"L'unica cosa che ha funzionato negli ultimi anni, davvero, è stata la minaccia di chiudere il traforo del Gran Sasso".
E' quanto si legge in una intercettazione tra due alti dirigenti di Strada dei Parchi, la società concessionaria delle autostrade A24 e A25, riportata nella richiesta di proroga delle indagini della Procura dell'Aquila sulle condizioni di sicurezza e manutenzione dei viadotti.
Il capo della Procura aquilana Michele Renzo scrive che l'annuncio della chiusura del Traforo del Gran Sasso e l'aumento dei pedaggi "parrebbe essere posto dai vertici del gruppo quale scambio con il Governo centrale per l'ottenimento di benefici, che si traducono nei mancati esborsi da parte del gruppo stesso".
L'interesse degli inquirenti si è quindi focalizzato sulle trattative per l rinnovo del Piano Economico Finanziario oggetto di trattativa col Ministero: l'informativa rivela che Strada dei Parchi, all'insaputa del MIT, avrebbe continuato a lavorare al "piano B" e, cioè, alla riproposizione di una variante su tracciato diverso: tale progetto da 6,5 miliardi era già stato bocciato nel 2016 dal MIT in quanto estraneo alla Concessione dopo polemiche sull'impatto ambientale.
Questa mattina si sarebbe dovuta tenere un'udienza davanti al Gip del Tribunale dell'Aquila chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura della Repubblica per l'imprenditore Carlo Toto, patron dell'omonimo gruppo che controlla Strada dei Parchi, concessionaria delle autostrade laziali e abruzzesi A24 e A25, nell'ambito dell'inchiesta sullo stato strutturale di ponti e viadotti nei tratti autostradali del territorio aquilano. L'udienza è stata rinviata, però, al 9 giugno.
Il giudice, infatti, ha accolto la richiesta di legittimo impedimento presentata dai difensori del patron di Strada Parchi Carlo Toto, ricoverato per covid al San Raffaele di Milano.
Il giudice avrebbe dovuto decidere sulla costituzione di parte civile dell'associazione italiana familiari e vittime della strada; all'udienza del 3 febbraio, poi rinviata, non si era presentato il Ministero dei trasporti: per questo, i legali di Toto avevano contestato anche la costituzione di Anas, che pure ne aveva fatto richiesta, sottolineando come vi siano sentenze che hanno stabilito che, in questi casi, l'Anas non ha diritto alla costituzione autonoma rispetto al Ministero; tuttavia, stamane il Ministero si è costituito, e così le associazioni Codici e Federconsumatori, oltre alla associazione italiana vittime della strada.
In concorso con altri tre dirigenti del gruppo - il consigliere di amministrazione della holding del Gruppo, Cesare Ramadori, all’epoca dei fatti amministratore delegato di Sdp, della quale oggi è presidente; Igino Lai, responsabile di esercizio di Sdp; Gianfranco Rapposelli, amministratore delegato di Infraengineering, altra società del gruppo specializzata nella progettazione - la Procura della Repubblica dell'Aquila contesta all'imprenditore Carlo Toto, a vario titolo, i reati di attentato alla sicurezza dei trasporti e crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, inadempienza nelle pubbliche forniture, inadempienza e frode nelle pubbliche forniture.
I riflettori delle Procure – oltre all’Aquila, indagano anche Pescara e Teramo – sulle infrastrutture autostradali si sono accesi in particolare dopo il tragico crollo del Ponte Morandi nell’agosto 2018.
Secondo quanto scritto nella richiesta di rinvio a giudizio, i quattro in concorso tra loro “nelle qualità e con le condotte descritte, mettevano in pericolo la sicurezza del pubblico trasporto autostradale, determinando uno stato di estremo deterioramento e il conseguente pericolo di crollo totale o parziale delle pile e degli impalcati, di 9 dei 25 viadotti”.
