Una lettera aperta per chiedere di accedere al processo di stabilizzazione e di reinternalizzazione dei servizi esternalizzati. A scriverla sono i lavoratori della RSA di Montereale (operatori socio sanitari, infermieri, fisioterapisti) che hanno svolto il loro servizio a supporto ed ad integrazione del SSN e ora restano esclusi dal processo di stabilizzazione che coinvolge tutto il personale assunto durante la pandemia.
Qui di seguito riportiamo il testo completo della lettera
La pandemia da covid -19 ha messo in risalto grandi criticità del sistema sanitario nazionale, l’eccessiva carenza di personale e l’abnorme ricorso ad esternalizzazioni di servizi essenziali a società private o cooperative sociali.
Nel corso degli ultimi 2 anni , per colmare le carenze di organico, ci si è avvalsi di avvisi pubblici finalizzati all’assunzione di personale a tempo determinato, cosa, questa, che però non ha impedito il blocco delle prestazioni ordinarie, tale era la scarsità di personale nelle strutture pubbliche.
Così, mentre sta crescendo la consapevolezza di dover affrontare il problema in modo concreto e strutturale iniziando a colmare le carenze di organico con la stabilizzazione dei lavoratori che hanno svolto in maniera “precaria” la loro opera in questo periodo vengono dimenticati tutti quei lavoratori che nel corso degli ultimi 20 anni hanno svolto il loro servizio a supporto ed ad integrazione del SSN i quali, in molti casi ed in particolare in quello dei dipendenti della RSA di Montereale, sono sotto la diretta supervisione di dirigenti sanitari della ASL 01 Abruzzo.
In modo chiaro e conciso: sono i dirigenti medici dipendenti della ASL (pubblici dipendenti) che impartiscono loro le indicazioni terapeutiche ed i piani assistenziali da somministrare agli ospiti; i 'posti letto' sono della ASL; la struttura è della ASL e, di fatto, lavorano all’interno della struttura pubblica.
Operatori socio sanitari, infermieri, fisioterapisti e terapisti ocuupazionali, che parimenti a tutti i dipendenti delle strutture pubbliche hanno fronteggiato con spirito di sacrificio e abnegazione le problematiche generate dalla pandemia ottenendo encomiabilmente i medesimi risultati dei pubblici dipendenti e che, prima ancora, sono stati protagonisti di un grande servizio socio-sanitario-assistenziale, curando i loro ospiti con umanità, spirito di servizio e grande professionalità, fiore all’occhiello di tutto l’Alto Aterno, vengono inesorabilmente ignorati nelle loro legittime richieste.
Appare oltremodo sconvolgente che questi lavoratori vengano esclusi da un processo che, oltre a dare una stabilità al loro posto di lavoro, inizierebbe il vero processo, ormai ineludibile di reinternalizzazione dei servizi esternalizzati riducendo notevolmente i costi di gestione della pubblica sanità.
I lavoratori della Rsa di Montereale chiedono che vengano seriamente prese in considerazione le loro istanze di partecipazione al percorso di stabilizzazione e che sia iniziato e portato a termine anche in Abruzzo cosi come è stato fatto in altre regioni italiane il processo di re-internalizzazione.
Indignati dall’essere trattati sempre come l’ultima ruota del carro, non escludono il ricorso a forme di rivendicazione come manifestazioni, cortei, scioperi ed occupazioni.
I lavoratori della RSA di Montereale