Con delibera di Giunta comunale n. 39 dell’8 febbraio scorso, su proposta dell’assessora Fausta Bergamotto l’esecutivo ha approvato il progetto di joint venture tra la società Asm spa e la società Segen spa finalizzato “alla ricerca delle migliori soluzioni gestionali per un sistema integrato di gestione dei rifiuti”.
Ricorderete che con provvedimento del Consiglio Comunale datato 23 dicembre 2019, ad oggetto la razionalizzazione periodica delle partecipazioni azionarie del Comune con l’analisi dell'assetto complessivo delle società in cui l'ente detiene partecipazioni dirette o indirette, si era previsto - “allo scopo di consentire alla società Asm spa di ampliare la propria attività in un ambito territoriale adeguato e conseguire economie di scala e razionalizzazione dei costi di produzione, in vista anche dell’attivazione degli ATO per la gestione dei rifiuti” - di conferire indirizzo alla società partecipata di prevedere “nuove ipotesi di ampliamento del core business, anche in associazione con altre società pubbliche, nelle forme e modalità che saranno proposte dall’Amministratore unico”.
Ebbene, ad aprile scorso la società Asm spa ha chiesto di poter costituire una società consortile con la Segen spa con l’obiettivo strategico di dotarsi di un impianto per il trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati e di uno per il recupero del rifiuto proveniente dallo spazzamento stradale. D’altra parte, Segen è titolare di un impianto di trattamento meccanico biologico per una potenzialità di circa 11.000 tonnellate l’anno; Asm, invece, ha la disponibilità di una struttura dove realizzare un impianto ad impatto zero per il recupero dei rifiuti derivanti da spazzamento stradale.
In sostanza, Segen – e non solo – conferirebbe il materiale da spazzamento stradale nell’impianto della Asm all’Aquila, e Asm trasferirebbe nell’impianto Segen di Sante Marie, in Marsica, la frazione di secco prodotta in città.
Il Comune dell’Aquila ha risposto suggerendo di considerare la possibilità di costituire preliminarmente una joint venture e, solo in caso di esito positivo della collaborazione, iniziare l’iter per la costituzione di una nuova società.
E questa è la strada che si è deciso di intraprendere.
Nelle intenzioni, la collaborazione dovrebbe determinare per la società in house del Comune il vantaggio di entrare in maniera forte nel mercato del trattamento dei rifiuti, investire e ammortizzare i costi della raccolta e, conseguentemente, migliorare i servizi erogati al cittadino.
Per quanto concerne l’impianto per i rifiuti da spazzamento stradale, la relazione stima 5 milioni e mezzo di euro d’investimento:
- Impianto di trattamento dello spazzamento delle strade: 4.500.000,00;
- Adeguamento delle strutture ad ospitare l’impianto: 300.000,00;
- Adeguamento della piattaforma RD secca: 100.000,00;
- Opere al fine dell’innalzamento delle protezioni ambientali: 150.000,00;
- Installazione seconda pesa e dell’impianto di pressatura: 450.000,00.
I costi di conduzione annui dovrebbero attestarsi a 932mila euro:
- Costo Euro Personale (4 addetti + 1 responsabile): 170.000,00;
- Manutenzione ed energia (con impianto fotovoltaico): 130.000,00;
- Smaltimenti e depurazione: 320.000,00;
- Recupero; 120.000,00;
- Costi generali e di funzionamento (marchiatura CE, analisi etc.): 192.000,00.
Pertanto senza considerare l’impianto fotovoltaico, e tenendo conto dell’ammortamento quindicennale dell’impianto, si arriva ad un costo complessivo annuo di Euro 1.298.666,67.
I ricavi generati dall’impianto, considerando in via cautelativa una percentuale di efficienza del 90% ovvero di 27.000 tonnellate l’anno (stima che tiene conto anche della progressione dell’aumento dei quantitativi nei primi anni di esercizio), ad un prezzo medio di conferimento di 100,00 euro/ton, si possono stimare, per la sola accettazione dei rifiuti in ingresso, in 2.700.000,00 euro/anno.
A questi vanno aggiunti i ricavi derivanti dalla vendita dei prodotti recuperati che, mediamente, valgono 16.200 tonnellate l’anno, ad un prezzo di 8,00 euro/ton: si stimano, dunque, 129.600,00 euro.
Complessivamente, quindi, in un anno si possono stimare ricavi per 2.829.600,00 euro. Se, in modo cautelativo sottraiamo il 10% per imprevisti avremo ricavi annui per 2.546.640,00 euro. Ora considerando i costi annuali stimati in 1.298.666,67 euro si avrebbe un saldo positivo di 1.247.973,33 euro.
