Il procedimento è stato archiviato. Il Giudice per le Indagini preliminari, Marco Billi, ha firmato la richiesta di archiviazione avanzata dal procuratore capo della Repubblica, Fausto Cardella, per i 25 indagati nell'ambito dell'inchiesta penale sulla gestione dell'Accademia dell'Immagine. A scriverlo, stamane, è il Messaggero.
Sospiro di sollievo, dunque, per Vito Bergamotto e Giovanni Moscardelli, indagati per false comunicazioni sociali, e per altre 23 persone - tra loro, il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente - al centro dell'indagine con l'accusa di appropriazione indebita, mediante la richiesta e il pagamento di "rimborsi spese non supportati da idonea documentazione contabile, comprovante la rispondenza delle stesse ai fini istituzionali dell’Accademia dell’Immagine". Per una cifra di 78mila euro. "Dalla documentazione - si legge nell’atto del procuratore capo - non si ricava il collegamento dell’attività che ha generato la spesa con l’attività dell’Accademia dell’Immagine. Né esiste agli atti alcuna disposizione che consenta di ritenere che quelle attività, cui sono connessi spese e relativi rimborsi, fossero in qualche modo autorizzate e pertinenti ai fini e alle necessità dell’Accademia. In tanta incertezza, è lecito dubitare che possono essere state incluse tra le somme chieste a rimborso, da qualcuno, anche quelle per spese che nulla avevano a che fare con l’attività dell’Accademia".
Una prassi - quella della erogazione dei rimborsi - "approssimativa", che "non consente di discernere le eventuali spese ingiustificatamente rimborsate da quelle regolari e legittimamente ammesse al rimborso".
La vicenda non può dirsi affatto conclusa. Il sindaco Cialente, all'epoca dei fatti presidente dell'ente, Vito Bergamotto e Giovanni Moscardelli, componenti del Consiglio di Amministrazione, Fabrizia Aquilio e Nello Bernardi, membri del collegio dei revisori, Carlo Petricca, Magda Stipa e Francesca Ruzza, dipendenti amministrativi, a fine gennaio sono stati citati a giudizio dalla Corte dei Conti.
L'accusa: danno erariale. L'udienza dinanzi alla magistratura contabile è stata fissata per il 3 di giugno.
Le indagini della Guardia di Finanza: la testimonianza di Magda Stipa La Procura regionale della Corte dei Conti ha delegato alla Guardia di Finanza degli accertamenti in merito alla gestione dell'Accademia dell'Immagine. E gli uomini delle Fiamme Gialle hanno riscontrato perdite di esercizio nel 2007 e, più in generale, condizioni di dissesto economico-finanziario. E' stata ascoltata la responsabile amministrativa dell'Accademia, Magda Stipa, che si era occupata nel 2007 e nel 2008 della redazione del bilancio consultivo. E le dichiarazioni rese hanno fatto emergere la presenza di rilevanti irregolarità. In particolare, la responsabile amministrativa ha ricordato che nel dicembre del 2007 il bilancio dell'ente evidenziava una perdita elevata. Ne parlò con la dirigenza che invitò ad "aggiustare" il bilancio e la perdita che esponeva l'Accademia ad un provvedimento di liquidazione.
In altre parole, già nel 2007 l'Accademia dell'Immagine era a rischio liquidazione. Per evitarlo, a Magda Stipa fu ordinato di eseguire operazioni contabili finalizzate a ridurre artificiosamente la perdita reale di bilancio.
Quali operazioni vennero messe in atto? Venne apposto tra i ricavi un contributo straordinario comunale di 152.019.12 euro - a fronte dei lavori di ristrutturazione effettuati dall'ente per restituire il Cinema Massimo alla città - mai ricevuto dall'Accademia e mai deliberato dal Consiglio comunale. A farsi garante del buon esito dell'operazione, il presidente dell'Accademia e sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente. Non solo. Nello stato patrimoniale venne apposto il conto denominato 'Crediti v/Comune per contributi Cinema Massimo' per un importo identico. Inoltre, risulta apposto il conto 'Debiti v/Comune per fitti Cinema Massimo' di 72.398.76 euro, relativo del debito per fitti passivi che l'Accademia doveva ancora al Comune dell'Aquila per l'utilizzo dei locali. Sempre in sede di redazione del bilancio consuntivo del 2007, l'importo di 72.398.76 euro - relativo al conto 'Debiti v/Comune per fitti Cinema Massimo' - era interamente compensato con un equivalente importo del conto 'Crediti v/Comune per contributi Cinema Massimo', con il saldo rideterminato in 79.620.36 euro. ù
A far di calcolo: al saldo iniziale di 152.019.12 euro venne sottratto lo storno per compensazione di 72.398.76 euro. Saldo finale: 79.620.36 euro. Per dirla in parole semplici: la Guardia di Finanza ha accertato l'appostamento in bilancio di un ricavo fittizio relativo al contributo straordinario del Comune dell'Aquila, mai incassato dall'Accademia dell'Immagine. Così, venne ridotta sensibilmente la perdita di esercizio che - senza l'artificio contabile - sarebbe stata di oltre 400mila euro e non di 248.792.82 euro come indicato.
Danno erariale per quasi 600mila euro L'artificiosa operazione contabile, ovviamente, produsse conseguenze anche sul bilancio consuntivo del 2008. Venne ridotto l'ammontare delle perdite per fornire ai soci una falsa rappresentazione della reale situazione economica dell'ente. Impedendo la messa in liquidazione. Sostanzialmente, è questa l'accusa. Iniziative che avrebbero prodotto effetti in termini di pregiudizio erariale perché sarebbe stato violato il 3° comma dell'articolo 7 della Legge Regionale 16 settembre 1997 numero 100, che prevede per l'ente "entro 90 giorni dalla chiusura dell'esercizio finanziario, la presentazione del consuntivo accompagnato dalla relazione esplicativa dell'attività svolta e dalla certificazione di regolarità contabile. Pena la restituzione delle somme percepite".
