Un pensiero alle vittime della tragedia di Rigopiano, assicurando il corretto svolgimento del processo e il massimo impegno per la giustizia.
Si è aperta così la Cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario della Corte d’Appello dell’Aquila, nel quinto anniversario “dei tragici fatti dell’Hotel Rigopiano che ferite inguaribili hanno lasciato non solo nelle famiglie delle vittime, alla cui memoria ci inchiniamo, ma anche nella comunità abruzzese e nazionale”, le parole della presidente della Corte d’Appello, Fabrizia Francabandera.
“Il processo che si occupa dei profili penalistici di quelle drammatiche circostanze sta facendo regolarmente il suo corso, anche se i tempi sono quelli resi necessari dall’estrema complessità della ricostruzione dei fatti, dal numero degli imputati, dal gran numero di parti civili. Mi è accaduto di leggere che il tempo sia trascorso inutilmente ma posso assicurare che massimo è stato, ed è tuttora, l’impegno del tribunale di Pescara nel portare avanti, dopo la pausa imposta dal lockdown, in piena sicurezza sanitaria, un compito difficile”.
Nel corso dell’evento la presidente della Corte d’Appello ha poi annunciato che nel 2022, in Abruzzo, le risorse umane negli uffici giudiziari aumenteranno di 190 unità, “di cui 45 in Corte d’Appello, che saranno inseriti sulla base degli articolati Progetti Organizzativi che, all’esito di un’analisi accurata delle risorse e delle criticità, sulla base dei dati statistici utilizzati dalla Commissione Europea per l’individuazione degli obiettivi quantitativi descritti nel PNRR, abbiamo redatto nel dicembre scorso, previo confronto costruttivo tra magistrati, dirigenti amministrativi e presidenti dei Consigli degli Ordini professionali”.
“Risorse importanti – ha sottolineato – per un deciso e più incisivo funzionamento dell’apparato giudiziario nella regione”.
“Anche quest’anno la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario si svolge, in piena sicurezza, in un contesto di emergenza sanitaria, prorogata ancora una volta nello scorso dicembre, in ragione delle preoccupazioni seguite alla maggiore contagiosità della variante Omicron; siamo ormai alla ‘quarta ondata’, in una sequenza della quale non si vede la fine, tanto da convincere il legislatore della necessità di imporre, per la prima volta nella storia, un trattamento sanitario obbligatorio per gli adulti, che si auspica duri il tempo strettamente necessario per mettere la collettività al riparo da danni maggiori”, leggiamo dalla relazione di Francabandera.
“La pandemia condiziona la nostra vita quotidiana, i nostri progetti, i nostri movimenti ormai da tempo, molto più di quel che potevamo immaginare quando esplose; il virus muta e ci sorprende, costringendoci ad una emergenza tanto protratta da diventare una nuova normalità, con l’attenzione spasmodicamente puntata sui numeri - contagi, ricoveri, decessi - e sulle varie disposizioni che si rincorrono, indirizzate dalle mutevoli circostanze e dalle conoscenze che man mano si ampliano e cambiano l’orizzonte di riferimento”.
Mai come in questa drammatica occasione la scienza ha mostrato di essere l’unico strumento di cui l’uomo moderno dispone per combattere questa battaglia di vita, “baluardo di razionalità che ha messo a nostra disposizione in un tempo brevissimo vaccini e cure che stanno salvando insieme alla salute, il nostro stile di vita, l’economia, il lavoro. Eppure emergono ogni tanto in superficie le tracce di quel che il virus sta lasciando sedimentare sul terreno, una sorta di irrazionale ‘pensiero magico’, che si esprime anche in forme organizzate di protesta, sia pure minoritarie. Ce lo ha confermato il Censis nel rapporto annuale uscito alla fine dello scorso anno, sorprendendoci con la notizia che per alcuni milioni di italiani (che pure sono vaccinati in percentuali molto alte) il Covid non esiste, il vaccino è inutile, le misure che adottiamo per fronteggiare la pandemia sono l’occasione per confiscare ai cittadini le loro libertà, per manipolarli e condizionarne le scelte, in una sorta di 'dittatura sanitaria' voluta dai soliti 'poteri forti'”.
Entrando nel merito dell'attività giudiziaria, “nei Tribunali è proseguito il lieve calo delle nuove iscrizioni, da tempo registrato: sono stati infatti poco meno di 8.500 i nuovi procedimenti (oltre 9 mila lo scorso anno), di cui 8.000 nel settore monocratico e circa 500 nel settore collegiale, quest’ultimo con un preoccupante incremento del 25%, determinato anche dalle novità legislative in tema di reati cosiddetti di genere che stabiliscono la competenza del giudice collegiale in presenza di alcune aggravanti, novità certamente ispirate a ragioni di tutela delle vittime ma di pesante impatto sulla organizzazione del lavoro”.
Gli uffici – ha aggiunto Francabandera – nonostante il rallentamento imposto dal rispetto delle norme emergenziali, “sono riusciti a garantire un numero di definizioni (oltre 8.700) adeguato a fronteggiare la sopravvenienza e a evitare la formazione di nuovo arretrato, ma certamente non tale da aggredire il vecchio; pendono, infatti, quasi 19 mila procedimenti, di cui quasi mille nel settore collegiale, e ciò costituisce un peso che è difficile affrontare ed eliminare senza interventi di sistema. La sezione penale della Corte di appello si è largamente avvalsa, del ‘rito cartolare’, trattando con tale modalità circa l’80% dei procedimenti, in piena sicurezza ed evitando spostamenti e assembramenti. L’anno ha registrato un lieve aumento delle sopravvenienze, poco più di 2800 nuove iscrizioni, comunque inferiore alla media degli ultimi anni, cui ha corrisposto un aumento delle definizioni (poco superiore a 3 mila), di cui circa 500 sentenze dichiarative della prescrizione. La pendenza totale, tuttavia, supera di poco i 4600 procedimenti, in flessione del 6% rispetto allo 5 scorso anno”.
In Abruzzo, al 30 giugno 2021, la popolazione carceraria era scesa del 5 per cento ma si deve insistere sugli strumenti rieducativi per favorire il reinserimento, sfruttando la collaborazione ad esempio che l’Università di Teramo offre tramite corsi di laurea destinato ai detenuti. Il calo di presenze negli istituti penitenziari regionali lo si deve anche alle misure alternative al carcere, la cui applicazione è affidabile”.
Infine l’accorpamento dei quattro tribunali abruzzesi di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto, disposto molto tempo addietro ma sempre prorogato e tuttora oggetto di contestazioni, ormai prossimo a divenire realtà. “Il 14 settembre è domani, ma ad oggi non sappiamo ancora se e come il Ministero si attrezzerà per consentire comunque, almeno in una prima fase, che si auspica non breve, il regolare svolgimento dell’attività giudiziaria presso le sedi soppresse sulla base di nuove opzioni organizzative degli uffici accorpanti, L’Aquila e Chieti, con il sostegno della Corte, pronti ad attivare in piena collaborazione con i magistrati e gli avvocati che in quelle sedi operano”.