La pandemia ha reso ancor più urgente affrontare l'emergenza delle classi pollaio.
Il numero degli alunni troppo elevato, vergognosamente distante dalla media europea (nella scuola primaria è di quattordici), impedisce innanzitutto ai docenti di svolgere una didattica di qualità; e se già in passato classi sovraffollate, in strutture scolastiche spesso inadeguate, ponevano gravi problemi di sicurezza, con la pandemia questa situazione è diventata un'emergenza non più rinviabile, che mette a rischio la comunità scolastica e di conseguenza tutta la popolazione.
È un dato incontrovertibile.
In Abruzzo molte strutture scolastiche sono ancora fortemente inadeguate, sia nelle città che nei centri minori del territorio.
Per questo, in occasione della chiusura delle iscrizioni al prossimo anno scolastico, lunedì 25 gennaio alle ore 16 - assieme a docenti, studenti e genitori - a Pescara, come in tutta Italia, è stata indetta una manifestazione presso gli uffici scolastici per la revisione del numero massimo degli alunni per classe, da sommare ad altre misure per la sicurezza di chi abita le scuole, a cominciare dall'incremento dei trasporti, da screening costanti e ripetuti, da un accesso rapido ai tamponi per tutta la popolazione scolastica e un tracciamento efficace all'interno delle scuole.
La manifestazione è promossa da Rifondazione Comunista insieme a Priorità alla scuola e Cobas, con l’adesione di Flc-Cgil e CIDI.
"Occorre ridurre il numero alunni ad un massimo di 15 per classe e per nessuna ragione tale numero deve superare i 20, mentre la normativa ministeriale vigente, in piena pandemia permette di formare classi nella scuola dell’infanzia fino a 29 alunni, nella scuola primaria fino a 27, alle medie fino a 28 alunni e non meno di 18, alle superiori fino a 30 e non meno di 27" spiegano gli organizzatori.
"Anche in questo anno scolastico 2020/2021 non sono mancate 'classi mostro' che superano i 30 alunni. Il taglio delle classi pollaio dovrebbe essere supportata da un consistente incremento dell'organico docente, permettendo la formazione di nuovi posti di lavoro. Le misure finora adottate dal Governo PD-M5S e dall'approssimativa ministra Azzolina, come l'organico covid (diritti differenziati e gravi ritardi persino nei pagamenti degli stipendi), o le classi al 50/75% con l'alternanza di studenti a distanza e in presenza, o i ritardi nella fornitura dei banchi arrivati ad anno in corso, o le carenze dei protocolli, o l’enorme numero di personale precario, sono del tutto insufficienti".
Occorrono riforme strutturali, investimenti che guardino al futuro, valorizzando realmente la formazione, le risorse vanno reperite dalla Legge di Bilancio e dal Recovery Fund. "In occasione della legge finanziaria, l'emergenza della riduzione del numero degli alunni per classe era stata posta in Senato da Rifondazione Comunista con la senatrice Paola Nugnes, ma l'emendamento non è stato neppure ammesso alla discussione dalla maggioranza di governo. Per queste ragioni a partire dai presidi di domani continueremo a sostenere questa battaglia in tutte le sedi istituzionali e nelle mobilitazioni del mondo della scuola".