Lunedì, 27 Settembre 2021 10:45

Sciopero contact center Inps, Cgil, Cisl e Uil: "Applicare clausola sociale"

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Si è tenuto stamane lo sciopero nazionale del lavoratori di Comdata e Network Contact, le due società che dal 2019 gestiscono in Ati la commessa del contact center Inps, per protestare contro la decisione dell'istituto diretto da Pasquale Tridico di internalizzare il servizio senza rispettare la clausola sociale, ovvero la riassunzione dell'attuale forza lavoro, ma procedendo a un concorso pubblico.

Allo sciopero hanno aderito anche i lavoratori della sede dell'Aquila; il coordinamento unitario delle RSU di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom ha indetto un presidio in città, sotto la sede dell'Inps. 

Accanto alle lavoratrici e ai lavoratori - sono circa 560 nel contact center aquilano - i deputati Stefania Pezzopane e Luigi D'Eramo, il vice presidente della Giunta regionale Emanuele Imprudente, i consiglieri regionali Americo Di Benedetto e Pierpaolo Pietrucci, il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, il vice sindaco Raffaele Daniele, il presidente del Consiglio comunale Roberto Tinari, l'assessore Daniele Ferella, i consiglieri Stefano Palumbo, Lelio De Santis, Giancarlo Della Pelle

Una rappresentanza ampia, bipartisan, con la rassicurazione, alle lavoratrici e ai lavoratori, che verrà messo in campo "il massimo impegno" per tutelare i posti di lavoro.

 

L'intervento di Piero Francazio, Uilcom Uil

 

Come noto, l'Inps intende tornare a gestire direttamente il servizio contact center che finora è stato esternalizzato; più precisamente, vuole affidarlo ad una società in house (controllata), la Inps Servizi Spa. Ma per compiere questo passaggio, intende indire un concorso pubblico aperto a tutti.

Eppure, in questi anni si sono messe in campo delle 'politiche' precise sul settore, e 'particolari' sulla vicenda Inps: innanzitutto, è stata approvata la clausola sociale nel Codice degli appalti del 2016, una norma specifica per i call center che garantisce la riassunzione del personale in caso di cambi di commese a seguito di gare; poi, è arrivato il via libera all'articolo 5bis del decreto legge 101/2019 che prevede, appunto, l'internalizzazione dei lavoratori del call center Inps tramite una società in house appositamente istituita dall'Istituto. Norme che sembrerebbero piuttosto chiare. Si sta andando in tutt'altra direzione.

Per questo, i sindacati consideranio le procedure annunciate da Tridico "illegittime", se è vero, tra l'altro, che le società in house sono tenute a rispettare la clausola sociale, non essendo obbligate, in quanto non considerate pubbliche amministrazioni, a fare concorsi.

Lo dimostrano, tra l'altro, diverse sentenze del Tar e della Cassazione. D'altra parte, a luglio il Parlamento ha approvato un ordine del giorno che impegna il Ministero del Lavoro a vigilare affinché l'Inps applichi, appunto, la clausola sociale, riassumendo, cioé, i le lavoratrici e i lavoratori attualmente impiegati garantendo il perimetro occupazionale. 

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Tridico, però, ha ribadito l'intenzione di tirare dritto, citando non meglio precisati 'pareri vincolanti': "quali sono questi pareri vincolanti, quello dell’avvocatura interna dell’Inps? Come a dire che il 'Professor' Tridico chiede al 'Presidente' Tridico un parere sull’applicabilità della clausola sociale", l'affondo dei sindacati.

E' chiaro che avviare una procedura pubblica, alla quale parteciperanno, presumibilmente, decine di migliaia di persone, vorrebbe dire provocare "un disastro occupazionale" perché molti degli attuali dipendenti, dopo anni di lavoro, potrebbero non superare il concorso e quindi non rientrare. I primi a farne le spese, secondo il sindacato, sarebbero i dipendenti non diplomati, quelli che possiedono solo la licenza media, che sarebbero proprio esclusi dalla selezione: in totale sono circa 600, solo all’Aquila 35.

