di Ugo Di Benedetto, Architetto - Il 2 luglio 2020 scrissi un articolo, pubblicato su alcune testate giornalistiche locali, sullo stato di degrado in cui si trovava l’area adiacente a Porta Bazzano. In quello scritto denunciavo la presenza di transenne divelte, erbacce e rifiuti, in uno dei luoghi, architettonicamente ed urbanisticamente, più belli e rappresentativi della nostra gloriosa città.
Oggi, a distanza ormai di quasi 2 anni da quell’articolo, e di 4 anni dal transennamento d’emergenza di quell’area, la situazione risulta ancor più peggiorata, con ulteriori buche, recinzioni con ferri d’armatura sporgenti e cartelli provvisori spesso disseminati a terra, in mezzo alla strada, o, nel migliore dei casi, sistemati alla bene e meglio sul marciapiede da qualche volenteroso residente.
A suo tempo trassi spunto dal ruolo delle mura e degli assi stradali che si diramano da quella porta, per esaltarne la valenza storica ed evidenziare il contrasto con l’incuria attuale. Mi ripromettevo di scrivere ancora dei caratteri artistici di quei luoghi, che amo, ma ho provato un senso di frustrazione nel rileggere quell’articolo e rendermi conto di quanto fosse inutile parlare di storia, di architettura e di quanto ciò non avesse la minima capacità di incidere sugli eventi.
Eppure trovo incomprensibile che una città, che tenta di risorgere dopo il terremoto, che è definita laboratorio e cantiere d’Europa, che ha ricevuto donazioni dai principali stati del mondo, che è al centro dell’attenzione del governo, che la individua come sede per la scuola di formazione dei vigili del fuoco e come sede per il centro del servizio civile Nazionale, non trovi nei propri rappresentanti politici quel minimo di sensibilità necessaria ad affrontare problemi di carattere ordinario.
Per l’appunto, io partirei proprio da qui, dall’ordinaria amministrazione, da quello che dovrebbe essere il buon governo della città, quello che sapientemente Ambrogio Lorenzetti seppe descrivere in un affresco al palazzo pubblico di Siena, contrapponendolo al cattivo governo, rappresentato all’altra parte della parete della stessa stanza, dove i nove amministratori della città si riunivano. In entrambi i temi l’artista rappresenta episodi nel contado e dentro la città, intesa, quest’ultima quale parte integrante ed indissolubile del suo territorio.
Gli effetti del buon governo dentro la città sono evidenziati da vie affollate di mercanti, cittadini operosi, maestri che insegnano, muratori che costruiscono e hanno cura di splendidi palazzi, strade pulite e ben tenute. In campagna si vedono filari, fattorie e contadini al lavoro. L’impressione generale è di laboriosità, benessere ed ordine alla cui difesa è posta una figura alata, con in mano una forca da cui pende un impiccato, quale monito a coloro che turbano tale condizione. Il cattivo governo raffigura strade sporche e semideserte, negozi chiusi al pari delle campagne, rappresentate con terreni brulli e abbandonati.
Anche la nostra città possiede splendidi palazzi nobiliari, a cui le famiglie che ne furono proprietarie hanno dato lustro, ed i recenti restauri post sisma hanno consentito di far riemergere da patine di smog, restituendoli allo splendore di un tempo. Sembra però che tutto sia limitato al cosiddetto asse centrale e dintorni, simbolo di rinascita e di riscatto sociale della popolazione Aquilana.
Ma senza scomodare le periferie, o gli ormai obsoleti insediamenti del progetto case, dove probabilmente arriverà il governo a togliere le castagne dal fuoco agli amministratori, con l’insediamento di oltre tremila allievi dei vigili del fuoco e del servizio civile nazionale, basta spostarsi poche decine di metri dal corso, per vedere i segni del degrado e del cattivo governo.
Certo la Perdonanza dà visibilità alla città e a chi l’amministra, le luminarie le danno un’immagine caratteristica e accattivante durante le feste natalizie (ormai si addobbano pure le panchine e le macchine parcheggiate) ma la durata di tali eventi si esaurisce nell’arco di 15 giorni dopodiché si torna a maledire il degrado, l’abbandono sistematico di rifiuti, la desolazione di buona parte di strade e case del centro storico.
A tutto ciò contribuisce significativamente il continuo proliferare di centri commerciali, favoriti da interessi privati e da una politica miope, priva di una visione globale della città, che non contempla un piano organico e una distribuzione razionale dei servizi, tali da consentire il ritorno di residenti e commercianti in centro.
