Un carro funebre nel cuore di Piazza Duomo, con sopra una clessidra ad indicare il tempo che sta per scadere per migliaia di attività a rischio chiusura.
Così i ristoratori aquilani riuniti sotto la sigla RAVV - Ristoratori aquilani versus virus - hanno voluto manifestare la propria rabbia per le decisioni assunte dal Governo con l'ultimo Dpcm, quello del 24 ottobre, che stabilisce la chiusura delle attività di somministrazione di cibi e bevande alle 18.
All'appello lanciato dai ristoratori a commercianti, dipendenti di imprese private, fornitori, associazioni di categoria, sindacati e maestranze tutte, hanno risposto circa 200 persone che hanno manifestato in modo assolutamente pacifico, in contemporanea con decine di città in Italia.
"Il problema è generale - sottolinea Luca Taralli dell'associazione RAVV - se vanno in sofferenza le piccole imprese va in sofferenza il paese: le nostre tasse sostegono la 'cosa' pubblica. Chiediamo soltanto di poter lavorare: è chiaro che se non possiamo svolgere la nostra attività andiamo in forte difficoltà; siamo in condizione di poterlo fare, lo abbiamo già fatto in questi mesi: se ci sono colleghi che non seguono le regole è giusto che venga punito", le parole di Taralli. Ecco il motivo per cui le decisioni del governo vengono considerate 'punitive' di una intera categoria: "Ben vengano misure restrittive ma debbono essere calibrate sui singoli casi, non possono essere uguali per tutti. Noi possiamo lavorare, lo sappiamo fare, abbiamo seguito le norme in questi mesi: deve essere lo Stato a controllare e punire chi non le segue".
A poco serve il decreto Ristori, annunciato ieri dal governo: "E' una panacea: ringraziamo ma chiediamo maggiore attenzione. Non chiediamo denaro: vogliamo attenzione su contributi, tasse, tributi che comunque maturano nonostante non stiamo lavorando. Vogliamo risposte anche su questioni che possono sembrare banali, come le utenze della luce: chi ha molti kw ha spese fisse importanti, ed è assurdo pagare tre volte il consumo effettuato in tasse. Piuttosto che denaro, dunque, vorremmo avere sgravi e non sospensioni".
Da questo decreto "ci sentiamo trattati come degli untori" aggiunge Paolo Morico, "ed è quello che vogliamo ribadire con la manifestazione di questa mattina. "In questi mesi, abbiamo rispettato le norme indicate per cui il provvedimento del 24 ottobre ci sembra davvero assurdo. Ben venga il contrasto alla diffusione del contagio, ci mancherebbe, ma pensare di risolverlo chiudendo alle 18 bar e ristoranti ci sembra davvero assurdo".
Di qui, la richiesta alla Regione ad andare in deroga alla chiusura alle 18 imposta dal dpcm: "Alcune regioni lo hanno fatto, non vedo perché non possiamo farlo anche qui da noi".
In piazza c'erano una decina di attivisti di CasaPound sebbene l'associazione RAVV avesse chiesto con forza, nelle ore scorse, di non strumentalizzare politicamente la manifestazione. A metà mattina, alla manifestazione si è unito il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi che ha avuto modo di confrontarsi con alcuni degli imprenditori: "Continuo a essere dell’idea che non è chiudendo alle 18 le attività di ristorazione e somministrazione che si abbatte la crescita dei positivi e si alleviano i carichi della nostra struttura sanitaria", ha scritto poco dopo Biondi su Facebook rivolgendosi ai manifestanti. "Non sono i luoghi che determinano i contagi, ma i comportamenti sbagliati. Siamo, dunque, al vostro fianco e pronti al sostegno fattivo. A marzo abbiamo tagliato la Tari. Ancora: abbiamo abbattuto i costi di occupazione del suolo pubblico. Siamo consapevoli degli investimenti che avete dovuto sostenere per adeguare la sicurezza dei vostri locali, così come quella di sale concerto, teatri e cinema e palestre. E dell’incertezza che oggi pesa come un macigno. Vi invito a tenere duro. So che sapete farlo, lo abbiamo già fatto".