E' stata aperta alle 11, nella sala consiliare di Villa Gioia, la camera ardente per l'ultimo saluto ad Attilio Cecchini, decano dei penalisti aquilani, morto all'età di 95 anni.
Lunga la fila di persone che, nel rispetto delle norme anti covid, stanno portando il loro saluto; presenti, tra gli altri, il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, il presidente del Consiglio comunale, l'avvocato Roberto Tinari, il presidente dell'Ordine degli avvocati Maurizio Capri.
Una toga è stata poggiata sulla bara.
Cecchini, una vita quasi da romanzo, è stato giornalista di razza, fondatore del quotidiano La Voce d'Italia in Venezuela per raccontare la condizione degli emigrati italiani e corrispondente, sotto psedonimo, di Paese Sera; nel 1959 il ritorno in Italia, per riprendere la carriera forense: da legale è stato protagonista di alcuni dei casi giudiziari più famosi degli ultimi anni, tra cui quello dell’omicidio di Cristina Capoccitti, passato alle cronache come il delitto di Balsorano. Cecchini difese gratuitamente Michele Perruzza, zio della bambina, arrestato e poi condannato all’ergastolo con l’accusa di essere l’autore dell’omcidio. Una vicenda che lo toccherà nel profondo.
E poi ci sono stati i processi del post terremoto, fino all'ultima udienza su Guido Bertolaso dove assistette le parti civili.
Cecchini ha attraversato la storia del '900, segnando in profondità la vita culturale e sociale della città, oltre che quella politica: da liberale, fu candidato sindaco 'civico' nel 1994, sfiorando il ballottaggio per qualche migliaia di voti.
I funerali saranno celebrati alle 15, nella chiesa di S. Maria di Collemaggio.