Il periodo di isolamento sociale dovuto all’emergenza Coronavirus ha portato alla luce il delicato tema della salute mentale, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha parlato di un’emergenza Covid-19 anche psichica, data dall’aumento di disturbi quali ansia e depressione. Quest’ultima è riconosciuta come prima causa di disabilità a livello mondiale e riguarda circa 3 milioni di italiani, di cui circa 1 milione soffre della forma più grave, la depressione maggiore.
Considerando solo l’Abruzzo, dai dati Istat si stima che circa 25.000 abruzzesi soffrano di depressione maggiore, di cui quasi 3 mila non rispondono ai trattamenti, secondo la rielaborazione su base regionale dei dati dello studio epidemiologico italiano Dory, volto a identificare, attraverso un’analisi di database amministrativi, i pazienti affetti da depressione resistente.
“A oltre un anno dall’inizio della pandemia di Covid-19, gli italiani che stanno scivolando nella depressione sono sempre più numerosi”, commenta Massimo di Giannantonio, presidente SIP, Società Italiana di Psichiatria e Direttore Dipartimento Salute Mentale, ASL Lanciano Vasto Chieti. “Le stime indicano almeno 150.000 nuovi casi in Italia solo a causa della perdita di lavoro dovuta alla crisi economica, ma i dati sono verosimilmente sottostimati e stiamo vivendo un’emergenza nell’emergenza che colpisce duramente soprattutto le donne, i giovani, gli anziani. In questo contesto è perciò fondamentale che le conseguenze della pandemia sulla salute mentale siano riconosciute e combattute: è indispensabile che i medici e i sanitari, ma anche le famiglie, individuino i segnali di disagio e agiscano per porvi rimedio. Oggi più che mai si riconferma perciò imprescindibile un’adeguata rete di supporto psichiatrico nel nostro Paese, che possa intercettare, seguire e trattare il malessere mentale. Anche in Abruzzo, una Regione che può essere un vero ‘modello’ per la prevenzione e la gestione della depressione: viviamo in un polmone verde d’Europa dove sono ancora molto radicati i legami familiari e dove nei tanti paesi sparsi sul territorio si vive ancora vicini e coesi, in piccole comunità che sono una grande risorsa per il benessere mentale. Il sostegno reciproco, la vicinanza e l’ascolto sono infatti la prima rete di salvataggio per i pazienti, a cui poi va però aggiunta una solida rete di competenze e assistenza.”
In tale contesto, istituzioni e rappresentati locali a livello medico, assistenziale e sociale si sono confrontati su come affrontare più efficacemente la malattia, superare lo stigma associato alla depressione, facilitare l’accesso alla diagnosi e alle cure più appropriate. Questa iniziativa è parte di un ciclo di incontri avviati nel 2020 a cui hanno già preso parte 12 regioni italiane. Le tavole rotonde, organizzate da Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, fanno parte del percorso più ampio di sensibilizzazione “Uscire dall’ombra della depressione”, un’occasione istituzionale volta a presentare anche in questa Regione il Manifesto Uscire dall’ombra della depressione, aggiornato sulla base di alcuni spunti emersi durante i tavoli regionali che hanno avuto luogo lo scorso anno. L’iniziativa gode del patrocinio della Regione Abruzzo, delle società scientifiche SIP - Società Italiana di Psichiatria e SINPF - Società Italiana di Neuropsicofarmacologia, di Cittadinanzattiva e Progetto Itaca, ed è stata organizzata con il contributo incondizionato di Janssen Italia, l’azienda farmaceutica del Gruppo Johnson & Johnson.
La depressione, inoltre, ha un forte impatto sulla qualità della vita e sui costi sanitari e sociali che risultano molto elevati. "I costi diretti non sono l'unico tassello da tenere in considerazione se si vuole cogliere appieno il peso economico e sociale di questa patologia. I costi indiretti (sociali e previdenziali) la fanno da padrone in quanto rappresentano il 70% del totale dei costi della malattia, con un forte impatto sulle giornate perse da lavoro ed incremento della disabilità", dice Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria e Direttore del EEHTA del CEIS dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata. "Basti pensare ai costi previdenziali, che hanno avuto un incremento del 38% negli ultimi 5 anni, legati all'elevato numero di giorni di assenza dal lavoro causato dalla depressione maggiore, alla perdita di produttività legata al presentismo. Visto l'incremento previsto del numero delle persone con depressione in seguito alla pandemia di Covid-19, il peso economico della malattia è destinato ad aumentare in maniera preoccupante".
Anche il costo legato agli assegni ordinari di invalidità e alle pensioni di inabilità, che si aggira intorno ai 106 milioni di euro, pari a 9.500 euro annui a beneficiario, rientra tra quelli indiretti legati alla malattia. In Abruzzo secondo un'analisi dell'EEHTA del CEIS (Economic Evaluation and HTA CEIS) basata su dati del 2015, tali prestazioni di invalidità previdenziale vengono concesse a 2,1 persone con depressione maggiore ogni 100.000 abitanti. "Questi dati testimoniano che stiamo parlando di una malattia fortemente invalidante, che impatta in maniera significativa sulla vita dei pazienti e della società, da molteplici punti di vista", prosegue Mennini. "Gestire il paziente in una fase precoce della malattia consente non solo un miglioramento della sua qualità di vita, ma anche una riduzione dell'impatto dei costi per il sistema sanitario e sociale".
