Martedì, 10 Novembre 2020 10:11

Carenza di personale e posti letto, esposto Cgil su ritardi Asl L'Aquila

di 

Un esposto alla Procura della Repubblica dell'Aquila, al Prefetto e al Nucleo anti sofisticazioni e Sanità dei Carabinieri, inviato per conoscenza al ministro della Salute Roberto Speranza, al Commissario straordinario per l'emergenza covid Domenico Arcuri e al Capo dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli per segnalare la carenza di personale e posti letto, le criticità nel tracciamento dei contagi, la mancata garanzia dei Livelli essenziali di assistenza che si registrano nella Asl 1 Avezzano-Sulmona-L'Aquila

A presentarlo la Cgil della provincia dell'Aquila, a firma del segretario Francesco Marrelli e del segretario della Funzione pubblica Anthony Pasqualone.

"La gestione del rischio Covid 19 all’interno delle strutture sanitarie pubbliche della Provincia dell’Aquila - si legge nell'esposto - si sta ripercuotendo negativamente sui livelli di assistenza sanitaria; dalle misure organizzative predisposte dalla ASL 1 per fronteggiare il rischio covid, sta derivando infatti una contrazione nella facoltà di accesso dei cittadini alle cure e all’assistenza sanitaria".

Eppure, l’Art. 32 della Costituzione assicura la tutela del diritto fondamentale alla salute, da cui deriva un obbligo di assistenza sanitaria e cura di tutti i cittadini e cittadine: "diritto e obbligo che - sottolinea la Cgil - non possono venir meno neanche nella fase acuta dell’attuale emergenza sanitaria, permanendo, pertanto, l’obbligo di cura in capo al sistema sanitario pubblico di tutte le patologie e di assistenza di tutti i pazienti nuovi o già ricoverati. E’ quindi necessario che ogni struttura si organizzi in modo che, dall’elaborazione e applicazione di specifici protocolli per il contrasto ed il contenimento del COVID 19, non derivi una diminuzione dell’assistenza sanitaria ordinaria poiché, in tal caso, ne discenderebbe una lesione di diritto alla salute dei cittadini".

La riduzione dell’assistenza sanitaria potrebbe costituire il presupposto per la contestazione di fattispecie di reato quale l’interruzione di pubblico servizio e il rifiuto od omissione di atti d’ufficio. "La fattispecie di interruzione di pubblico servizio, tutela non solo l’effettivo funzionamento di un ufficio, ovvero di un servizio pubblico e di pubblica necessità, ma anche il suo ordinato e regolare svolgimento, ed il reato si configura se l’interruzione o il turbamento della regolarità dell’ufficio o del servizio siano temporaneamente limitati e coinvolgano solo un settore e non la totalità delle attività. Pertanto, tale fattispecie, potrebbe essere integrata laddove l’attuazione dei protocolli di gestione del rischio Covid 19 comporti una riduzione del servizio sanitario, senza bisogno che tale riduzione si sostanzi in gravi carenze come potrebbero essere, ad esempio, quelle conseguenti alla chiusura di un intero reparto, ma è sufficiente che ne derivi un’alterazione sul piano della regolarità dell’ufficio, come nel caso di una riduzione per fasce orarie o per codici di urgenza".

Fatta la premessa, la Cgil della provincia dell'Aquila segnala la "cronica, storica e strutturale carenza di personale, con accorpamenti di reparti, impossibilità di garantire percorsi separati per pazienti Covid e no Covid, carenza di posti letto Covid, mancata esecuzione periodica di tamponi agli operatori sanitari, carenza di reattivi per l’esecuzione dei tamponi alla popolazione, strutture carenti e/o fatiscenti, esiguità nella fornitura di DPI idonei alla gestione dell’emergenza, mancato confronto con i vertici Aziendali sulle modalità di gestione dell’emergenza in tema di sicurezza sul lavoro, continui trasferimenti del personale, soltanto alcuni degli enormi problemi e delle gravi criticità che già da qualche tempo si stanno riscontrando e che ci vengono segnalati da lavoratrici e lavoratori della ASL o che apprendiamo dagli organi di stampa, atteso che nessuna informazione viene effettuata direttamente dalla ASL 1".

A tutt’oggi poco o nulla è stato fatto per reperire nell’immediato nuova forza lavoro al fine di sopperire alle già drammatiche carenze e nella prospettiva di dover affrontare una impennata di ricoveri dovuti alla pandemia. Anzi, "da qualche settimana la ASL, con estrema approssimazione, sta trasferendo il personale sanitario (per lo più infermieri) da un presidio ospedaliero all’altro, determinando l’ulteriore depauperamento di personale all’interno di ogni singolo Presidio Ospedaliero, già di per sé gravemente carente di risorse umane. Ulteriore grave carenza di personale viene riscontrata nell’assistenza ai pazienti Covid sia in ambito ospedaliero (Terapie Intensive, Malattie Infettive ecc.), sia in ambito territoriale (USCA, SIESP, ecc) che nella rete di Emergenza/Urgenza (Pronto Soccorso, Pre Triage, 118, ecc). Ne conseguono, tra l’altro, enormi ritardi nell’esecuzione dei tamponi, o, addirittura, la mancata esecuzione degli stessi con grave pregiudizio del tracciamento sanitario dei cittadini venuti a contatto con pazienti positivi accertati, rendendo non più controllabile la fase pandemica in corso".

