino. “Da parte dell’amministrazione, non mi risulta esserci alcuna volontà di imporre chiusure anticipate. Comunque non è corretto, da parte del governo centrale, scaricare sugli enti locali questa responsabilità senza contestualmente prevedere forme, anche minime, di ristoro dei danni”.

“Non che a primavera si siano visti tutti questi soldi” afferma Maurizio De Luca della Fenice “Anzi, siamo stati presi in giro con gli annunci sulla potenza di fuoco del famoso bazooka. Ma questa strategia è fallimentare, le nuove regole di ingaggio sono surreali. Lavorare così è mortificante, sarà un’ecatombe. Evidentemente allo Stato non interessa che migliaia di aziende falliranno né che entreranno nelle casse pubbliche tantissime risorse in meno. Per la prima volta da quando faccio questo lavoro, lunedì scorso, nel mio locale, non è entrato nessuno. Zero clienti. Non mi era mai successo, in tutta la mia vita. Sto valutando se chiudere e riaprire direttamente a primavera. Ho tre dipendenti, questa situazione è insostenibile”.

“La città è vuota, sembra di essere tornati a tanti anni fa” racconta Antonio Tresca, titolare, insieme a Fabio Ludovici, del Vermuttino, cocktail bar a piazza Regina Margherita. “Abbiamo avuto un crollo della clientela del 60-80%, così non riusciamo a coprire nemmeno i costi di gestione. Non voglio mettere i miei dipendenti in cassa integrazione ma non so quanto a lungo riusciremo a tenere botta, perché parliamo di un problema che non svanirà nel giro di qualche settimana e forse nemmeno nel giro di qualche mese. C’è troppa paura, lo vedo negli occhi delle persone che serviamo, e questo non va bene, perché non è con la paura che supereremo questa situazione. C’è stata una demonizzazione dei locali, come ieri c’era stata quella dei runner, come se fossero i nuovi luoghi di diffusione del contagio quando non è così”.

Ultima modifica il Giovedì, 22 Ottobre 2020 21:43

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