“Continua in Abruzzo il tour regionale 2021 sulla depressione” commenta Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda. “La salute mentale, già considerata dall’O.M.S. la prima causa di disabilità, a seguito dell’emergenza Covid è ancor più messa a dura prova. Dopo aver redatto e presentato alla Camera dei Deputati il Manifesto ‘Uscire dall’ombra della depressione’ che ha raccolto l’impegno parlamentare a mettere in atto azioni concrete per migliorare qualità e quantità di vita dei pazienti che ne soffrono, abbiamo toccato 12 regioni italiane declinando i 10 punti del Manifesto a livello territoriale. Combattere lo stigma e avvicinare i pazienti a diagnosi precoci e a terapie innovative costituiscono l’impegno nostro e di tutti gli interlocutori con cui abbiamo interagito nel corso dell’anno. La strada non è semplice, ma proseguiremo determinati anche nel 2021 toccando altre Regioni italiane, sempre con lo spirito di un lavoro in rete, nell’intento di arrivare a una presa in carico omogenea in ciascuna Regione dei pazienti con depressione. Sono soprattutto le donne in questa fase che è importante attenzionare: un recente studio che ha coinvolto 10.000 donne in tutto il mondo ha fatto emergere che il 27% di loro (versus il 10% degli uomini) ha avuto un aumento dei problemi di salute mentale legati alle conseguenze del Covid. Del resto, questa pandemia ha provocato una pesante crisi economica che ha colpito soprattutto le donne in quanto impegnate in larga misura nel settore dei servizi: cassa integrazione e licenziamenti hanno riguardato soprattutto la popolazione femminile. Ma sono aumentati anche la violenza domestica e il lavoro di cura a carico delle donne rendendo questa categoria ancora più fragile e a rischio di depressione”.
“Janssen è impegnata da oltre 60 anni nel campo della salute mentale. In questi decenni abbiamo sviluppato ben 2 farmaci ritenuti fondamentali dall’OMS per il trattamento della schizofrenia, e la nostra attività di ricerca e sviluppo ci permetterà di portare presto anche in Italia una nuova e importante opportunità di cura per la depressione maggiore dopo decenni”, dichiara Loredana Bergamini, direttore medico di Janssen Italia, l’azienda farmaceutica del Gruppo Johnson & Johnson, che ha sostenuto l’iniziativa. “Grazie anche alla collaborazione di Onda e altri partner, abbiamo recentemente lanciato la campagna ‘La Depressione non si sconfigge a parole’ per aiutare pazienti e caregiver a capire come riconoscere il disagio mentale e affrontarlo in modo tempestivo. Il nostro impegno nel promuovere momenti di confronto costruttivo tra tutti gli attori coinvolti è molto sentito, particolarmente in un momento critico come quello attuale. Bisogna creare intorno ai pazienti una rete virtuosa che li sostenga lungo tutto il percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale”.
“È noto come la salute mentale e la tutela della sua integrità siano di primario e necessario interesse, in special modo durante il presente periodo di pandemia che giornalmente mina e mette in discussione la qualità della nostra vita”, afferma Mario Quaglieri, presidente V^ Commissione, Consiglio regionale Abruzzo. “Occorre sempre più prestare ascolto a quegli iniziali sintomi che si manifestano, magari attraverso azioni concrete che possano portare ad una fase diagnostica e di trattamento specifico, così come avviene per le altre patologie. Urge il potenziamento dell’attività di informazione afferente alla medicina territoriale così da cogliere le cosiddette prime avvisaglie della manifestazione della malattia. Bisogna, quindi, creare una rete intorno al paziente affetto in modo tale da sostenerlo efficacemente lungo l’intero iter, dalla fase della prima diagnosi sino alla conseguente terapia ed assistenza. Solo così riusciremo a garantire un miglioramento della qualità della vita dei pazienti affetti, cercando di difendere l’integrità della loro salute mentale”.
“Credo che, soprattutto nel particolare momento storico che stiamo attraversando, sia fondamentale mantenere alta l’attenzione su quei segnali, spesso non sempre percettibili, che manifestano l’insorgere di una forma più o meno severa di depressione”, conclude Nicoletta Verì, assessore alla Salute, Regione Abruzzo. “Il contesto con cui ognuno di noi è costretto a convivere ormai da troppi mesi non contribuisce certo ad aiutare a superare quel disagio profondo che può emergere in tutta la sua gravità proprio in questo periodo, amplificato da fattori ambientali non favorevoli. In Abruzzo abbiamo strutture, sia ospedaliere che territoriali, in grado di affiancare e supportare chi dovesse trovarsi in questa condizione e nel riordino dell’articolazione territoriale è previsto proprio un potenziamento delle figure professionali a sostegno di patologie come appunto la depressione”.