Martedì, 09 Marzo 2021 13:29

L’Aied celebra 50 anni di contraccezione libera ma l’Italia è ancora indietro rispetto agli altri paesi europei

di 

Fino a 50 anni fa, in Italia, parlare di contraccezione, informare in merito ad una procreazione responsabile, costituiva reato e chi lo commetteva rischiava il carcere. “Delitti contro l’integrità e la sanità della stirpe”, così recitava l'articolo 553 del Codice Penale, introdotto nel 1930 dal legislatore fascista. La norma era inserita accanto ad altre ipotesi delittuose, quali l’aborto e la procurata impotenza alla procreazione, ed era tesa a tutelare e presidiare la politica demografica del regime dittatoriale, che poteva sinteticamente riassumersi nel motto “il numero è potenza”.

L'abrogazione dell'art. 553 arrivò il 10 marzo 1971, dopo anni di lotte da parte dei fondatori dell'AIED e grazie al coraggio di uomini e donne illuminati. In particolare, ricordiamo in prima linea il dott. Luigi De Marchi, dirigente AIED cui fu contestata più volte la commissione di quel reato. Egli propose in più occasioni diverse questioni di legittimità costituzionale dinanzi alla Consulta per violazione degli articoli 21 e 32 della Costituzione, il primo teso a tutelare la libertà di espressione e il secondo il diritto alla salute.

Ci si chiedeva come potesse sopravvivere quella norma all’avvento della Carta Costituzionale Italiana, che aveva ridisegnato il panorama giuridico del Paese, contribuendo alla rifondazione di una nazione all’interno della quale la persona e i suoi diritti avevano trovato piena tutela.

Aveva senso in seguito all’entrata in vigore della Costituzione comprimere la libertà di espressione e negare la possibilità di informare i cittadini e le cittadine in merito alle possibilità contraccettive, ignorando i progressi scientifici nel campo della medicina e della biologia? Aveva senso minare il diritto alla salute delle donne, continuare a favorirne la compromissione a causa delle numerose gravidanze ravvicinate o dalla necessità di ricorrere alle interruzioni delle gravidanze clandestine?

Nel 1971, la Corte Costituzionale ritenne che il buon costume potesse trovare una tutela appropriata attraverso altre fattispecie dell’ordinamento penale e che dunque cadesse qualsiasi ragione fondante la sua presenza nell’ordinamento giuridico. La dichiarò, dunque, incostituzionale.

Dopo quasi 20 anni dalla fondazione dell’AIED, pertanto, si riuscì a muovere un primo importantissimo passo verso la modernità. Passo, peraltro, che aprì la strada ad altre conquiste, come la legge disciplinante i consultori familiari (legge n. 405 del 1975) e l’abrogazione del Regolamento del Ministero della Salute n. 478 del 1927 che non consentiva “la registrazione di specialità medicinali e di presidi medico-chirurgici aventi indicazioni anticoncezionali”, la cui permanenza avrebbe di fatto paralizzato l’attività dei costituendi consultori.

Oggi, a 50 anni dall'abrogazione dell'art. 553, la rivoluzione contraccettiva in Italia resta in fase di compimento, con un 26esimo posto sui 45 Stati dell'Europa geografica nell'Atlas europeo (2019) che misura l'accesso alla contraccezione. Con il suo 58%, l'Italia si colloca molto distante da Gran Bretagna, Francia e Spagna e molto più vicina a Turchia e Ucraina. Mentre l’89% dei ragazzi e l’84% delle ragazze ricerca online le informazioni di cui abbisogna intorno alla salute sessuale e riproduttiva.

«All’alba del terzo millennio, in Italia c’è un traguardo sul quale aggregare l’impegno di tutti - spiega il presidente AIED nazionale Mario Puiatti - ed è l’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva come materia di insegnamento sui banchi di scuola. Siamo ormai il fanalino di coda in Europa, dove, per fare solo alcuni esempi, l’educazione sessuale è materia scolastica dal 1955 in Svezia, dal 1970 in Austria, dal 1995 in Germania, dal 2001 in Francia, dal 2017 nel Regno Unito. L’ Italia si affianca a Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Cipro e Lituania - fra i Paesi europei – per totale assenza di informazione, nei programmi scolastici, sulla sfera della sessualità».

Tanti sono i progetti e i Servizi che le sezioni AIED, sparse su tutto il territorio italiano, organizzano per diffondere la cultura della procreazione libera e responsabile: “Il Consultorio AIED L'Aquila collabora con diverse associazioni e Fondazioni del territorio – dice Alessia Salvemme, presidente AIED L'Aquila – per riempire il vuoto creato dalle scelte delle Istituzioni. Siamo attive con diversi progetti a favore dei ragazzi e delle ragazze nelle scuole, dove portiamo l'educazione all'affettività e alla sessualità. Abbiamo realizzato un'app gratuita per consentire ai ragazzi e alle ragazze, che ormai sappiamo essere sempre più propensi ad informarsi on line su certi temi, di ottenere informazioni precise e controllate dalle nostre professioniste e di rimanere sempre in contatto con noi, anche nei giorni in cui siamo chiuse. Inoltre, svolgiamo un'importante assistenza alle donne che desiderano una gravidanza, a quelle che vogliono evitarla scegliendo i mezzi più opportuni e alle donne che desiderano interromperla volontariamente”.

La contraccezione libera è una conquista che ciclicamente viene messa in discussione e che, nonostante i cambiamenti sociali intercorsi in mezzo secolo, va ricordata e valorizzata. Circa il 60% della popolazione italiana fra 18 e 54 anni fa uso di sistemi contraccettivi: preservativo e pillola sono i più diffusi, al terzo posto però troviamo il coito interrotto secondo il Rapporto 2019 stilato da Aidos - Associazione italiana donne per lo sviluppo, in collaborazione con l'annuale Contraception Atlas (Atlante della contraccezione) di European Parliamentary Forum for Sexual & Reproductive Rights. Nella speciale classifica europea l'Italia arranca: pesano la mancanza di un sito internet istituzionale dedicato ad una corretta informazione sulla contraccezione e si registra la quasi totale assenza di politiche di rimborso per l'acquisto di contraccettivi. L'accesso alla contraccezione dovrebbe rientrare tra i fondamentali diritti alla salute. Ma il condizionale resta d’obbligo. La salute riproduttiva coincide con "una vita sessuale soddisfacente e sicura, la possibilità di riprodursi, la libertà di decidere se e quando farlo" (Oms, 1994). Tutto questo passa da un corretto e libero accesso alla contraccezione che, purtroppo, non sempre viene garantito.

Articoli correlati (da tag)

Chiudi