Il Nibbio reale Milvus milvus è un uccello rapace raro e localizzato in poche nazioni europee caratteristico per la evidente coda forcuta, il colore rossastro ed il volo veleggiato di cui è un vero campione in confronto a molti altri uccelli. Non a caso in inglese è chiamato Red Kyte letteralmente traducibile in “Aquilone rosso”.
Per la sua rarità è una specie tutelata da Direttive e Convenzioni internazionali. E' purtroppo ancora in pericolo a causa delle numerose collisioni con le pale degli aerogeneratori, delle uccisioni illegali e dell’avvelenamento causato dalla ingestione di pallini di piombo che si nascondono nei resti di animali abbattuti dai cacciatori di cui si nutre.
La popolazione italiana di Nibbio reale è inferiore a quella di nazioni come la Spagna ma è ancora ben rappresentata con una stima di 314-426 coppie nidificanti, distribuite soprattutto tra la Basilicata e la Puglia. In Abruzzo è presente e nidificante in una vasta area nella parte meridionale della Provincia di Chieti, dove purtroppo si concentrano enormi campi eolici, ed è oggetto di attività di monitoraggio da parte della Stazione Ornitologica Abruzzese (SOA) da oltre 10 anni.
Il modo migliore per stimare l’entità della popolazione consiste nell’identificare e monitorare nel periodo invernale i posatoi localizzati su grandi alberi dove all’imbrunire si concentrano anche oltre 100 esemplari di nibbio.
La prima stima della popolazione svernante di Nibbio reale in Italia è stata promossa dal Centro Italiano Studi Ornitologici a partire dal 2011 e da questo anno il conteggio contemporaneo ai dormitori comuni utilizzati dalla specie è stato organizzato a scala europea nell’ambito del progetto Life "Eurokyte" finanziato dalla Commissione Europea.
"Anche in questo inverno nonostante le difficoltà imposte dalle restrizioni per il COVID e dalle avverse condizioni meteorologiche, i volontari della S.O.A. durante questa settimana hanno raccolto i dati di presenza della specie contando simultaneamente in 6 diversi dormitori un totale di 252 individui, un numero leggermente superiore a quello medio degli anni precedenti - dichiara Massimo Pellegrini, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese - Non è da escludere che i limiti alla caccia e ad alcune attività umane imposti nell’anno del COVID abbiano favorito anche questa specie. La popolazione svernante in Abruzzo, in realtà parte di una metapopolazione comune alle regioni Molise e Puglia, è pari a circa il 20% della popolazione nazionale, un dato quindi molto rilevante".
L’Abruzzo rappresenta quindi una delle regioni più importanti con una popolazione nidificante inferiore solo a quella della Basilicata e del Molise di una specie inclusa nell’allegato I della Direttiva 147/2009/CE, considerata Vulnerabile nella Lista Rossa delle Specie della Fauna Italiana e classificata come SPEC 2 (specie con status di conservazione in Europa sfavorevole e popolazione concentrata in EU) da Birdlife International.
“Speriamo che, dopo le ennesime segnalazioni della S.O.A. - dice ancora Pellegrini - anche la Regione Abruzzo se ne renda conto supportando le ricerche svolte attualmente da volontari, visto che lo stato italiano avrebbe precisi obblighi per il monitoraggio di queste specie protette a livello europeo, adottando altresì adeguati strumenti di tutela”.