di Massimo Prosperococco* - Ieri ho fatto una lunga passeggiata per L’Aquila.
La bellezza della città è sempre più evidente, ma non è una città a misura di pedone, specialmente se sei in carrozzina.
Avevo deciso di partire da casa - zona scuole Acquasanta (sopra Carrefour) - con la mia sedia “ibrida” con un piccolo propulsore elettrico per recarmi in piazza Duomo.
Era una cosa che sognavo da tempo.
Ci siamo organizzati: accumulatori carichi, auricolari, telefono e nello zainetto un kway non si sa mai dovesse venire a piovere.
L’ANDATA. Siamo pronti, forza e coraggio e si va, esco dal cancello di casa. Prima piccola difficoltà: alla fine delle strisce pedonali c’è uno scivolo, ma prima un piccolo scalino che da solo non riesco a superare: ho avuto bisogno di una piccola spinta. Proseguiamo fino alle successive strisce davanti alla parte alta di Carrefour, che hanno lo scivolo alla fine, ma non hanno poi lo scivolo all’uscita dal marciapiede. Sono costretto a tornare indietro e percorrere per una decina di metri un pezzo di carreggiata stradale con le auto che mi passano accanto, ma che per fortuna mi vedono e rallentano. Entro poi nel posteggio vicino l’ITIS per tagliare ed evitare di fare la curva contromano con le auto che non mi vedono.
All’uscita, prendo un signor marciapiede in zona scuole: tutto regolare, supero le scuole e arrivo con tranquillità, ma con doppio radar inserito per evitare le buche fin davanti alla questura (zona con limite a 30km/h). Attraverso. Automobilisti gentilissimi alla vista di uomo in sedia si fermano a 20 metri dalle strisce, le supero e sono in salvo, ma davanti a me scopro che i marciapiedi che costeggiano la Questura non sono accessibili. Devo proseguite sulla sede stradale percorsa dalle auto.
Arriviamo all’incrocio con via Strinella e cerchiamo un passaggio pedonale per attraversare la rotonda del Torrione e scopriamo anche qui che non esiste!
Sembra incredibile.
Superare la strada è una roulette russa, sono nuovamente in curva, senza marciapiedi, con visuale coperta. Chi mi accompagna con coraggio si sporge e segnala alle auto che vorremmo passare. Le auto si fermano, incolonnate, e posso andare; vedo la salvezza davanti a me: c'è uno scivolo. Mi ero illuso: non era la salvezza, stavo per affrontare la madre di tutti gli scivoli fatti male e pericolosi, o almeno così credevo perché ancora non immaginavo cosa mi aspettava al ritorno. Lo superiamo mettendo in atto alcuni fondamenti della mischia nel rugby.
Proseguiamo verso le prossime strisce pedonali: scalini qui e là, ma finalmente arriviamo sul viale pedonale che costeggia lo stadio. Ci rilassiamo e chiacchieriamo. Arriviamo quasi fino al sottopasso e attraversiamo verso il castello, o almeno vorremmo attraversare, ma l’unico scivolo è ostruito da un'automobile. In maniera rocambolesca riusciamo ad attraversare e, dopo aver evitato diverse buche, siamo in sicurezza alla Fontana luminosa.
È fatta!
Siamo felici. Ora posso permettermi un bel giro nel cuore del centro, con tutte le sue difficoltà: pavimentazione provvisoria, scalini, buche e auto ammonticchiate che mi impediscono di passare. Chiudo gli occhi sperando e dando fiducia alla futura nuova pavimentazione che mi auguro accessibile e decido di far finta di nulla, almeno per ora.
Come sempre, venire in centro a L’Aquila mi mette addosso un misto di enorme gioia e di sottile tristezza per le tante occasioni perse della ricostruzione, ma quando vedo la città è sempre come incontrare un affetto mai dimenticato. Ho la speranza che L’Aquila e gli aquilani possano avere un futuro migliore e una città non solo apprezzata dagli aquilani, ma da tutti.
Il prossimo sindaco ha un compito molto difficile, quello di rammendare i pezzi della città completamente strappati. E riconnettere la città con il territorio e con il suo ruolo in Abruzzo e in Italia, una sfida che dovrà vedere in campo le migliori competenze.
IL RITORNO Si torna a casa, percorso inverso.
Arrivati alla rotonda del Torrione però, viste le difficoltà dell’andata, decidiamo di piegare a sinistra verso la Conad, attraversare su viale della Croce Rossa per poi andare verso il Torrione, ma il detto “Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia non sa quel che trova” doveva farmi riflettere.
Appena attraversate le strisce, cioè quella invisibile traccia che ne rimane con le auto che sfrecciano, mi aspetta uno scivolo ingannevole e pericoloso: lo affronto senza rendermi conto che non è uno scivolo, ma una trappola. La mia sedia si inclina indietro e si piega di lato, rimango bloccato come fossi sulla soglia di un precipizio con il terrore che il terreno mi ceda sotto i piedi, anzi sotto le ruote. L’inclinazione obliqua è tale che qualsiasi movimento avessi fatto mi sarei ribaltato cadendo in mezzo alla strada, con le auto che passavano.
Mi coglie la paura.
Arriva un passante che ci vede in difficoltà e tenta di aiutarci: con fatica e una montagna di stress superiamo lo scivolo.
Proseguiamo verso il Torrione dove non esistono attraversamenti pedonali: siamo costretti ad attraversare trasversalmente la strada per cento metri facendo lo slalom tra auto in movimento e auto parcheggiate. Nuovamente in salvo sul marciapiede davanti l’isola ecologica, proseguiamo verso casa tra altre mille difficoltà: con quello che abbiamo passato è acqua fresca. Ultimo attraversamento e siamo a casa dove mi aspetta una birra o una camomilla: scelgo la birra come nei migliori terzi tempi.
L’Aquila città accogliente e a misura d'uomo? No, ancora no. Ci vorrà un cambiamento culturale forte e intenso a cui dedicare e concentrare energie. Io non mi arrendo e nemmeno voi che siete arrivati fin qui.
di Massimo Prosperococco, Coordinatore Associazioni Disabili provincia dell'Aquila