Nell'ordine del giorno approvato dal consiglio comunale dell'Aquila riunitosi in seduta straordinaria per fare il punto sull'andamento della curva dei contagi Covid e sull'impatto che la seconda ondata della pandemia sta avendo sui presidi ospedalieri e sanitari del territorio, a cominciare dal S. Salvatore, c'è un punto che riguarda l'accreditamento dei laboratori di Univaq per il prelievo e la processazione dei tamponi.
Nei giorni scorsi, sia il capogruppo del Pd Stefano Palumbo che il comitato 3e32 avevano chiesto che l'ateneo, che possiede sia l'attrezzatura che il personale per poter effettuare test molecolari, venisse accreditato dalla Regione.
Alle sollecitazioni di Palumbo e del comitato ha risposto il rettore Edoardo Alesse sulle colonne del Messaggero: "Se ci venisse chiesto e avessimo le autorizzazioni subito, potremmo essere operativi in tre settimane", ha detto Alesse, aggiungendo che prima deve essere compiuto un passaggio burocratico-politico, ovvero, appunto, l'accreditamento e una convenzione tra l'università e la Asl.
"Il laboratorio" ha specificato il rettore "riuscirebbe a processare alcune centinaia di tamponi al giorno. Noi siamo disponibili ma l'attivazione non dipende da noi".
Insomma, dalle parole di Alesse sembrerebbe che finora la mancata attivazione sia dipesa da questioni politiche più che tecniche.
In un momento come quello attuale - dove si è creato un collo di bottiglia causato proprio dalle limitate capacità dell'unico laboratorio pubblico presente in città, quello del S. Salvatore, di processare i tamponi, tanto che la maggior parte di quelli prelevati all'Aquila vengono mandati, per i referti, allo Zooprofilattico di Teramo - poter contare su un altro laboratorio, sempre pubblico, capace, una volta andato a regime, di fare centinaia di test ogni giorno, non sarebbe cosa da poco.
Durante il consiglio comunale di oggi, sull'argomento è intervenuta anche la direttrice sanitaria della Asl dell'Aquila, Sabrina Cicogna, che però ha detto di non sapere niente circa la capacità dell'università di poter processare tamponi: "Mi spiace averlo sapuito dai giornali, potevano informarci, chiamarci al telefono".
La nota del 3e32
"Perché l’Università, in una città che si definisce “della conoscenza”, non è parte attiva in questa crisi sanitaria senza precedenti?".
"Riteniamo sconcertante la risposta paventata da Alesse al Messaggero che parla di 'mancanza di volontà politica' . Viene da chiederci a chi gioverebbe, in una situazione del genere, la volontà di non far entrare in campo, nel fare i tamponi e quindi aiutare a contrastare la diffusione del virus, un soggetto pubblico e qualificato come l’Università. L'unica possibilità sarebbe quella di voler perorare da parte della politica altri interessi a scapito della salute pubblica, ma non vogliamo nè possiamo crederci. La Asl quindi (e dunque la Regione) accrediti e convenzioni immediatamente l'Università e si arrivi a dare subito le dovute autorizzazioni per far partire così i laboratori".
"L’Aquila chiede subito coordinamento e collaborazione tra istituzioni locali, regionali e l'università, che oggi mancano totalmente".
"Oggi, chi ha bisogno di un tampone e per questo ha una prescrizione medica, deve poterlo fare gratuitamente o a prezzo convenzionato da un soggetto pubblico".
"Ci aspettiamo che l’ateneo si faccia soggetto attivo e proponga alle altre istituzioni una soluzione per migliorare un tracciamento che in queste settimane si è dimostrato disastroso. Il tempo stringe, i monopolisti dei tamponi fanno (giustamente) il loro lavoro e il tracciamento è saltato".
"Con poche migliaia di euro, peraltro già a disposizione della Regione in regime di emergenza, si possono adeguare subito i laboratori dell’Università dell’Aquila al livello di biosicurezza BLS-3, generando una filiera virtuosa, posti di lavoro specializzati sul territorio e persino introiti per l’università".
"Non solo si può, ma si deve fare! Attendiamo nuovamente fiduciosi e fiduciose novità, sperando di non dover continuare ad alzare la voce".