Venerdì, 26 Febbraio 2021 10:07

GIMBE: Abruzzo all'ultimo posto per popolazione vaccinata con seconda dose

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Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva, nella settimana 17-23 febbraio 2021, rispetto alla precedente, un incremento dei nuovi casi (92.571 vs 84.272) a fronte di un numero stabile di decessi (2.177 vs 2.169). In lieve riduzione i casi attualmente positivi (387.948 vs 393.686), le persone in isolamento domiciliare (367.507 vs 373.149) e i ricoveri con sintomi (18.295 vs 18.463), mentre risalgono le terapie intensive (2.146 vs 2.074).

"Dopo 4 settimane di stabilità nel numero dei nuovi casi – spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si rileva un’inversione di tendenza con un incremento che sfiora il 10%, segno della rapida diffusione di varianti più contagiose".

Rispetto alla settimana precedente, infatti, in 11 Regioni aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti, e in 10 Regioni sale l’incremento percentuale dei casi totali.

In questo senso, l'Abruzzo fa registrare un incremento dei casi del 6,5% rispetto ad una media nazionale che si attesta al 3,3%: fa peggio soltanto il Molise (6,6%); in particolare, nella settimana di riferimento sono 991 i casi attualmente positivi per 100 mila abitanti (la media italiana è 650): performance peggiori si registrano in Campania e nella provincia autonoma di Bolzano.

Va detto, altresì, che l'Abruzzo è la regione che ha testato, tra il 17 e il 23 febbraio, il maggior numero di cittadini, 2.697 per 100 mila abitanti a fronte di una media nazionale che si attesta a 1.062.

Sul fronte ospedaliero, a livello nazionale l’occupazione da parte di pazienti COVID supera in 4 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 8 Regioni quella del 30% delle terapie intensive, che, a livello nazionale, dopo 5 settimane di calo fanno registrare un’inversione di tendenza.

Guardando all'Abruzzo, il tasso di occupazione dei posti letto in area medica occupati da pazienti COVID si attesta al 39% (la media italiana è del 29%): la nostra regione è dietro a Lombardia, provincia autonoma di Bolzano, Marche e Umbria. A preoccupare, però, è l'occupazione dei posti in terapia intensiva pari al 38% su una media nazionale del 24%: dati peggiori si registrano soltanto in Umbria.

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La progressiva diffusione della variante inglese sta determinando impennate di casi che richiedono un attento monitoraggio per identificare tempestivamente Comuni o Province dove attuare le zone rosse. "Secondo le nostre analisi – spiega il Presidente Cartabellotta – l’incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente è l’indicatore più sensibile per identificare le numerose spie rosse che si accendono nelle diverse Regioni". In particolare, nella settimana 17-23 febbraio in ben 74 province su 107  (68,5%) si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente, con valori che superano il 20% in 41 Province. In Abruzzo, a destare timori nella settimana in esame è la provincia di Teramo con un incremento del 43,6%.

"Questi dati – sottolinea Renata Gili, Responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione GIMBE – confermano che, per evitare lockdown più estesi, bisogna introdurre tempestivamente restrizioni rigorose nelle aree dove si verificano impennate repentine. Temporeggiare in attesa dei risultati del sequenziamento o di un consistente incremento dei nuovi casi è molto rischioso perchè la situazione rischia di sfuggire di mano".

Ovviamente, la soluzione è la vaccinazione della popolazione. Tuttavia, la continua revisione al ribasso, documentata dai 4 aggiornamenti ufficiali delle forniture attese, in soli 2 mesi ha quasi dimezzato le dosi previste per il primo trimestre 2021 che sono precipitate da 28,3 a 15,7 milioni. "Una riduzione di tale entità – commenta Cartabellotta – se da un lato è imputabile ai ritardi di produzione e consegna da parte delle aziende, dall’altro risente di irrealistiche stime di approvvigionamento del Piano vaccinale originale". Inoltre, delle dosi previste per il primo trimestre 2021, al 24 febbraio ne erano state consegnate alle Regioni solo un terzo: per rispettare le scadenze nelle prossime 5 settimane dovranno essere consegnate in media 2,3 milioni di dosi/settimana. 

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Va registrato, però, che nelle ultime due settimane c'è stata una preoccupante frenata anche sul fronte delle somministrazioni, per difficoltà organizzative legate all’avvio della vaccinazione di massa. "Non a caso – chiarisce Gili – che sia stato somministrato solo il 14% delle dosi di AstraZeneca, destinate a persone 'fuori' da ospedali e RSA come insegnanti e forze dell’ordine di età '65 anni'. Notevoli le differenze regionali: se Toscana (64%), Valle d’Aosta (41,2%), P.A. di Bolzano (37,6%) e Lazio (25%) hanno somministrato almeno un quarto delle dosi consegnate da AstraZeneca, 5 Regioni non hanno nemmeno iniziato e 2 hanno somministrato meno dell’1% delle dosi consegnate. "Di conseguenza – puntualizza Cartabellotta – dai primi posti in classifica tra i Paesi europei conquistati nella prima fase della campagna vaccinale, l’Italia ha perso numerose posizioni perché non tutte le Regioni erano pronte per la vaccinazione di massa".

Al 24 febbraio hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose oltre 1,34 milioni di persone (2,25% della popolazione), con marcate differenze regionali: l'Abruzzo è all'ultimo posto in Italia, con l'1,58% (la media nazionale è del 2,25%); nella provincia autonoma di Bolzano siamo al 4,17% della P.A. di Bolzano. 

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