Una regione sempre più anziana, in cui il calo demografico è sempre più accentuato.
E' questa la fotografia scattata dal Cresa (Centro studi dell'Agenzia per lo sviluppo della Camera di commercio del Gran Sasso) sugli andamenti degli indicatori demografici rigurdanti l'Abruzzo, un dossier elaborato sulla base dei dati Istat.
L'Istituto nazionale di statistica ha pubblicato nel febbraio 2020 gli indicatori demografici per il 2019 e nel mese di luglio l’aggiornamento al 1° gennaio 2020 sulla popolazione residente per età. Lo scenario che è emerso è assai poco confortante. A livello nazionale, infatti, si contano -189 mila residenti al 31 dicembre 2019 rispetto alla fine dell’anno precedente con un calo demografico del 3,2 per mille abitanti.
Questa contrazione affonda le radici in un sempre più evidente calo delle nascite (66,2 bambini nati vivi ogni 100 morti contro gli 87,2 del 2012) e in un rallentamento della crescita dei flussi migratori con l’estero (151.654 individui contro i 244.556 del 2012).
La conseguenza più evidente dell’insieme di questi fenomeni è l’invecchiamento della popolazione. L’età media a livello Italia è nel 2020 di 45,7 anni (43,8 nel 2012), la percentuale di anziani (65 anni e più) sul totale dei residenti è del 23,2% (20,8% nel 2012), l’indice di vecchiaia utilizzato in demografia per misurare la velocità di ricambio generazionale è 178,4 (148,6 nel 2012), vale a dire che in Italia vivono più di 178 anziani ogni 100 giovani sotto i 15 anni, l’indice di dipendenza anziani, che misura il peso degli over 64 sulla popolazione in età attiva, è 36,2 (32,0 nel 2012).
Abruzzo
Il Cresa a letto i dati Istat contestualizzando l’analisi della situazione dell’Abruzzo nello scenario nazionale. Si osserva innanzitutto che il calo demografico è più intenso nelle regioni meridionali.
L’Abruzzo, a causa di una contrazione del tasso di crescita naturale (-4,7 per mille; 11° posizione tra le regioni italiane) e di una scarsa attrattività nei confronti dei flussi migratori (-0,9 per mille, 13° posto) riporta un tasso di crescita totale del -5,6 per mille (14° posizione), seconda tra le regioni meridionali dopo la Campania. In termini numerici, tale decremento significa la perdita di 7.204 residenti nel 2019.
Tra le province abruzzesi è L’Aquila ad assumere, per le contrazioni più evidenti sia sul fronte naturale che su quello da e verso l’estero, l’andamento peggiore, Pescara il migliore. Chieti è l’unica provincia a mostrare un valore positivo, sia pur debolmente, dei flussi migratori. L’Aquila perde 2.537 abitanti, Chieti 1.869, Teramo 1.480 e Pescara 1.318.