Domenica, 27 Marzo 2022 17:44

Comune dell'Aquila: via libera in Commissione al Pef per servizio gestione rifiuti. Restano le criticità, tra controversie col Cogesa e la differenziata inchiodata al 39%

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Nei giorni scorsi, in Commissione Bilancio è arrivato il via libera al piano economico e finanziario (Pef) per il servizio di gestione dei rifiuti urbani affidato alla partecipata Asm spa, relativo al periodo 2022-2025; il provvedimento, ora, dovrà passare dal Consiglio comunale per la definitiva approvazione. 

Non sono mancate le tensioni.

Il documento, infatti, è stato presentato dal vice sindaco Raffaele Daniele, che detiene la delega al bilancio, come fosse un provvedimento tecnico; al contrario, è un importante strumento di pianificazione di un servizio pubblico essenziale. Incalzato dai consiglieri di opposizione su alcune criticità che si evincono dalla lettura dell'atto, il vice sindaco si è limitato a ribadire di aver illustrato la delibera da un punto di vista squisitamente contabile scatenando la reazione dei consiglieri commissari del centrosinistra che non hanno partecipato alle operazioni di voto; d'altra parte, si sono 'registrate' turbolenze anche in seno alla maggioranza di centrodestra, con un duro botta e risposta tra lo stesso Daniele e il consigliere Ferdinando Colantoni

Ma quali sono le criticità sollevate?

La prima: ricorderete che nel gennaio 2018, con una procedura ammistrativa pasticciata, l'amministrazione attiva aveva deciso di acquisire, in via diretta attraverso l'Asm, una quota del Cogesa, società che si occupa dello smaltimento dei rifiuti in 62 comuni della provincia dell’Aquila e di Pescara; con una spesa inferiore a 2mila euro (una tantum), si disse, si sarebbe ottenuto un risparmio di 220mila euro circa l'anno, per 5 anni, sulla tariffa pagata per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati.

Ebbene, a parte che non è mai stato chiarito come siano state investite le risorse risparmiate, dalla lettura della delibera approvata in Commissione si evince che, l'8 aprile del 2021, il Cogesa ha comunicato che a partire dal 1 gennaio 2021, quindi in maniera retroattiva, la tariffa per il conferimento in discarica dei rifiuti sarebbe aumentata da 110,32 euro a 120,00 euro oltre Iva - un aumento pari al 8,7% - per circa 200.000 euro in più di costo totale calcolato su base annua rispetto all'esercizio 2020. Esattamente la cifra che Asm avrebbe dovuto risparmiare per il conferimento.

La partecipata ha contestato più volte questo aumento tariffario alla luce di quanto previsto all’art. 2 del contratto di servizio fra Cogesa ed Asm dove è specificatamente riportato l’importo di euro 110,32 a tonnellata, tariffa che doveva restare valida per tutta la durata dl contratto, in scadenza il 31 dicembre 2022; visto il perdurare di questa aumentata fatturazione, però, ha affidato ad un legale l’incarico per definire la controversia e far riconoscere che l’unica tariffa applicabile è quella contrattuale e non quella decisa dall’assemblea dei soci del Cogesa. 

Al di là di come verrà risolta la controversia, è chiaro che andrebbe indicata la strada che Asm intende prendere alla scadenza dell'accordo col Cogesa considerato pure che non si sa più nulla della sbandierata joint venture con Segem, su cui pure si è richiesto un importante finanziamento al Ministero nel febbraio 2021 e che non è entrata nel Pef.

"Manca completamenta la strategia", ha denunciato il capogruppo di Italia viva Paolo Romano.

D'altra parte, scriviamo da anni che per assicurare un servizio adeguato alle esigenze dei cittadini ci sarebbe bisogno di una programmazione pluriennale, di un piano industriale a lungo termine che sottenda una profonda ristrutturazione aziendale, investimenti sui mezzi e la riorganizzazione del personale; servire con efficienza un territorio vasto come quello del Comune dell’Aquila, fatto di 64 frazioni e ulteriormente esploso con i 19 quartieri post sisma del progetto Case, è uno sforzo enorme. Invece, si continua a navigare a vista.

Il contratto di servizio tra il Comune dell'Aquila e Asm resta invariato da anni: l'Ente assicura 14,5 milioni di euro; ci domandiamo: se in questi ultimi anni Asm, di fatto, non ha prodotto utili, restando in linea di galleggiamento, impossibilitata ad investire, garantendo ai cittadini un servizio evidentemente al di sotto delle aspettative, come potrà migliorare la situazione nei prossimi anni se l’amministrazione si limita, pigramente, a riproporre lo stesso contratto di servizio? Accade proprio questo: non è ASM che, a fronte di un piano industriale dettagliato, con obiettivi fissati e strumenti per raggiungerli, fissa un prezzo per l’affidamento del servizio in house; piuttosto, è il Comune dell’Aquila che stanzia una somma, sempre la stessa dal 2013, con l’azienda partecipata che, in sostanza, si adegua, ‘piegando’ le esigenze aziendali alle possibilità della politica.

E si spiega anche così che il tasso di raccolta differenziata, nel Comune dell’Aquila, si sia attestato al 39,01% nel 2021; nel programma di mandato, la maggioranza Biondi si era data l'obiettivo di raggiungere il 65%. Un vero e proprio fallimento. 

Ciò a fronte di una Tari, la tassa sulle utenze domestiche e non domestiche, tra le più alte d'Italia. 

Aggiungiamo che il 18% circa della spesa di raccolta e smaltimento rifiuti è coperta con i fondi per le maggiori spese e le minori entrate garantiti ogni anno dal Governo, e ogni anno oggetto di uno sfiancante 'tiro alla fune'; fino ad oggi, e sono diversi anni che accade, l'esecutivo ha assicurato 10 milioni di euro all'Aquila: a 13 anni dal terremoto, però, è anche logico che gli uffici dello Stato possano pensare di iniziare a rimodulare la somma considerato pure che, col prosieguo della ricostruzione, arrivata alla 'coda finale', sono via via aumentati i metri quadri delle abitazioni e dei locali danneggiati dal terremoto tornati ad essere occupati e, dunque, tassati. Di conseguenza, dovrebbe via via diminuire anche il trasferimento statale a meno di non voler ammettere che la ricostruzione, negli ultimi anni, si è fermata.

Non si può pretendere che lo Stato continui ad erogare le risorse in eterno; si deve pretendere, invece, che l'amministrazione attiva inizi a mettere in sicurezza il bilancio - avrebbe dovuto farlo da tempo - programmando politiche che le consentano di non subire il contraccolpo da un taglio delle risorse che, inevitabilmente, arriverà. Fino a quando si pensa di poter rivendicare le risorse? E che cosa succederà quando verranno chiusi i rubinetti? Di certo, se non si metterà in campo una strategia precisa, oggi e non domani, la Tari verrà ritoccata al rialzo.

Di questa programmazione necessaria nel Pef non c'è traccia.

In conclusione, facciamo nostra la domanda che, l'anno passato, pose il consigliere Romano in fase di approvazione del Piano economico finanziario: il sindaco Biondi è presidente dell’Agir, un ruolo importante per definire la strategia di raccolta dei rifiuti dell’intera provincia; che cosa ha ottenuto fino ad oggi?

 

 

Ultima modifica il Lunedì, 28 Marzo 2022 22:25

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