Anche se allo stato si tratta di un’analisi preliminare che non contempla gli eventuali oneri finanziari, non prevede le scadenze temporali dei flussi di cassa e così via, l’amministrazione ha riconosciuto la bontà dell’investimento: basti pensare che il tempo di recupero dell’investimento è stimabile in 4/5 anni; nel solo periodo di ammortamento dell’impianto si genereranno utili stimabili in euro 18.719.599,95.
Per quanto concerne invece l’impianto per il trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati con la valorizzazione della frazione ‘secco residuo’ mediante produzione di C.S.S., la relazione stima costi d’investimento pari a 15 milioni di euro:
- Impianto trattamento TMB e produzione css: € 9.500.000,00;
- Impianto di stabilizzazione frazione organica: € 1.000.000,00;
- Capannoni prefabbricati: € 1.200.000,00;
- Impianti elettrico, antincendio, idrico, fognario: € 1.300.000,00;
- Uffici e pesa: € 200.000,00;
- Opere idrauliche e drenaggi: € 600.000,00;
- Piazzali interni e viabilità di accesso: € 300.000,00;
- Ripristino capannoni esistenti: € 300.000,00;
- Opere a verde. € 200.000,00;
- Scavi, rinterri, sistemazioni esterne: € 400.000,00.
I costi di conduzione annui si attesterebbero a 1 milione, 310mila e 500 euro:
- Maestranze (si stima la necessità di n. 5 addetti): € 209.000,00;
- Manutenzione ed energia: € 400.000,00;
- Smaltimenti frazione organica stabilizzata e depurazione: € 400.000,00;
- Costi generali e di funzionamento: € 250.000,00;
- Varie ed eventuali (5%): € 51.500.
Tenuto conto che l’impianto si ammortizza in 15 anni, ai costi di gestione va aggiunto un costo di 1.000.000,00 euro l’anno per gli ammortamenti, ottenendo quindi un costo totale annuo di 2.310.500,00 euro.
La parte ricavi naturalmente dipenderà dalle tariffe applicate: ipotizzando un prezzo di conferimento di Euro 100/tonnellata, e un utilizzo del 90% della capacità annua si possono indicare ricavi annui per euro 4.500.000,00, a cui vanno aggiunti 121.500,00 euro circa derivanti dal recupero di materiali (plastica, metalli, ecc.). Bisogna poi considerare che la voce costo/ricavo correlata al CSS è molto aleatoria, potrebbe infatti diventare un ricavo qualora si riuscisse a vendere ad un cementificio o simili oppure un costo se mandato ad un termovalorizzatore.
Visto l’alto livello di incertezza, la relazione ha preso in considerazione il “worst case scenario” e quindi supposto un ulteriore costo di 1.890.000,00 euro circa (70€/tonnellata); anche in questa ipotesi l’investimento avrebbe un saldo positivo annuo di circa 421.000,00 euro. È bene sottolineare che qualora si riuscisse a vendere il CSS ad 5 Euro/tonnellata (scenario migliore), il saldo positivo annuo diventerebbe di 2.446.000,00 Euro circa.
Anche in questo caso si tratta di un’analisi preliminare che non contempla gli eventuali oneri finanziari, non prevede le scadenze temporali dei flussi di cassa e così via ma, di nuovo, l’amministrazione ha giudicato positivamente il progetto d’investimento.
Di qui, il via libera alla joint venture – per due anni, estendibile per un altro anno – a patto che le società ottengano un finanziamento pubblico per l’intera operazione e col presupposto che non vi siano costi a carico della Asm spa.
In questo senso, Segen spa e Asm spa hanno richiesta alla Regione Abruzzo di inserire i progetti nella prossima programmazione CIPE tesa al finanziamento o co-finanziamento dell’impiantistica pubblica di trattamento dei rifiuti urbani, ovvero in ulteriori o diversi canali di finanziamento di competenza regionale. In delibera viene chiarito che “sussistono concrete possibilità di ottenere un finanziamento che possa limitare o, addirittura, annullare i costi di realizzazione dei nuovi impianti”; d’altra parte, l’Amministratore unico di Asm spa ha precisato che, anche in assenza di finanziamenti di natura pubblica le risorse per la realizzazione degli impianti saranno ottenute mediante il ricorso ad istituti di credito interessati a sostenere tali progetti.