A ciò si aggiunga che, nei confronti del personale sanitario non vengono eseguiti i tamponi con la regolarità e la programmazione prevista dalla vigente normativa; inoltre, "laddove i tamponi vengono eseguiti, si riscontra la mancata, ovvero tardiva comunicazione dell’esito dello stesso che, ancor più in caso di positività, deve essere effettuata tempestivamente. Detta condizione sta generando all’interno dei reparti ospedalieri un aumento esponenziale dei contagi sia del personale dipendente che dei pazienti ricoverati. Fatto altrettanto grave, è l’insufficiente disponibilità di tamponi e reagenti, oltrechè di laboratori idonei e certificati all’esecuzione degli esami diagnostici nei presidi ospedalieri della ASL e del personale all’interno di quest’ultimi, per cui lavoratrici, lavoratori, cittadine e cittadini, restano, per un tempo indefinito, in attesa di essere sottoposti all’accertamento sanitario relativo al contagio da Coronavirus e, in alcuni casi, sono costretti al proprio domicilio a causa del mancato o ritardato avvio dell’iter sanitario".

Inoltre, è oramai conclamata è la carenza di posti letto Covid "con la conseguenza che gli utenti e i cittadini restano in attesa nelle ambulanze (che dovrebbero servire alla gestione dell’emergenza), nei pre-triage che, in alcuni casi, possono contare esclusivamente su un solo infermiere per turno senza il supporto di personale Medico, e/o nei Pronto Soccorso, senza poter ricevere le giuste cure e senza che possano essere ricoverati nei presidi ospedalieri. Addirittura, nei giorni scorsi si sono registrati dei decessi nelle ambulanze, come accaduto nel nosocomio di Avezzano e Sulmona, a causa della impossibilità di poter precedere al ricovero nelle strutture preposte nel tempo strettamente necessario. Quanto sta accadendo è assolutamente inaccettabile e lede palesemente il diritto alla salute di ogni donna ed ogni uomo della nostra comunità, mettendo ogni giorno a repentaglio la vita di ognuno ed ognuna; lede la professionalità del Personale Sanitario costretto a prestare la propria attività in condizioni inamissibili e lede, conseguentemente, la dignità di tutti (pazienti e personale) per lo stato complessivo in cui versa l’assisitenza sanitaria anche dal punto di vista ricettivo e strutturale".

Una situazione emergenziale che sta compromettendo gravemente il rispetto della garanzia dei LEA e, di conseguenza, il diritto alle cure, "con l’impossibilità per cittadine e cittadini di essere sottoposti ad interventi, ad esami diagnostici e riabilitativi, con l’ulteriore prolungamento senza fine delle liste di attesa ed il conseguente abbandono di tutti quei malati cronici o soggetti che dovrebbero essere sottoposti ad attività di prevenzione. L’inerzia e la disorganizzazione gestionale così descritta, sta comportando un esponenziale aumento dei contagi nel nostro territorio, collocando la Provincia dell’Aquila tra le più colpite della Regione Abruzzo, a cui si aggiunge l’inoperosità della politica e l’incapacità della stessa ad effettuare una seria programmazione nonostante gli 8 mesi trascorsi dall’inizio della pandemia e nonostante un periodo di tregua nei mesi estivi, durante il quale si sarebbe dovuto, doverosamente, programmare un idoneo adeguamento, sia sul fronte del personale rispetto alle effettive esigenze, sia sul fronte strutturale e strumentale, rispetto ad una ripresa della curva dei contagi, annunciata, ampiamente prevedibile e denunciata da tutta la comunità scientifica internazionale".

La Cgil si dice fortemente preoccupata per la tenuta dell’intero sistema sanitario, "a partire dall’integrità psicofisica di lavoratrici e lavoratori che sono di nuovo chiamati a far fronte ad una fase dell’emergenza ancor più grave di quella precedente che ha di per se, tra l’altro, una prospettiva temporale ben più lunga da fronteggiare, cosi come esprimiamo profonda preoccupazione per cittadine e cittadini che vedono venir meno l’accesso alle cure e quindi la lesione ad un diritto Costituzionalmente garantito. Ribadiamo, pertanto, la necessità di organizzazione di ogni singola struttura attraverso l’elaborazione e l’applicazione di specifici protocolli per il contrasto ed il contenimento del Covid 19, affinché non continui a discenderne una costante e sistematica diminuzione dell’assistenza sanitaria sia ordinaria che emergenziale".

E' per questi motivi che il sindacato chiede di "verificare ed accertare i fatti denunciati, valutando gli eventuali profili di responsabilità ed illiceità". 

Ultima modifica il Martedì, 10 Novembre 2020 19:20

Articoli correlati (da tag)

Chiudi