Venerdì, 20 Novembre 2020 07:56

San Salvatore, al reparto dialisi non ci sono percorsi separati per pazienti covid

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Qualche giorno fa, in un’intervista rilasciata a LaqTv, il primo cittadino Biondi ha sottolineato come nel nosocomio aquilano la presenza di strutture separate, come il G8 e il Delta 7, assicuri percorsi autonomi e accessi separati, garantendo la sicurezza delle cure. Il rispetto dei protocolli non è però assicurato in tutti i reparti del San Salvatore, e in alcuni casi i percorsi separati esistono solo sulla "carta". Succede all’UOSD Dialisi dell’ospedale San Salvatore del’Aquila, dove da circa un mese si verificano situazioni di pericolosa “promiscuità” per via dell’assenza di ingressi e spazi nettamente separati.

Parliamo di un reparto con pazienti fragili e immunodepressi, bisognosi peraltro di trattamenti che durano svariate ore: un luogo che richiede dunque efficaci misure di prevenzione del rischio di contrarre l’infezione da coronavirus. E invece la situazione descritta alla nostra redazione da alcuni utenti è quella di un reparto nel caos, con spazi condivisi con pazienti dializzati positivi al Covid e con il personale sanitario sovraccarico di lavoro.

Prima di tutto non esistono ingressi separati. Al reparto, che si sviluppa su due livelli, si accede attraverso un unico ascensore (che porta dal piano terra al primo piano, mentre un secondo ascensore consente l’ingresso al secondo livello) e un unico corridoio utilizzati da tutti gli utenti. Ci sono inoltre gravi problemi strutturali. L’unico locale spogliatoio presente, utilizzato da tutti i pazienti prima dell’inizio dei trattamenti, è piccolo e riuscire a rispettare il distanziamento è praticamente impossibile.

Grazie allo sforzo del personale sanitario si è cercato comunque di perimetrare gli spazi. In mancanza di un’ala dedicata, alcuni piccoli locali del primo piano sono stati riservati ai dializzati positivi, mentre tutti gli altri ricevono le cure poco distanti, nella sala più grande, nella totale assenza di stanze di isolamento idonee.

Come detto, nel reparto vengono effettuate cure non procrastinabili a categorie fragili e particolarmente vulnerabili. Ci chiediamo come mai, a nove mesi dall’inizio della pandemia, a parte l'obbligo della rilevazione della temperatura all'ingresso, non sia stato fatto pressoché nulla per evitare che il reparto diventi un luogo di potenziale contagio.

Da quanto appreso, sembrerebbe che il personale impegnato nel reparto abbia recentemente proposto alla direttrice sanitaria della Asl1, Sabrina Cicogna, di dividere gli spazi, dedicando tutto il secondo piano ai pazienti Covid e garantendo così la separazione netta dei percorsi. Al momento, però, la richiesta non sembrerebbe essere stata accolta, probabilmente, si spera, per individuare una soluzione migliore.

Certo è che ad oggi la condizione in cui versa il reparto lascia sconcertati e necessita di un immediato intervento.

Ultima modifica il Venerdì, 20 Novembre 2020 11:23

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