Ci troviamo, pertanto, di fronte al caso di coloro che sono impossibilitati a rientrare nelle loro case e negozi, anche se i lavori di ristrutturazione risultano completati, o di coloro che vivono situazioni da incubo in quanto pur avendo avuto la “fortuna” di tornare ad abitarci e a lavorare, si trovano in mezzo a condizioni di grande degrado. Nel primo caso risultano, infatti, pressoché ferme, le domande di allaccio delle utenze alla rete idrica e fognaria per una serie di interferenze tra le diverse reti che il Comune non riesce a coordinare, nel secondo ci si trova in condizioni di estremo disagio con residenti che non riescono neanche a rincasare ed esercizi commerciali irraggiungibili dai loro clienti.
Qualcuno dirà che è il sacrificio da pagare alla realizzazione di un’opera, il tunnel dei sotto servizi, che rappresenta, a loro dire, la panacea funzionale, igienica ed economica della città. Ma, a parte che attualmente si trova in una situazione completa di stallo, mi chiedo se sia possibile che in attesa del suo completamento ci debba essere la totale paralisi di qualsivoglia manutenzione ordinaria e straordinaria.
Emblematica in tal senso è proprio la situazione di via Fortebraccio alla quale le vicende di via Caldora e di Porta Bazzano, nei cui pressi io abito, sono strettamente collegate: nel 2018 ci fu la perdita della conduttura fognaria e il cedimento della strada, nell’area antistante la porta, che provocò una voragine; l’area fu transennata, e si disse che era inutile riparare la fogna perché, di lì a poco, sarebbero partiti i lavori del tunnel dei sotto servizi, e si sarebbe provveduto a rifare gli allacci alle nuove infrastrutture; Nel frattempo la vecchia fognatura continuava a perdere, tanto che, sovente, alcuni locali del convento dei crociferi di San Matteo, situati ad una quota più bassa rispetto alla strada, erano spesso allagati. Come se non bastasse tra il 2019 e il 2020 un tombino in corrispondenza dell’incrocio con via Strinella venne divelto da ulteriori perdite, per cui si pensò bene di lasciare un baldacchino transennato “provvisoriamente” proprio al centro della strada di accesso alla porta, in modo che per passare bisogna fare una gimcana.
Finalmente all’inizio del 2021 iniziano i lavori del tunnel su via Fortebraccio: i residenti non passano, i pochi eroici commercianti non lavorano ma si dice che presto finiranno i disagi, tutti avranno gli allacci e si potrà rientrare ad abitare almeno in quella parte di centro. Addirittura il presidente della GSA annuncia, ad agosto del 2021, la fine dei lavori e il ritorno alla normalità. Per il primo punto forse diceva il vero, solo che il tunnel viene richiuso, la nuova rete non va in esercizio, e, più a valle, rimane ancora la vecchia fogna e i cedimenti stradali. Degli allacci, naturalmente, se ne parlerà in seguito.
Il 21 dicembre del 2021 il Comune convoca una commissione, dove viene dato il via libera alla redazione di una Relazione e alla formulazione di una nuova proposta di convenzione tra il Comune e la Gran Sasso Acqua, considerata la crescita esponenziale dei costi, dovuta a interferenze e bypass tra le varie reti.
Poi è arrivato il Natale, e a Natale, si sa, si è impegnati con gli addobbi sull’asse centrale e a Collemaggio, fatta salva la prescrizione di passare per il corso ed evitare, assolutamente, costa Masciarelli e via Fortebraccio. Gli escrementi possono attendere.
Questa mattina, uscendo, ho trovato nuovi operai, nuove transenne e nuovi cartelli. Chiedo informazioni e mi dicono che stanno mettendo la fibra. La città si fa Smart, si fa moderna con le grandi opere, sarà connessa col mondo e avrà tunnel “intelligenti” con reti, idrica e fognaria, ispezionabili. Ma è sicuro che quando ciò avverrà non ci saranno “stupide” interferenze con rete gas e fibra che nel frattempo sono state fatte? Non si potevano prevedere prima conferenze di servizi e coordinamenti? E soprattutto, in attesa che si ridefiniscano convenzioni, costi e coordinamenti, la gente deve continuare a vivere ancora al progetto case? E noi, che fortunatamente ne siamo usciti, dobbiamo convivere con detriti, rifiuti per strada, allagamenti e barriere architettoniche?
L’Aquila 08/02/2022
Ugo Di Benedetto, Architetto