Domani saranno trascorsi tre anni dal disastro: alle 6.57 del 25 gennaio 2018, il treno regionale 10452 di Trenord partito da Cremona e diretto a Milano Porta Garibaldi deraglia poco dopo essere uscito dalla stazione di Pioltello-Limito.
Ida Milanesi, 61 anni, e Pierangela Tadini, 51 anni, di Caravaggio, e Giuseppina Pirri, 39 anni, di Capralba sono morte su un vagone che si è ripiegato su se stesso, il primo a uscire dai binari: i feriti saranno 46.
Già nella mattinata dell'incidente, la procura di Milano ha aperto un fascicolo di indagine contro ignoti per disastro ferroviario colposo; il 29 gennaio, quattro giorni dopo l'incidente, sono stati iscritti nel registro degli indagati come "atto dovuto" i vertici di Trenord e RFI (Rete Ferroviaria Italiana).
La vicenda giudiziaria è ancora pendente.
Tra i nove imputati per i quali la Procura di Milano ha chiesto il processo per disastro ferroviario colposo, omicidio colposo e lesioni colpose figura anche Vincenzo Macello, 54 anni, all'epoca direttore territoriale Rfi della Lombardia, subito dopo promosso a Roma come responsabile della Direzione investimenti: nei giorni scorsi, Macello è stato scelto dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti come commissario straordinario per cinque grandi opere ferroviarie, e tra queste il potenziamento e la velocizzazione della tratta ferroviaria Pescara-Roma.
Ovviamente, la giustizia deve fare il suo corso: pare davvero strano, però, che anche per questioni di opportunità la ministra Paola De Micheli non abbia trovato altri professionisti in grado di svolgere il ruolo di commissario per opere così importanti.
Nel capo d’imputazione, è descritto nei dettagli ciò che proprio l’ingegnere Macello aveva abbozzato per primo, quel giorno, sul luogo del disastro, parlando del cedimento di una rotaia che stava per essere sostituita. La rottura di un "giunto isolato incollato" ha fatto saltare un frammento di rotaia di circa 20 centimetri, che ha poi causato lo svio della carrozza, la terza su cinque. Tutto evitabile, non fosse stato - secondo i pm Leonardo Lesti e Maura Ripamonti - per l’imprudenza, la negligenza e la violazione di una serie di normative da parte degli imputati.
In particolare, a Macello viene contestato di non avere disposto la sostituzione del giunto, "in pessime condizioni di manutenzione (...) — scrivono i pm —. Anzi, nel novembre del 2017, nonostante l’urgenza dell’intervento, ne programmava l’esecuzione per il mese di aprile 2018, non adottando, nell’intervallo, alcuna misura migliorativa del rischio quale la riduzione della velocità dei treni in transito in corrispondenza del giunto, né disponendo monitoraggi a cadenza ciclica del tratto interessato, come previsto dalle procedure interne di Rfi".
Con l’ex amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile — neo commissario straordinario per la linea C della metropolitana di Roma — e l’allora responsabile della Direzione di produzione Umberto Lebruto, Macello avrebbe dovuto, inoltre, disporre l’attivazione, in corrispondenza dei giunti presenti lungo la linea gestita da Rfi, di "apparecchi destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro".
Nelle prime due udienze preliminari che si sono tenute tra novembre e dicembre, tra i nove imputati solo Ernesto Salvatore, responsabile del Nucleo manutentivo lavori di Treviglio, ha avanzato la richiesta di un rito alternativo: dovrebbe patteggiare; per tutti gli altri imputati sarà discusso prevedibilmente il rinvio a giudizio. Il calendario stabilito dal gup Anna Magelli prevede che il primo febbraio venga sciolto il nodo sull’ammissione delle numerose parti civili, di una parte delle quali le difese hanno chiesto l’esclusione. Il 2 febbraio parlerà la Procura, poi le difese. Il 5 febbraio, salvo intoppi, dovrebbe esserci la decisione. Per l’eventuale dibattimento se ne riparla chissà quando.