di Antonio Lattanzi, dirigente scolastico - Il governo dei cosiddetti “migliori” ha sospeso l’attività didattica in presenza dalla prima classe della Scuola Primaria all’ultima degli Istituti di Istruzione Secondaria di II grado, come prima di loro aveva fatto il governo degli “incompetenti”. In questo si rileva una totale continuità, il Ministro Bianchi come la Azzolina, niente di nuovo sul fronte occidentale.
DPCM, Ordinanze del Presidente della Regione Abruzzo, Circolari Ministeriali a ripetizione, tanto per aumentare uno stato di confusione ormai permanente dal marzo del 2020.
Possono venire in presenza gli alunni H, DSA, BES, figli di operatori sanitari o di altri lavoratori in “servizi essenziali” per la popolazione. Servizi essenziali? Va bene, ma quali sono? I lavoratori delle forze dell’ordine? I lavoratori nel settore trasporti? La filiera alimentare? Tabaccai, parrucchieri, meccanici, gommisti, elettrauto, farmacisti, ottici, prodotti per l’orto, visto che siamo in primavera? Tutti sono essenziali se non si specifica e a loro si aggiungono gli insegnanti se hanno alunni in presenza. Un gatto che si morde la coda.
Le due Ordinanze del Presidente della Regione Abruzzo, n.13 del 5 marzo e n.15 del 12 marzo fanno marcia indietro. Possono venire in presenza solo alunni H, DSA, BES ma a discrezione dei consigli di classe che debbono ritenere la loro presenza a scuola essenziale per “…mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali….”. Certo, stando da soli con l’insegnante di sostegno c’è una vera inclusione scolastica!
Arriva in soccorso la nota ministeriale n.662 del 12 marzo 2021, a firma del Direttore Generale Antimo Ponticiello, che ci dice: “…laddove per il singolo caso ricorrano le condizioni tracciate nel citato articolo 43 le stesse istituzioni scolastiche non dovranno limitarsi a consentire la frequenza solo agli alunni e agli studenti in parola, ma al fine di rendere effettivo il principio di inclusione valuteranno di coinvolgere nelle attività in presenza anche altri alunni appartenenti alla stessa sezione o gruppo classe – secondo metodi e strumenti autonomamente stabiliti e che ne consentano la completa rotazione in un tempo definito – con i quali gli studenti BES possano continuare a sperimentare l’adeguata relazione nel gruppo dei pari, in costante rapporto educativo con il personale docente e non docente presente a scuola”.
Meglio tardi che mai. E i figli del personale sanitario e “servizi essenziali”? Scomparsi. Prendessero le ferie, la baby sitter, lo stipendio al 50%. E i docenti con figli in DAD ma costretti ad andare a scuola? Si arrangino.
E facciamola questa DAD, che vuoi che sia, oramai siamo rodati da un anno di pandemia, tutti hanno a casa un computer (ma se i figli sono due, tre,…?), tutti hanno una connessione efficiente (Fontecchio no? A Fossa è incostante? E Acciano, Tione, Fagnano, Villa S.Angelo, S.Eusanio, Ocre?). La fibra c’è solo in città? Ma pensa tu, e io che credevo ci fosse dalle Alpi alle Piramidi.
Ecco, la confusione regna sovrana e tutto ricade sulla scuola, le lagnanze dei docenti e dei genitori, le difficoltà degli studenti, soprattutto quelli con problematiche sociali, economiche, linguistiche. Una nuova “scuola di classe” dove i primi se la cavano e gli ultimi sono sempre ultimi.
Don Milani amava ripetere che non c’è cosa peggiore che fare parti uguali tra diseguali, ed è ciò che è successo. Si chiudono le scuole a Roma, Milano, Bologna, Palermo ma anche a Fontecchio, Fossa, Ocre, Ovindoli, etc. Si chiudono scuole con 25 alunni per classe e scuole con 25 alunni in tutto il plesso, scuole di città con la fibra a 100 Mbps e piccole scuole di frontiera con ADSL a 0,70 Mbps. E dopo tutte le risorse investite per sanificazioni, igienizzazioni, prodotti virucidi, sanificatori ad ozono, ai filtri con carbone attivo o liquidi speciali, mascherine, distanziamento dei banchi, reperimento ulteriori locali e quindi riscaldamento, luce, pulizie, organico COVID di docenti e ATA. Tutto inutile.
Non si poteva, la butto lì, delegare ai Sindaci, ai sensi degli artt. 33 3° comma della Legge n. 833/78, nonché ai sensi dell’art. 50 comma 5° T.U.E.L. (Testo Unico Enti Locali), in qualità di Autorità sanitaria locale e titolari del potere di emanare ordinanze contingibili e urgenti, la possibilità di decidere se chiudere o meno a seconda della situazione epidemiologica?
Perché chiudere anche in Comuni dove il Sindaco con enorme sacrificio ha fatto lo screening con tamponi molecolari a tutta la popolazione? Perché possono esistere Regioni bianche e non Comuni bianchi?
Concludendo, la DAD non può essere che un parziale rimedio in momenti di emergenza, talvolta è un palliativo, in tante zone del nostro paese non c’è connessione, tante famiglie non hanno dispositivi, per alcune tipologie di studenti la scuola in presenza è di vitale importanza, le conseguenze di due anni scolastici in Didattica a Distanza le pagheremo nei prossimi decenni.
Riaprite le scuole, prima che sia troppo tardi.
Antonio Lattanzi, dirigente scolastico