Venerdì, 17 Settembre 2021 11:14

L'Aquila, poca attenzione alle fragilità. Quel progetto virtuoso dell'AIED rimasto chiuso in un cassetto

di 

Ciò che è emerso con evidenza dal dibattito organizzato mercoledì scorso da L'Aquila coraggiosa su fragilità, diritti e inclusione, e che ha visto confrontarsi decine di realtà del territorio, è la fatica, quotidiana, che si fa per assicurare i servizi alle persone più fragili, lontane dalle luci scintillanti dei palazzi di pregio restaurati, dalle serate e dagli eventi che retoricamente raccontano di una città che rinasce dimenticando, però, di assicurare cura e diritti a chi ne ha bisogno. In questo senso, i referenti delle diverse realtà - dall'Aptdh alla 180 amici, dall'Aied all'Arci fino a Fraterna Tau - hanno sottolineato come sia stato difficile, in questi anni, avere interlocuzioni proficue con l'amministrazione attiva. 

Il caso dell'AIED è emblematico: l'associazione ha presentato un progetto davvero interessante, e utile, al Comune dell'Aquila che, però, non ha ritenuto di farlo proprio.

Un passo indietro.

L’AIED è un’associazione no profit, senza scopo di lucro, un luogo politico, apartitico che da più di 45 anni contribuisce, a L’Aquila, a diffondere una cultura laica, femminista, rispettosa dei diritti civili.

Attraverso i servizi e i progetti che vengono portati avanti, cerca di diffondere anche la cultura basata sulla prevenzione; prevenzione dalle malattie ma anche prevenzione rispetto a tutte forme di prevaricazione e violenza che caratterizzano molte relazioni.

Le prestazioni sono a pagamento e il costo, assolutamente sostenibile, permette di onorare le spese (affitto, bollette, dipendenti, spese ecografo); se qualcosa rimane, viene reinvestito nell’associazione.

Per coprire la fascia di persone che non possono permettersi di pagare quella che è la tariffa sostenibile che consente di tenere in piedi l’AIED, vengono organizzate iniziative supportate economicamente da altre associazioni (Fraternità Marruci e Antonio Padovani Onlus, per fare alcuni esempi), dalla Fondazione Carispaq e da Regione Abruzzo che riconosce contributi annui ai consultori pubblici e privati.

Nella programmazione delle attività si procede sempre su due fronti: essere presenti per le persone che possono pagare le tariffe e, contemporaneamente, cercare delle soluzioni, presentare dei progetti per chi queste tariffe non può permettersele. Un esempio, tra gli altri: durante il periodo Covid l’ospedale aveva sospeso alcune visite di controllo; l'associazione, in quel periodo, ha risposto alle esigenze di chi poteva pagare e, allo stesso tempo, ha proposto un progetto per le visite sospese che sta partendo in questi giorni ed è rivolto alle persone che sono in uno stato di disagio socio-economico. 

Visite sospese significa, in parole povere, che le persone con fragilità possono accedere gratuitamente ai servizi, finanziati con fondi privati e pubblici.

Cosa può fare la politica per le associazioni che si occupano di fragilità? "Le associazioni già fanno molto, ma per stare vicino ai soggetti fragili c’è bisogno di una rete sociale e di progetti lungimiranti che coinvolgano le istituzioni e le associazioni", sottolinea la presidente Alessia Salvemme. "Riscontriamo purtroppo che a volte manca una lungimiranza e una volontà da parte delle istituzioni a fare rete per il bene collettivo. E non è vero che mancano i soldi, almeno non sempre. A volte non vengono spesi. E vi facciamo l’esempio sull’utilizzo dei fondi della Legge Regionale 95 per il sostegno alle politiche della famiglia e alle problematicità psicologiche e relazionali: questi fondi da qualche anno vengono gestiti dagli Enti d'ambito e quindi, nel nostro caso, dal Comune dell'Aquila. Il nostro comune ci ha interpellato qualche mese fa per parlare di questi fondi; lo ha fatto una volta e poi è scomparso ma a noi è bastata quella volta per presentare progetti che al momento sono stati ignorati".

E ce n'è uno, in particolare, che pare davvero incredibile non sia stato adottato dall'amministrazione attiva.

Conosciamo l'enorme patrimonio immobiliare a disposizione del Comune dell'Aquila, tra progetti Case, Map e appartamenti acquisiti a seguito dell'acquisto equivalente esercitato dai cittadini a seguito del sisma; conosciamo, altresì, le difficoltà di gestione di questo patrimonio e sappiamo bene che un certo numero di appartamenti e alloggi sono vuoti, e non manutenuti. 

Ebbene, l'AIED già due anni fa ha chiesto all'amministrazione di avere in affitto, quindi a pagamento, uno degli immobili attualmente sfitti.

Questo permetterebbe all’associazione di trasferirsi in una sede più grande e idonea e al Comune, d'altra parte, di valorizzare un suo immobile non utilizzato, non lasciandolo ammuffire e destinandolo ad una associazione che riveste un ruolo importante sul territorio.

Attualmente, chiarisce Salvemme, l'AIED paga un affitto mensile di 1.500 euro; sarebbe disponibile a versare al Comune anche 1.000 euro al mese per un appartamento sfitto: così, l'associazione risparmierebbe 6mila euro per la gestione delle sue attività. 

Ma si è andati oltre. "Abbiamo immaginato un circolo virtuoso che il Comune dell’Aquila potrebbe mettere in atto se reindirizzasse i soldi dell’affitto all’AIED stessa per progetti nel sociale. Potremmo mettere in campo, così, una economia sociale circolare in cui il Comune, senza spendere neanche un euro, potrebbe generare servizi per le fasce deboli, aiutare un’associazione e a sistemare un immobile".

In altre parole: l'associazione risparmierebbe 6mila euro per la gestione delle sue attività; il Comune affitterebbe un suo immobile sfitto che, così, sarebbe manutenuto e produrrebe un introito di 12mila euro l'anno che l'Ente potrebbe rimettere in circolo per progetti sociali senza sborsare, di fatto, neanche un euro. 

Provate a suddividere 12mila euro per prestazioni che, di solito, costano 60-70 euro (quelle psicologiche 35 euro circa) e capirete quante se ne potrebbero offrire ai cittadini aquilani che ne hanno bisogno con 12mila euro.

Una win-win strategy, direbbero gli anglossasoni, in cui vincerebbero tutti.

Un progetto che è rimasto chiuso in un cassetto e, davvero, vorremmo capirne i motivi. "Le nostre non sono idee visionarie, sono idee di persone che amano il proprio territorio, la propria associazione e hanno un profondo desiderio di giustizia sociale", tiene a ribadire Salvemme.

L'augurio è che l'amministrazione attiva possa finalmente prendere in considerazione il progetto proposto; d'altra parte, l'auspicio è che i consiglieri di opposizione possano portare la proposta all'attenzione del Consiglio comunale: siamo sicuri che il voto positivo sarebbe unanime. 

Ultima modifica il Venerdì, 17 Settembre 2021 17:29

Articoli correlati (da tag)

Chiudi