Il governo lavora alle misure che entreranno in vigore da dopo il 6 aprile. I
numeri della pandemia sono ancora alti, e il tasso di positività (dati del 25 marzo) risale al 6,8%. Dalla cabina di regia dell'esecutivo, secondo quanto si apprende, emerge che non ci saranno zone gialle: fino al 30 aprile saranno confermate le misure oggi in vigore che prevedono solo zone arancioni e rosse.
Lo stesso premier Draghi, in conferenza stampa, ha poi confermato la ripartenza della scuola dopo Pasqua: "Riapertura fino alla prima media".
Si torna dunque in classe fino alla prima media anche in zona rossa. "Il ministro Bianchi sta lavorando perché questa riapertura avvenga in maniera ordinata", ha aggiunto Draghi. "Aprire ulteriormente aumenta il contagio", ha sottolineato il premier.
Sempre sulla scuola, il premier ha ricordato: "La volontà complessiva era che, se ci fosse stato uno spazio, lo avremmo utilizzato per le scuole fino alla prima media". "Le evidenze scientifiche mostrano che le scuole sono un punto di contagio molto limitato solo in presenza delle altre restrizioni".
"Le scelte dei governatori dovranno essere riconsiderate alla luce dell' affermazione del governo che la scuola in presenza è obiettivo primario della politica del governo", ha poi ricordato Draghi. "In alcuni casi sarà possibile effettuare il test" per gli studenti, "ma parlare di azione globale mi sembra eccessivo", ha poi aggiunto il premier.
Sembra quindi scartata l'ipotesi di una "zona gialla rafforzata", per le regioni dove la curva dei contagi, dopo Pasqua, mostrerà una discesa. L’idea, secondo quanto riportava il Corriere della Sera, era quella di concedere fiato a quelle categorie più penalizzate dall’inizio della pandemia, come i gestori di bar e ristoranti.
Per il decreto che sarà in vigore dal 7 aprile, i ministri che sostengono la linea del rigore hanno chiesto ancora un mese di divieti, eliminando proprio la fascia gialla.
"Le chiusure sono pensabili o impensabili solo in base ai dati che vediamo" sui contagi, ha poi chiarito Draghi. "Le misure hanno dimostrato nel corso di un anno e mezzo di non essere campate per arie. È desiderabile riaprire, la decisione se farlo o meno dipende dai dati".
Draghi è poi intervenuto, durante la conferenza stampa, sui vaccini. "Noi per primi abbiamo proposto" il tema delle restrizioni all'export di vaccini nei Paesi extra-Ue. "Ora purtroppo è un tema all'attenzione di tutti". "Il criterio enunciato dalla Commissione è in parte una modifica del criterio precedente. Prima l'unico requisito per lo stop all'export di un certo vaccino era il non rispetto del contratto da parte di una società".
Sui vaccini, inoltre, "ci sarà un incontro la prossima settimana tra le Regioni e il governo centrale, ci sarò anche io. Bisogna lavorare tutti insieme, inutile mettere divieti o minacciare misure. Il criterio di fondo è l'età. Si va avanti così e si va avanti bene", ha detto il presidente del Consiglio. "Non abbiamo discusso la proroga dello stato di emergenza", ha poi specificato Draghi.
"Le misure ci hanno consentito di verificare i primissimi segnali di rallentamento del contagio. Oggi l'RT segna 0,8, la settimana passata 1,16 ed erano diverse settimane che cresceva. Il tasso di incidenza è sceso sotto i 250: c'è ancora una situazione delicata che va seguita con la massima attenzione ma possiamo consentirci in un quadro prudenziale una scelta di apertura della scuola", ha poi aggiunto il ministro Roberto Speranza.