Una lettera indirizzata, tra gli altri, al sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, al segretario comunale Lucio Luzzetti e agli assessori, al capo Dipartimento servizi al cittadino Tiziano Amorosi, al presidente della Regione Marco Marsilio e, per conoscenza, al Prefetto dell'Aquila Cinzia Torraco, al Commissario straordinario all'emergenza covid Domenico Arcuri e al Capo Dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli; a firmarla, il segretario generale della Cgil dell'Aquila Francesco Marrelli, il segretario della Funzione pubblica Anthony Pasqualone e il coordinatore locale regionale Funzioni Locali Luca Fusari.
L'oggetto è lo screening di massa con test antigenici rapidi in corso in queste ore.
"Si apprende che ai volontari sarebbe stata chiesta una collaborazione nelle procedure di maneggiamento dei reagenti e, quando quest’ultimi si sarebbero op-posti in quanto non operatori sanitari ed in assenza di una specifica formazione, sarebbe stato rifiutato il loro apporto disponibile per tutte le altre attività funzionali al progetto di screening", scrivono gli esponenti della Cgil. "Risulta, leggendo gli organi di informazione, che un funzionario del Comune avrebbe addirittura minacciato di chiudere la “funzione di volontario” del Coc (Centro operativo comunale), e se ciò corrispondesse al vero, riteniamo inammissibile una decisione unilaterale che vada ad escludere il prezioso operato delle associazioni di volontariato già protagoniste a sostegno della popolazione sin dall’inizio della emergenza pandemica che hanno rappresentato e continuano a rappresentare un valore indiscusso del nostro territorio".
Il riferimento della Cgil è a quanto emerso sulla stampa in queste ore: il funzionario Carlo Bolino, stando ad alcune ricostruzioni, dinanzi al diniego delle associazioni di partecipare allo screening con compiti di processamento dei tamponi, avrebbe minacciato di revocare le convenzioni col Comune. "In merito, si chiede se tale funzionario abbia espresso la posizione del Sindaco e di codesta Amministrazione comunale" si chiede il sindacato.
In relazione, poi, alla procedura di esecuzione del test, alla quale i volontari erano stati chiamati a collaborare, "si ritiene quanto meno logico che, in assenza di specifica formazione e di incerta adeguata copertura assicurativa, trattandosi tra l’altro di utilizzare sostanze chimiche e di maneggiare materiale potenzialmente contagioso, questi si siano rifiutati. Ciò che appare inverosimile e di cui si fa richiesta di chiarimenti è che l’Amministrazione comunale abbia chiesto di farlo mettendo a rischio sia la salute dei volontari sia l’esito dello screening affidato, in parte, a personale non formato".
Aggiunge il sindacato: "Assurda appare anche la decisione di utilizzare al posto dei volontari, e sempre nella procedura di processazione dei tamponi, i dipendenti comunali che, sempre da quanto riportato sulla stampa, lo stesso funzionario responsabile avrebbe definito non avere particolari specializzazioni. Se questo fosse vero - sottolineano i vertici della Cgil, rivolti al sindaco Pierluigi Biondi - la salute dei dipendenti comunali sarebbe messa a rischio in quanto chiamati a trattare, senza alcuna preparazione e formazione, sostanze chimiche e materiale potenzialmente contagioso e, insieme, si andrebbe ad inserire un elemento di indeterminatezza ed incertezza nei risultati dello screening, in quanto la processazione dei tamponi non sarebbe affidata esclusivamente ad operatori sanitari competenti e formati".
"Vede, Sindaco - leggiamo dalla lettera - non riteniamo minimamente di buon senso affidare tali operazioni, estremamente tecniche e delicate, a personale che, sebbene volenteroso e disponibile è, suo malgrado, non formato. In merito, poi, vorremo sapere quanto eventualmente osservato dall’RSPP e dal Medico competente che sono chiamati a responsabilità per quanto attiene la tutela dal rischio dei lavoratori".
In attesa dei suddetti chiarimenti e ritenendo assolutamente inopportuno ed inadeguato, sotto il profilo tecnico e professionale, l’utilizzo di lavoratrici e lavoratori comunali con mansioni e professionalità non attinenti con l’attività di processazione del tampone, la Cgil chiede all'amministrazione comunale "di adoperarsi, nell’immediato, per un coinvolgimento delle strutture idonee e qualificate alla gestione dell’intero processo di screening. A tal proposito, chiediamo di conoscere i pareri della competente ASL, in tutte le sue articolazioni, ed in particolare del Servizio di Prevenzione, in merito alle modalità organizzative e procedurali della attività di screening di cui si discorre. Si chiede, infine, l’intervento dell’RSPP e del Medico competente per quanto attiene la verifica di tutte le garanzie a tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini, i quali hanno diritto ad essere assistiti da personale professionale e formato. Ribadiamo che l’utilizzo di personale non formato e non avente profili di operatore sanitario potrebbe vanificare l’attività di screening messa in atto, in quanto non si avrebbe la certezza che tale attività sia affidata a personale competente in materia, l’unico che può garantire la corretta riuscita dell’attività di processazione del tampone".