I bilanci consuntivi del 2007 e del 2008 predisposti dall'Accademia e inviati alla Regione Abruzzo vennero certificati dal Collegio dei Revisori, con relazioni del 14 marzo 2008 e del 5 marzo 2009. I revisori si sono detti estranei all'ipotesi di danno perché non avrebbero avuto cognizione dell'operazione contabile artificiosa. Il loro ruolo, infatti, sarebbe stato limitato all'accertamento e al controllo della regolare tenuta formale del bilancio. Sta di fatto che, a quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza, l'Accademia avrebbe dovuto restituire i contributi assicurati dalla Regione Abruzzo - per le annualità 2007-2008 -, ammontanti a 594.869.00 euro. Un bel guaio.
Note spese non giustificate: una gestione amministrativa approssimativa Dunque, si evitò la liquidazione dell'Accademia con un artificio contabile. Così risulta dalle indagini della Guardia di Finanza. Lecito chiedersi come si arrivò alla disastrosa situazione finanziaria dell'ente. Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno accertato che, tra i costi confluiti nella contabilità per il 2007 e il 2008, era presente un cospicuo numero di note spese presentate per il rimborso dai dipendenti. Non supportate, però, da idonea documentazione contabile giustificativa. Acquisto di carburante, ricariche telefoniche, spese per viaggi, vitti e alloggi, senza che fosse dimostrato l'effettivo sostenimento delle spese e, soprattutto, l'inequivocabile riconducibilità all'attività istituzionale dell'Accademia. Per dire, con i soldi dell'ente vennero pagate persino delle contravvenzioni al codice della strada comminate ai dipendenti.
A giudizio della Procura Regionale della Corte dei Conti sussiste - per i motivi che abbiamo ricostruito - un pregiudizio per l'Accademia dell'Immagine, la Regione Abruzzo e il Comune dell'Aquila, quantificabile in 594.869.00 euro, pari alla somma dei contributi ordinari regionali di competenza delle annualità 2007 (297.435.00 euro) e 2008 (297.434.00 euro). Che andavano restituiti. E la Procura ritiene che ci sia un oggettivo danno erariale. La gestione amministrativa dell'Accademia dell'Immagine, infatti, stando alle indagini della Guardia di Finanza, dimostra approssimazione, confusione amministrativa, inserimento di poste di bilancio inesistenti, rimborsi non liquidati correttamente, addirittura per spese non rimborsabili. E i fatti, così come ricostruiti dalle Fiamme Gialle, emergono chiaramente anche dall'archiviazione firmata dal gip Marco Billi.
Il Procuratore della Repubblica - nella richiesta - ha sottolineato come fosse emerso il reato di false comunicazioni sociali commesso mediante l'indicazione di voci fittizie nei bilanci consuntivi. Il fatto reato è caduto in prescrizione. Che non esclude, però, la responsabilità erariale. Inoltre, rispetto all'ipotesi di reato di appropriazione indebita per 78mila euro, pur non essendo rigoroso nella prova del fatto reato, dimostra - sostiene ancora la Procura della Repubblica - una prassi superficiale e approssimativa. Dunque, la gestione dell'Accademia sarebbe avvenuta in contrasto con le regole del buon andamento della Pubblica Amministrazione. Per questo, sono state emesse le citazioni a giudizio.
La posizione di Massimo Cialente Per quanto riguarda la posizione del sindaco Massimo Cialente, stando alla Corte dei Conti, avrebbe dovuto richiamare la dirigenza amministrativa - compresi i Revisori dei Conti - ai principi di corretta gestione contabile e di controllo delle spese. Inoltre, per quanto riguarda l'inserimento in bilancio del contributo straordinario mai erogato, il primo cittadino avrebbe rassicurato in prima persona il Consiglio di amministrazione sulla predispozione della delibera consiliare che avrebbe assicurato il contributo, essendo tra l'altro già stata predisposta una delibera di giunta. Non successe mai, però. La soluzione proposta, dunque, non era più percorribile, perché un atto inesistente non può in alcun modo incidere nel bilancio consuntivo. Eppure, lo stanziamento venne inserito ugualmente in bilancio. Una decisione assunta dal Presidente dell'Accademia e sindaco dell'Aquila con i componenti del Consiglio di Amministrazione e con i membri del Collegio dei Revisori.
Chiamati a rispondere di pregiudizio finanziario La Procura ritiene che - in base ai rispettivi ruolo e alla elevata competenza in materia degli stessi - sono chiamati a rispondere del pregiudizio finanziario prodotto con condotte illegittime:
- Francesca Ruzza, direttore amministrativo e poi direttore reggente, per 94mila e 869euro;
- Fabrizia Aquilio, revisore dei conti, per 80mila euro;
- Nello Bernardi, revisore dei conti, per 80mila euro;
- Vito Bergamotto, componente consiglio di amministrazione, per 80mila euro;
- Massimo Cialente, per 80mila euro;
- Giovanni Moscardelli, componente consiglio di amministrazione, per 80mila euro;
- Carlo Petricca, addetto settore amministrativo, per 10mila euro;
- Magda Stipa, addetta settore amministrativo, per 10mila euro.
Come detto, dovranno comparire in giudizio davanti alla Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti il 3 giugno 2014. Alle ore 11.