Lo scorso 18 novembre l’assessore alla salute della Regione Abruzzo, Nicoletta Verì, parlando della situazione nelle carceri abruzzesi durante la seconda ondata, ha evidenizato come fino a quel momento non fosse stato registrato alcun caso di Covid 19 tra i detenuti. Un risultato attribuibile alle “misure messe in atto dalla Regione su disposizione del Referente regionale per le maxi emergenze sanitarie, Alberto Albani”, rivelatisi “efficaci per limitare la diffusione del contagio in ambito carcerario”, le parole di Verì.
A quasi due settimane dalle rassicurazioni date dall’assessore sulla situazione negli istituti di pena abruzzesi, la casa di reclusione di Sulmona è in piena emergenza Covid. Stando ai dati aggiornati al 2 dicembre, sono 72 i detenuti positivi (+5 rispetto al giorno prima), due dei quali ricoverati in ospedale. Dieci casi sono stati registrati anche tra gli agenti di polizia penitenziaria. Nella struttura quattro sezioni risultano contaminate.
Una situazione che Francesco Marrelli, segretario generale della Camerda del Lavoro Cgil, Anthony Pasqualone e Giuseppe Merola, della Fp Cgil, definiscono “seria e con preoccupanti criticità”. Spazi inadeguati e carenza di operatori sanitari stanno rendendo particolarmente difficile la gestione dei contagi. “Nelle ore scorse, visti gli affanni gestionali ed organizzativi che si stanno presentando - fa sapere il sindacato - è stato assegnato provvisoriamente un contingente di poliziotti penitenziari, come supporto nei compiti istituzionali, e auspichiamo che, quanto prima, vengano anche riqualificati alcuni reparti (infermeria e reparto “gialli”) per allocare i detenuti positivi, oltre ad attenuare l’attuale capienza della popolazione detenuta"
La Cgil, inoltre, in una missiva inviata qualche giorno fa ai vertici della Regione Abruzzo e della Asl1, ha sollecitato l’invio di operatori sanitari presso l’Istituto penitenziario peligno. Una richiesta rimasta fino ad ora inascoltata.
Ad oggi in Abruzzo è stato realizzato un solo reparto Covid nel carcere di Vasto. A L’Aquila, nel carcere di massima sicurezza, è stato evitato il peggio grazie all’attività di screening avviata, su impulso dei sindacati, dalla Prefetta dell’Aquila che ha garantito di concerto con la Direzione l'effettuazione dei test molecolari presso i drive in, visto che i lavoratori, dopo gli undici contagi emersi tra agenti e personale, li stavano effettuando a pagamento nei laboratori privati.
Cosa è stato fatto, dunque, per impedire che la seconda ondata investisse i carceri abruzzesi? Il Garante dei detenuti della Regione Abruzzo, Gianmarco Cifaldi, contattato da newstown, ha parlato di “moltissime riunioni sia in presenza sia online” e di “una serie di scambi epistolari sui pesanti protocolli anti-contagio attivati nel rispetto dell’ordinanza 38 del Presidente della Regione Marco Marsilio. Le misure adottate” ha precisato “sono contenute nei verbali che sono agli atti”.
Sull’efficacia delle misure anti-contagio resta qualche dubbio dal momento che, ha affermato Cifaldi, “come tutti sanno basta un asintomatico positivo per creare condizioni di contaminazione”. Certamente i protocolli non hanno funzionato nel carcere di Sulmona, dove ci sono ritardi anche nell’individuazione di strutture destinate alla quarantena e alla cura dei detenuti positivi.
Dopo un lunghissimo monitoraggio durato ben sette mesi, ad oggi tre strutture per l’accoglienza dei detenuti positivi sono al vaglio delle istituzioni regionali: due sulla costa, nel pescarese, e una a Sulmona. “E’ stato molto difficile individuare strutture idonee sia dal punto di vista sanitario che della sicurezza e dell’ordine pubblico - ha affermato Cifaldi - Tra le ipotesi c’è la scuola di formazione per la polizia Penitenziaria, uno spazio adatto per un ospedale da campo ma ancora è tutto da definire. A giorni - ha assicurato - avremo la soluzione definitiva”.
Ritardi, ha ammesso Cifaldi, ci sono stati anche nell’avvio dello screening negli istituti di pena abruzzesi. “Premesso che l’organizzazione dello screening in carcere è complicata perché prevede due diversi linee, una per i detenuti, seguiti dal personale di medicina penitenziaria, e una per il personale, il vero problema sono le direzioni delle Asl che non hanno dato seguito alle convenzioni in atto. Ad oggi la asl di Pescara ancora non ha dato piena esecutività allo screening degli agenti di Polizia”.
Nonostante le difficoltà il Garante ha assicurato che l’attenzione dell’amministrazione resta alta, ricordando gli sforzi fatti per garantire le visite dei parenti durante durante tutto il periodo di emergenza e l’attivazione di un numero verde attivo 24h che offre un supporto all’interno del carcere, semplificando una serie di passaggi burocratici previsti per dialogare all’esterno, e anche ai familiari.
“E’ stato fatto tanto ma ancora si deve fare molto”. Tra le priorità, ha sottolineato Cifaldi, la questione del sovraffollamento delle strutture. "Lancio un appello affinché la magistratura di sorveglianaza sia più disponibile a concedere forme di detenezione alternative come i dimiciliari. Per garantire il distanziamento e la prevenzione dobbiamo prima di tutto intervenire sul sovraffollamento", ha concluso.