Nello stesso provvedimento i pm, a proposito della responsabilità degli indagati, parlano di “lavori di adeguamento sismico realizzati con semplici interventi di prevenzione del fenomeno della cosiddetta scalinatura degli impalcato, finanziati con denaro pubblico, presentandoli poi anche nei consuntivi a lavori eseguiti come opere di messa in sicurezza antisismica, mentre in realtà consistevano nell’installazione di apparecchi di appoggio aggiuntivi, correttivi o sostitutivi del danno derivato dall’omessa manutenzione ordinaria che non modificano il comportamento statico e sismico delle strutture, e che comunque rientrano nel concetto di ordinaria manutenzione”.
I Pm sottolineano anche che in riferimento ai coefficienti di sicurezza delle opere, per risparmiare i costi realmente necessari, venivano attribuiti fittiziamente requisiti di sicurezza attraverso calcoli di progetto in realtà non collegati alla struttura.
Strada dei Parchi ha preannunciato al giudice la "richiesta di incidente probatorio, che svolga cioé una perizia utile a confermare quello che noi sappiamo e che affermiamo serenamente da sempre: non solo non c'è nessuna carenza di manutenzione, ma non c'è il benché minimo rischio per la circolazione stradale sulla A24-A25" ha dichiarato Gian Domenico Caiazza, legale rappresentante della società. "Siamo forti di una perizia di ufficio del Tar Lazio - ha aggiunto Caiazza al termine dell'udienza - che già conclude in questo senso, e siamo forti di una nostra consulenza che, a differenza di quella del Pubblico Ministero, ha fatto le prove di carico. Siamo sereni a tal punto da essere noi a chiedere al Giudice, anticipatamente, di effettuare l'accertamento tecnico con suoi periti".
Circa il fatto che siano tre Procure abruzzesi ad indagare, l'avvocato Caiazza ha tenuto a chiarire che "indagano tutti sulla base di un'unica denuncia. Già il Tribunale del Riesame di Teramo ha annullato un provvedimento di grande significato, ovvero i sequestri dei conti correnti. Ovunque sosterremo quello che stiamo sostenendo qui: si tratta di fare valutazioni tecniche? Facciamole subito. Facciamole bene. Facciamole con le prove di carico. Affidiamole a un soggetto terzo competente. Si vedrà che noi come Strada dei Parchi e i cittadini potranno essere sereni sullo stato di manutenzione e di sicurezza delle autostrade A24 e A25".
Presidio in Tribunale di Rifondazione comunista
Stamane, Rifondazione comunista da appuntamento in Tribunale, all'Aquila, per un presidio-conferenza stampa per chiedere verità e giustizia sulla mancata manutenzione delle autostrade.
"Saremo davanti al Tribunale in occasione dell'udienza davanti al Gip chiamato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio chiesto dalla Procura della Repubblica dell'Aquila per l'imprenditore Carlo Toto e i vertici della società Strada dei Parchi, concessionaria delle autostrade laziali e abruzzesi A24 e A25. Non sappiamo se questa volta si costituirà parte civile il ministero dei trasporti che alla prima udienza del 3 febbraio era assente pur essendo citato come parte lesa. Questa negligenza ha consentito ai legali di Toto di contestare anche l'ammissione dell'Anas, altra parte lesa. Torniamo a chiedere che si costituiscano le regioni Abruzzo e Lazio e la Provincia dell'Aquila".
Il segretario nazionale Maurizio Acerbo, il segretario regionale Marco Fars e il segretario della federazione aquilana Silvano Di Pirro, spiegano che saranno in tribunale "per dire che è ora di porre fine alla truffa della privatizzazione delle autostrade. I cittadini utenti sono stati tartassati da pedaggi altissimi ma hanno visto degradarsi un'infrastruttura così importante durante i lunghi anni della concessione al privato. Ricordiamo che – secondo la Procura – Toto e i vertici di Strada dei Parchi dal 2009 "adottavano la consapevole decisione di omettere totalmente gli interventi di manutenzione ordinaria" su viadotti, rampe e attraversamenti della A24 siti nel territorio aquilano e "in tal modo rendevano la Strada dei Parchi Spa inadempiente rispetto agli obblighi" contenuti nella concessione, "commettevano frode nell'adempimento degli obblighi contrattuali posi a carico del concessionario".
Dopo la strage del Ponte Morandi "comincia a emergere la consapevolezza che la privatizzazione delle autostrade è stata un grande affare ai danni della sicurezza dei cittadini. Riprendiamoci autostrade".