Che il tracciamento nell'aquilano fosse saltato, lo scriviamo da giorni.
La situazione, però, peggiora di ora in ora: il laboratorio dell'ospedale San Salvatore, che i vertici della Asl non hanno pensato di potenziare sebbene ci fosse tempo per farlo, finiti i reagenti è costretto ad inviare i tamponi allo Zooprofilattico di Teramo e al laboratorio di Pescara dove, tuttavia, il sistema di processamento si sta ingolfando. Per questo, i risultati arrivano dopo diversi giorni, cinque o sei nella migliore delle ipotesi, più di dieci se va male. E ci sono pure casi di test andati perduti.
Non è affatto un caso che, da qualche giorno, al drive in privato di Dante Labs si formino code lunghissime.
Inutile spiegare i risvolti di questi ritardi, in termini di ricostruzione delle catene dei contagi. L'ex sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, medico pneumologo, lo ha detto con chiarezza: "il referto dei tamponi a sette giorni è un pericolo, un danno, una delle cause della situazione pandemica aquilana, una vergogna".
Se per un semplice cittadino restare in attesa del risultato di un tampone per giorni significa non poter uscire, non poter andare a lavoro e, a volte, evitare contatti con la famiglia, e stiamo parlando delle persone responsabili, per il personale ospedaliero dei reparti non covid si traduce nell'obbligo di recarsi nei reparti pur non conoscendo l'esito del test.
E sì, non si è pensato neanche ad un percorso più rapido per il personale non impiegato nei reparti più sensibili ma comunque alle prese con una situazione di fortissima criticità. E' la denuncia pervenuta a newstown da diversi professionisti.
Avevamo denunciato, nelle settimane scorse, che il personale sanitario della Asl 1 non veniva sottoposto a tampone: a seguito del focolaio emerso nel reparto di Ortopedia, l'azienda sanitaria è corsa ai ripari iniziando a fare i test sebbene alcuni professionisti siano stati 'processati' soltanto nei giorni scorsi. Tuttavia, i ritardi di questi giorni si ripercuotono anche sui tamponi a oss, infermieri e medici che, in attesa del riscontro, si recano comunque in ospedale. Con i rischi che ne conseguono, e che potete facilmente immaginare.
Non solo. Ci sono professionisti a casa, in attesa di negativizzarsi per tornare in reparto, che attendono anche loro di sapere se il test è positivo o negativo; ciò avviene in una situazione resa già gravosa dalla cronica esiguità di personale che viene denunciata da tempo.
E' davvero sconcertante che il personale ospedaliero sia costretto ad attendere giorni e giorni, è sconcertante che non si sia almeno pensato di dare priorità ai test di medici, infermieri, oss in prima linea nella battaglia al covid-19. Tant'è, però.