Lo scorso febbraio, ai 18 ex dipendenti del complesso sportivo di Verdeaqua è terminata anche la Naspi, l’indennità di disoccupazione che percepivano dalla primavera del 2019.
A questi lavoratori è rimasto solo il Reddito di emergenza (Rem), che però è una misura temporanea collegata alla pandemia e in quanto tale ha una durata limitata: 3 mesi – marzo, aprile e maggio – con un contributo massimo complessivo di 1200 euro. Finito il Rem, tra poche settimane si ritroveranno senza alcuna forma di sostegno al reddito o di ammortizzatore sociale.
Si dimentica spesso che dietro la vicenda di Verdeaqua non c’è solo la storia di uno dei più importanti complessi sportivi pubblici cittadini scandalosamente chiuso ormai da oltre due anni e mezzo (era l’ottobre 2018). C’è anche un dramma occupazionale che interessa 18 persone (in realtà sono almeno il doppio, se si considerano anche gli istruttori che lavoravano nell’impianto anche se non erano assunti) e le loro famiglie.
In base agli accordi siglati da sindacati e Comune, i lavoratori dovrebbero essere riassorbiti dal nuovo gestore una volta che quest’ultimo si sarà insediato. Ma di questo passo chissà quando accadrà.
La giunta comunale deve ancora approvare la delibera con il nuovo bando di gara per l’affidamento, dopo che quello indetto lo scorso anno è andato deserto.
L’assessore allo Sport e alle Opere pubbliche, Vito Colonna, assicura che il provvedimento e il capitolato sono pronti e che mancano le ultime limature. Il via libera dovrebbe arrivare entro la fine di maggio.
Una volta ottenuto il voto favorevole della giunta, la delibera dovrà essere approvata, però, anche dal consiglio comunale, previo passaggio in commissione. Dopodiché dovrà essere trasmessa alla Cuc (la centrale unica di committenza) per la pubblicazione del bando. Tutti passaggi che richiedono mesi, visti anche i tempi tecnici incomprimibili legati all’espletamento della gara. Ai quali si aggiungono quelli necessari per l’esecuzione dei lavori di ripristino del complesso (quantificati in oltre 600mila euro), che saranno a carico del vincitore del bando.
Il vecchio bando, quello a cui non ha risposto nessuno, prevedeva una serie di condizioni oggettivamente onerose. Oltre alla gestione ventennale dell'intero centro sportivo – comprensivo di piscina, campi da calcetto, bar e pista di pattinaggio - a un canone di 18 mila euro annui, il soggetto subentrante avrebbe dovuto infatti assicurare, pagando di tasca propria, anche l'esecuzione degli interventi di riqualificazione e messa a norma, quantificati in 598 mila euro (ma con Iva e oneri di sicurezza si superano i 658 mila), nonché corrispondere al Comune ulteriori 100 mila euro all’anno per l'estinzione della quota residuale del mutuo (1,7 milioni) contratto dal vecchio gestore (la cooperativa Verdeaqua Smile) grazie a una fiudeiussione firmata, vent’anni fa, proprio dall’amministrazione. In più avrebbe dovuto riassumere, in virtù della clausola sociale inserita nel capitolato, i 18 ex dipendenti della Verdeaqua Smile, ai quali, nel frattempo, è scaduta anche la Naspi, l'indennità di disoccupazione.
Nel nuovo bando non ci sarà più la parte relativa all’accollo del vecchio mutuo mentre dovrebbe rimanere invariata quella inerente i lavori di messa a norma, che saranno sempre a carico del nuovo gestore. In questi mesi, il Comune, con l’ausilio di una società di consulenza esterna, ha approntato anche un business plan aggiornato al regime di restrizioni Covid, contenente nuove stime di ricavi, costi e investimenti.
PISCINA COMUNALE
Se Verdaqua ha in prospettiva tempi di riapertura biblici, per la piscina comunale dovrebbe essere questione di qualche settimana.
L’ultimo decreto Covid varato dal Governo ha stabilito che dal 15 maggio potranno riaprire le piscine all’aperto e dal primo giugno le palestre.
Non ha fornito invece una data certa per la ripartenza delle piscine al chiuso, ostacolata soprattutto da un problema: il divieto di utilizzare le docce. Un impedimento che si potrebbe superare, però, con ingressi limitati negli spogliatoi e sanificazione dopo ogni singolo uso. Se si dovesse trovare l’accordo su questo punto, con approvazione delle regole da parte del Comitato tecnico-scientifico, dal primo giugno potrebbero riaprire anche questi impianti. Per il momento, però, a regnare è l’incertezza.
“Se arrivasse l’ok dal Governo, saremmo pronti a ripartire anche domattina” dice Gianni Benevieri, presidente della Rari Nantes, la società che gestisce la struttura. “Speriamo che i tempi siano celeri perché la situazione si è fatta difficilissima. Non capiamo il motivo di questo stop prolungato, non ci sono prove che il Covid possa diffondersi nelle piscine. Il cloro, un corretto funzionamento, la manutenzione e un’adeguata sanificazione fanno sì che il rischio sia di molto più basso rispetto ad altre situazioni”.
“Siamo chiusi al pubblico dal 25 ottobre” spiega Benevieri “ma durante il lockdown abbiamo comunque scelto di mantenere gli impianti accesi. La Comunale è una struttura storica ma obsoleta, se avessimo fermato tutto probabilmente non avremmo più riaperto. Questo ha significato naturalmente continuare a sostenere le spese per la manutenzione e le utenze, senza incassare praticamente niente. Considerando anche il lockdown dello scorso anno, abbiamo accumulato un passivo di oltre 150mila euro, a fronte del quale abbiamo ricevuto solo un sostegno di 5mila euro da parte della Regione. Dal 21 dicembre abbiamo ricominciato con l’agonismo, ogni fine settimana ospitiamo gare e competizioni regionali. In questo momento siamo l’unico grande impianto funzionante in Abruzzo, perché quelli di Teramo, Chieti e Pescara sono chiusi. Prima del Covid qui lavoravano oltre 40 persone, tra dipendenti e istruttori. Oggi sono una decina, con tempi e orari ridotti. Devo ringraziarli, perché hanno capito il momento e ci sono venuti incontro in attesa di tempi migliori”.