Sabato, 25 Dicembre 2021 18:59

Abruzzo: in 10 anni la bolletta dell'acqua è lievitata di oltre il 90%

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Negli ultimi dieci anni, dal 2011 al 2020, la bolletta idrica delle famiglie abruzzesi è lievitata di oltre il 90%, passando da 215 a 409 euro l'anno, con il picco di incremento del 17,2% annuo raggiunto tra il 2011 e il 2012.

Il dato emerge dall'analisi dei dossier dell'Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva che, ogni anno, indaga sulla cifra spesa per l'acqua; le tariffe indicate tengono conto di una famiglia tipo di tre componenti con un consumo annuo di 192 metri cubi.

Nel 2011 la spesa media annuale in Abruzzo per la bolletta dell'acqua si aggirava intorno ai 215 euro l'anno, per passare ai 323 euro nel 2015 e ai 409 euro nel 2020. 

Gli incrementi più elevati nel corso degli anni si sono registrati a Chieti che, nel 2011, era tra le città meno costose in Italia per l'acqua, all'epoca con una media di 176 euro l'anno di spesa, arrivando a 374 euro nel 2019 con un incremento del 112,5%. L'Aquila, che è la città più cara in Abruzzo per quanto riguarda le bollette idriche, registrava un costo di 248 euro l'anno nel 2009, anno del sisma, per salire fino ai 466 euro del 2020, con un incremento dell'88%.

A Teramo, tra le città meno costose in Italia nel 2011 con 184 euro di spesa, la spesa è lievitata fino a 299 euro l'anno nel 2017, con un aumento del 62,5%. A Pescara le bollette sono salite dai 309 euro del 2014 ai 374 del 2020, con un incremento del 21,1%.

Secondo Cittadinanzattiva, con un uso piu' consapevole e razionale di acqua, quantizzato in 150mc invece di 192mc l'anno, una famiglia abruzzese spenderebbe 313 anziche' 409, con un risparmio medio del 23% circa, ovvero 96 euro. Ad esempio, in un anno si possono risparmiare 42mc di acqua con questi piccoli accorgimenti: sostituendo, una volta su due, la doccia al bagno (risparmio di 4,5mc), riparando un rubinetto (21mc), usando lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico (8,2mc), chiudendo il rubinetto mentre si lavano i denti (8,7mc). 

"Si torni a una gestione veramente pubblica, come richiesto dai cittadini nel referendum del 2011, eliminando ogni forma di guadagno sull’acqua", chiede il referente per l’acqua del Wwf Abruzzo, Luciano Di Tizio, commentando i dati di Cittadinanzattiva. "Il passaggio della gestione del servizio idrico integrato dai Comuni alle spa di proprietà pubblica ma di diritto privato che, in Abruzzo, sono state create proprio per la gestione dell’acqua ha sempre comportato per i cittadini un aumento dei costi e un peggioramento del servizio".

Caso emblematico è quello di Chieti – sottolinea Di Tizio – "l’ultimo dei quattro capoluoghi di provincia abruzzesi a cedere le proprie reti a una di queste aziende, nel caso specifico l’Aca. L’azienda consortile garantisce soltanto un più frequente recapito delle bollette, mentre il servizio è decisamente peggiorato. Del resto, i fontanieri che erano passati dal Comune teatino all’Aca insieme alla gestione dell’acqua sono stati restituiti all’organico municipale. ACA a quanto pare, a dispetto del proprio scopo primario, non ha bisogno di idraulici! In 'compenso' – si fa per dire – i costi sono enormemente lievitati e la bollette sono diventate di difficilissima lettura, almeno rispetto a quelle, semplici e chiare, a suo tempo emesse dal Comune".

La posizione del WWF Abruzzo in proposito è chiarissima: "si torni a una gestione veramente pubblica, come richiesto dai cittadini nel referendum del 2011, eliminando ogni forma di guadagno sull’acqua. L’utile deve servire solo a risistemare le reti, oggi a livello di un colabrodo, e non a far sopravvivere carrozzoni inefficienti, e spesso mal gestiti con ulteriore danno per i cittadini chiamati anche a ripianarne i conti",

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