"Ormai, come ogni anno, alla lettura delle dotazioni di organico del personale scolastico, la FLC CGIL della provincia dell’Aquila non può che constatare la costante perdita di alunni ed alunne nelle scuole delle nostre aree interne".
A dirlo è la segretaria generale FLC dell'Aquila, Miriam Del Biondo, che sottolinea come non si tratti di un problema della scuola ma chiaramente lo diventa.
"La perdita demografica nelle aree interne, soprattutto in alcune, ad esempio quelle concentrate tra Valle Peligna ed Alto Sangro, comporta costanti contrazioni di organico e possibilità molto realistica di chiusure graduali delle piccole scuole delle realtà più interne, dove, come più volte affermato, la scuola rappresenta l’unico presidio di socialità e di stimolo culturale. Nonostante gli organici siano stati confermati per l’anno scolastico 2020/21, grazie all’intervento sindacale, e dunque non ci sono stati tagli, l’inadeguatezza dei numeri delle nostre aree interne rispetto ai parametri nazionali è sempre più evidente".
Sono numeri che parlano di una realtà sempre più impoverita, una realtà di abbandono da parte dello stato e degli stessi enti locali che non hanno più risorse per evitarla. "Vi sono due ordini di problemi", chiarisce Del Biondo: "da una parte, la necessità ormai stringente che si rivedano parametri nazionali non adeguati ai territori in sofferenza come il nostro. I parametri per la formazione delle classi e delle sezioni sono contenuti nel DPR 81 del 2009, una misura a firma, tra le altre, dell’allora ministra Gelmini e del ministro Brunetta, chiaramente orientata al contenimento della spesa pubblica o, come fu allora definito, ‘al razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola’. Una terminologia aberrante che ha prodotto situazioni di pari livello e qualità. Dall’altra parte, però, non possiamo non prendere atto che l’emorragia di popolazione delle nostre aree interne sembra essere irrefrenabile".
La ricaduta che questo ha sulla scuola è inevitabile e diventa sempre più difficile mantenere istituzioni scolastiche sottodimensionate o malamente dimensionate. "La FLC CGIL lo dice da tempo, la scuola fa parte di un sistema integrato insieme a sanità, servizi, trasporti. Se manca uno solo di questi elementi il sistema frana. Sulla scuola i danni sono evidenti e costantemente monitorati, perché l’organico è annuale e segue l’onda delle iscrizioni. Ci facciamo i conti ogni anno in questo periodo. Ogni anno proviamo a discutere con gli Uffici Scolastici per mettere pezze, ma i danni rischiano a breve di essere irreparabili".
Il sindacato ritiene che manchi una progettazione dei territori in termini prospettici, che trasformi le nostre aree interne in luoghi attraenti e cambi la narrazione del territorio. Per questo, la FLC CGIL ritiene necessario "che si giunga ad una seria contrattazione sociale territoriale che trasformi il paradigma delle aree interne e renda loro il valore della bellezza e della qualità della vita affinché chi vi vive non senta la necessità di fuggire e chi le incontra senta la volontà di trasferirvisi. Solo così, forse, la scuola pubblica in questi territori riprenderà ad avere la funzione educativa, sociale e culturale che le è stata sottratta. Ad una scuola più povera corrisponde un territorio più povero. Non è un problema della scuola. E’ un problema politico".