Le segreterie provinciali di Flc Cgil, Uil Scuola Rua, Snals Confsal dell’Aquila dichiarano la propria contrarietà "all’applicazione pedissequa della nota ministeriale che prevede, anche per le scuole secondarie di secondo grado, che lo svolgimento della didattica digitale integrata sia impartito da scuola dai docenti".
“Il Dpcm del 25 ottobre” scrivono in una nota congiunta Miriam Del Biondo (Cgil), Maria Grazia Commito (Uil) e Maria Rosaria Lupi (Snals Confsal) “prevede per le scuole secondarie di II grado lo svolgimento della didattica digitale integrata almeno al 75% e prevede forme flessibili di organizzazione relativamente a turni, ingressi ed uscite. Con un’ordinanza regionale, di cui non condividiamo né merito e né metodo, il presidente Marsilio va oltre ed impone la DID a tutte le scuole secondarie di II grado della Regione, ossia quelle frequentate da ragazzi e ragazze che nelle scorse settimane hanno viaggiato stipati come sardine sui mezzi del trasporto pubblico di competenza regionale”.
“Dopo poche ore, la suddetta nota ministeriale a firma di Marco Bruschi, di cui chiediamo l’immediato ritiro per più di una ragione, dando “indicazioni operative per lo svolgimento delle attività didattiche nelle scuole del territorio nazionale in materia di Didattica Digitale Integrata...” asserisce beatamente che le scuole sono aperte e che vi opera personale docente ed Ata”.
“La foto che circola in queste ore sui social in cui si vede un’aula vuota, ossia priva di classe e di vita, ed un computer, posto in posizione frontale, non è una fake news, perché questa mattina nelle scuole che stanno applicando la norma in maniera rigida questo era lo scenario che, ci si trovava di fronte. In realtà, come spesso avviene, il Ministero lascia comunque alle istituzioni scolastiche la possibilità di adottare misure organizzative commisurate alle situazioni contingenti. E questo vuol dire che di nuovo il Dirigente Scolastico ha l’onere di interpretare e/o di prendere decisioni che, oltre a poter risultare impopolari, implicano una forte responsabilità ed hanno quasi sempre il risultato di soluzioni difformi da scuola a scuola, con evidenti malcontenti e con il rischio di favorire condizioni di disuguaglianza nell’organizzazione del lavoro”.
“Nella nostra provincia le scuole secondarie di II grado si trovano soltanto nei centri urbani maggiori: L’Aquila, Avezzano, Sulmona e Castel di Sangro, questo significa che il pendolarismo di chi studia e di chi insegna è molto alto. I docenti si spostano spesso con il mezzo proprio, molto meno con i trasporti pubblici che, come sappiamo, non sono adeguati alla richiesta. Il loro spostamento di questi giorni, sia che avvenga privatamente che con mezzi pubblici, porta ad una fitta rete di movimento sul suolo provinciale che confligge apertamente con le indicazioni contenuta nel Dpcm del 25 ottobre 2020 di evitare al massimo gli spostamenti territoriali al fine di limitare il contagio. E’ vero che lo stesso Dpcm parla di inevitabili spostamenti per ragioni di lavoro, ma che senso ha recarsi a scuola se il lavoro lo si deve svolgere da remoto?”
“E se è vero che lo smart working non è più previsto normalmente per il personale docente, non è così in regime di Didattica Digitale Integrata e, quindi, si può ragionevolmente disporre di permettere ai docenti di svolgere il proprio lavoro da casa, favorendo un minor movimento di persone sul territorio e tutelando i lavoratori e le lavoratrici da maggiori rischi di contagio”.
“Auspichiamo che le scuole, sentite le RSU, addivengano quanto prima a disporre un’organizzazione razionale che superi anche la beffa di una politica che chiude le scuole perché incapace di amministrare e riprogettare e poi impone di presidiare un luogo ormai fortemente a rischio e deprivato del suo principale valore sociale, quello della relazione e della socialità”.