Giovedì, 24 Marzo 2022 17:59

Criticità dei nuclei di cure primarie della Asl dell'Aquila, Di Benedetto: "Depotenziarli significa non voler soddisfare esigenze di salute di tanti utenti"

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"I nuclei di cure primarie, grazie alla loro organizzazione territoriale come strutture riferite alla Medicina di famiglia in grado di erogare in uno stesso spazio fisico molte prestazioni mediche, hanno reso possibile una maggiore accessibilità alle cure sanitarie per tutta la popolazione assistita. Questo si esplicita in due caratteristiche fondamentali dell'organizzazione del lavoro che caratterizzano una dilatazione della possibilità di accesso al servizio, nello specifico l'apertura H12 (8-20) della sede principale del nucleo con la presenza garantita, in ogni caso, di un medico e la possibilità di assumere, a supporto, personale di studio, come personale di segreteria (8-20) e infermieristico (6 ore al giorno). Tutto questo è possibile, inoltre, grazie all'AIR (Accordo Integrativo regionale) che disciplina l'attività di cui sopra, e che, soprattutto, eroga integrazioni economiche per poter svolgere la stessa".

A dirlo è il consigliere regionale Americo Di Benedetto che coglie l'appello dei medici di medicina generale che stamane, in conferenza stampa, hanno lanciato l'allarme sul rischio di una chiusura dei nuclei di cure primarie dell'aquilano [qui, l'approfondimento].

Il problema sorge proprio sulle integrazioni economiche previste dall'AIR: "il pensionamento per raggiunti limiti di età di tanti medici di famiglia, non previsto e non programmato dal miope disinteresse di chi sta governando la sanità regionale, ha creato spazi vuoti, professionalmente parlando, nell'ambito dei nuclei stessi. Per colmare tali carenze sono stati espletati dei concorsi di accesso alla Medicina di Famiglia riguardanti sanitari frequentanti il corso triennale per la Medicina di famiglia o in possesso del diploma del corso stesso. Se non fosse, però, che da questa estate, la ASL n. 1 (L'Aquila-Avezzano-Sulmona), a differenza delle altre Aziende sanitarie regionali, non ha permesso ai nuovi medici incaricati l'accesso ai Nuclei di Cure primarie e, quindi, la possibilità di usufruire dei benefici previsti dall'AIR".

Le conseguenze pratiche di questa scelta insana - aggiunge Di Benedetto - "si vedranno a stretto giro: i medici ancora in servizio nei nuclei vedranno diminuire notevolmente la capacità economica per poter garantire l'apertura H12 e il mantenimento del personale (perchè coloro che usufruiranno dell'AIR saranno in numero sensibilmente ridotto); analogamente, gli stessi giovani medici subentrati ai medici di famiglia pensionati, non potranno garantire ai loro pazienti una disponibilità in termini di orario di studio (H12) e di presenza di personale ed infermieri; si arriverà rapidamente, stante l’elevato numero dei pensionamenti futuri, alla chiusura dei Nuclei di cure primarie con fine dell'H12 e, particolare non da poco, alla perdita di diversi posti di lavoro ( personale di studio ed infermieri)".

Tutto ciò a chi giova? "Depotenziare a livello locale l'unitarietà e l'integrazione dei livelli essenziali delle funzioni socio-sanitarie, indispensabili per perseguire al meglio gli obiettivi di continuità assistenziale, significa non voler soddisfare le esigenze di salute di tanti utenti che vedranno diminuita la possibilità di accesso ai servizi che caratterizzano la medicina del territorio".

Ultima modifica il Giovedì, 24 Marzo 2022 18:10

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