Domenica, 25 Luglio 2021 22:54

Regione Abruzzo condannata per discriminazione degli stranieri sui 'buoni spesa'

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ll Tribunale dell'Aquila ha accolto il ricorso contro la Regione Abruzzo, ritenendo del tutto irragionevole e discriminatoria la scelta di escludere dall'accesso ai “buoni spesa” una quota rilevante di stranieri, regolarmente soggiornanti, che possono trovarsi nella medesima condizione di bisogno degli italiani.

La questione era sorta per effetto della delibera 193 del 10 aprile 2020 con la quale la Regione aveva stabilito i criteri per l’erogazione di buoni spesa per l’acquisto di beni di prima necessità da destinare ai nuclei “a rischio di esclusione sociale” a causa della crisi economica provocata dalla pandemia.

L’Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione (ASGI) e 7 cittadini stranieri di varia nazionalità (Senegal, Guinea, Costa D’avorio, Gambia, Venezuela), tutti residenti all’Aquila, con il sostegno di ARCI Abruzzo e con il patrocinio degli avvocati Gianni Piscione e Alberto Guariso, hanno chiamato quindi in causa la Regione chiedendo di ammettere ai buoni spesa tutti gli stranieri residenti a parità di condizioni con i cittadini italiani, senza esclusioni derivanti dal titolo di soggiorno.

Se le altre Regioni italiane hanno scelto di rivolgere interventi di questo genere a tutte le persone bisognose e impoverite dalla pandemia, senza distinzioni di nazionalità, la sola Regione Abruzzo aveva invece deciso di escludere da tale prestazione di soccorso la gran parte degli stranieri regolarmente soggiornanti in Abruzzo, introducendo il requisito del permesso a tempo indeterminato o del permesso almeno biennale unito ad una “regolare attività lavorativa”.

Il primo requisito escludeva quasi la metà degli stranieri regolarmente soggiornanti in Abruzzo (cioè tutti quelli che hanno un permesso annuale o biennale, che in Abruzzo sono circa 25.000) mentre il secondo era incomprensibile perché l’accesso ai buoni spesa era riservato a persone prive di occupazione e dunque chiedere agli stranieri di avere un “lavoro regolare” (che avrebbe impedito comunque di ottenere la prestazione) costituiva una vera e propria beffa.

"Ora - spiegano Asgi e Arci - in virtù della decisione del Tribunale, la Regione (che nel frattempo ha erogato secondo i criteri discriminatori tutte le somme originariamente stanziate) dovrà necessariamente riaprire il bando e consentire la presentazione delle domande anche ai nuovi aventi diritto, con aggravio di costi e di attività amministrativa. Ancora una volta le scelte di carattere puramente ideologico compiute da una Amministrazione si rivelano un danno non solo per gli stranieri, ma per i principi di buona amministrazione e dunque per l’intera collettività". 

Ultima modifica il Lunedì, 26 Luglio 2021 19:40

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