Da questo punto di vista, i sindacati unitari ritengono "poco rassicurante" il percorso di costruzione del bando di selezione: "Non c’è la benché minima certezza sugli strumenti che garantirebbero che i selezionati saranno le lavoratrici ed i lavoratori attualmente impegnati sulla commessa. Del tutto elusive le risposte sulle garanzie delle condizioni economiche. A parte un generico impegno sui profili orari, non una parola è stata detta dal Presidente sui livelli e l’anzianità contrattuale. Per non parlare delle condizioni giuridiche dei contratti (articolo 18 Legge 300)".

Ma la parte ancora più preoccupante riguarda i numeri complessivi dell’internalizzazione: il Presidente ha chiaramente affermato che l’operazione riguarderà "circa 3000 persone" a fronte delle 3300 attualmente impiegate sulla commessa. "Quindi - ridadiscono Cgil, Cisl e Uil - al netto dell’impossibilità di predeterminare i selezionati, sappiamo già oggi che diverse centinaia di persone saranno tagliate fuori dal processo, quindi diventeranno degli esuberi. Parliamo di persone che nel periodo più buio della pandemia hanno prestato un servizio preziosissimo".

Nel frattempo le condizioni di lavoro nelle aziende fornitrici si fanno ogni giorno più complicate: "I lavoratori sono di fatto prigionieri di una totale indefinitezza, esposti ad un uso scandaloso degli ammortizzatori sociali. Non ci siamo proprio! E’ inammissibile che proprio la committenza pubblica stia contribuendo ad affossare la clausola sociale. Non è più tollerabile barattare l’internalizzazione in quanto tale con le garanzie per le persone".

Tra l'altro, sul tavolo c'è anche la vicenda dei 212 addetti che, da 9 anni, lavorano sia alla commessa Inps sia, seppur in maniera residuale, a quella dell’Agenzia delle entrate. Quest’ultima, da novembre 2021, uscirà dal contact center Inps e ha già affidato il servizio a una cooperativa sociale di Roma, senza prevedere alcuna clausola sociale. L’Agenzia delle Entrate ha richiesto alla cooperativa circa 70 operatori che sono stati però selezionati dall’esterno. Soltanto all'Aquila, rischiano di restare fuori 103 lavoratori.

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"Basta con la demagogia!", hanno ribadito stamane i sindacati: "La clausola sociale ha già dato alle lavoratrici ed ai lavoratori uno strumento valido per sottrarsi alla precarietà. L’internalizzazione deve essere una ulteriore opportunità di migliorare le loro condizioni, non può voler dire far rientrare dalla finestra quello che abbiamo sbattuto fuori dalla porta".

Di qui, la richiesta di applicazione della clausola sociale, "quale unico strumento di legge e contrattuale atto a garantire l'assorbimento di tutte le persone che in questi mesi, da anni, hanno costituito l'ossatura del servizio Inps"; inoltre, Slc Cgil, Fistel Cisl e Uil Uilcom hanno chiesto di "istituire un tavolo permanente regionale fino alla chiusura della vertenza".

Durante la pandemia, hanno ribadito i sindacati, "con l'Inps che si barricava dentro le proprie sedi mettendo in sicurezza i propri funzionati, i lavoratori del contact center rispondevano a 60milioni di utenti, molto dei quali in attesa di ricevere il pagamento dei vari ristori e ammortizzatori sociali; oggi, i rappresentanti dell'Ente si trincerano dietro una norma che finirà per 'rimpiazzare' quei lavoratori considerati, sino a ieri, degli 'eroi' con altri, che hanno operato a vario titolo su attività di "analoga complessità. Una vera e propria ingiustizia".

Ultima modifica il Lunedì, 27 Settembre 2021 22:19

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