Domenica, 24 Agosto 2014 01:35

Cialente: "Perdoniamo il terremoto ma vogliamo giustizia"

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Con l'accensione del Tripode della Pace, affidata, come da tradizione, al sindaco dell'Aquila, è iniziata ufficialmente la 720° edizione della Perdonanza Celestiniana.

E' stato Fadi Obeid, giovane arabo palestinese di religione cattolica, nato in Israele e iscritto al corso di odontoiatria della facoltà di Medicina dell’Università dell’Aquila, a consegnare nelle mani di Massimo Cialente la Fiaccola del Perdono.

E' una Perdonanza che si apre dunque col pensiero rivolto alle guerre che stanno insanguinando, in questo momento storico, tante zone del mondo, in primis al conflitto che si sta combattendo da oltre un mese nella Striscia di Gaza.

La scelta di affidare a un ragazzo arabo-israeliano di fede cattolica il compito di completare la staffetta che ha portato all'Aquila il fuoco proveniente dalle montagne del Morrone contiene, in tal senso, un alto valore simbolico.

"Noi cittadini del mondo" ha detto dal palco il giovane studente "sappiamo che l'umanità, per sopravvivere, non può e non deve più contare sul passato - portatore di odii,rancori e guerre - e su una storia diventata ormai arma di ricatto politico. Non possiamo più sopportare che il razzismo, così come il fanatismo politico e religioso, avveleni gli animi, provocando lutti e rovine. Richiamiamo pertanto tutti gli esseri umani credenti in un dio e nei valori dell'uomo a un un nuovo imperativo di vita ispirato oltre 700 anni fa da Pietro Celestino V, maestro di pace".

Ma Fadi Obeid è anche uno dei ragazzi scampati al crollo della Casa dello Studente, dove risiedeva all'epoca del terremoto. Fu soltanto per una fortunata casualità (al momento della scossa delle 3:32 si trovava nell'ala dell'edificio rimasta in piedi) che riuscì a salvarsi.

"L'Aquila come Gaza" si è spinto a dire Cialente nel suo discorso, riferendosi alla somiglianza di certi scenari di morte e distruzione, "gli uni, i nostri, causati da una tragedia e gli altri dalla mano dell'uomo".

"Non c'è pace senza giustizia e non c'è giustizia senza perdono" ha detto poi il primo cittadino ricordando alcune parole di Giovani Paolo II. E il momento di dare piena attuazione a questi valori, sembra essere il senso del messagio di Cialente, è giunto tanto per i popoli in guerra quanto per gli aquilani.

"La comunità aquilana" ha affermato infatti il sindaco "vuole e può perdonare. Perdonare il terremoto. Perdonare chi, all'indomani del sisma, mentre ancora eravamo impegnati a estrarre le vittime dalle macerie, ci accusava di aver costruito una città con la sabbia. Perdonare chi ci ha accusato di essere dei "magna magna", dei privilegiati, degli approfittatori. Perdonare chi, per la prima volta nella nostra storia, ci ha mosso accuse gravissime gettando fango sulla nostra dignità e sulla nostra sofferenza. Siamo pronti a perdonare, sì, ma vogliamo anche giustizia per questa città che, troppo spesso, è stata abbandonata a se stessa, per le migliaia di famiglie ridotte alla fame, per la nostra immagine di gente che si è rimboccata le maniche, per quanti stanno lavorando alla ricostruzione con fatica quotidiana, assumendosi enormi responsabilità e supplendo alle lacune di un sistema Paese sempre più distratto. Giustizia per le contraddizioni di una burocrazia impietosa".

Prima di chiudere la cerimonia di apertura, dopo la quale si è svolto il festival canoro in memoria di una delle vittime del terremoto, la giovane cantante Alessandra Cora, Cialente ha voluto ricordare l'importante appuntamento che attende la città il prossimo anno: l'inserimento della Perdonanza nella lista dei patrimoni immateriali dell'Unesco.

Un riconoscimento dal quale, si spera, potrà essere avviato un nuovo progetto per il giubileo celestiniano, facendo sì che quello che finora è stato solo uno slogan - "la Porta Santa si apre al mondo" - possa diventare il vero segno distintivo di questa manifestazione.

Il testo completo del messaggio del sindaco Cialente

Sta per avere inizio la 720esima edizione della Perdonanza Celestiniana. Una manifestazione che è, sempre di più, la festa di tutti gli aquilani, i quali aspettano con ansia e con gioia il suo riconoscimento quale Bene Immateriale dell'Umanità da parte dell'Unesco. Evento tanto caro all'universo laico, quanto a quello religioso, per i profondi valori che incarna e testimonia. Valori legati, in primo luogo, a quel messaggio di pace, ecumenismo e solidarietà che Celestino V affidò al documento da cui la celebrazione prende il nome: la Bolla del Perdono.

Un'indulgenza concessa agli ultimi della terra, i poveri e i bisognosi, e affidata alla municipalità aquilana, che, da allora, la custodisce con orgoglio e con amore profondo. Nel 1294, nella splendida basilica di Santa Maria di Collemaggio, si tenne l'incoronazione a Pontefice dell'umile eremita Pietro del Morrone, che assunse il nome di Celestino V. In quell'occasione, quale dono agli aquilani e all'intera comunità dei fedeli, il Papa Santo promulgò la Bolla del Perdono, istituendo, di fatto, il primo Giubileo della storia.

Il documento concedeva l'indulgenza plenaria da tutti i peccati a quanti, "sinceramente pentiti e confessati", avessero visitato la Basilica di Santa Maria di Collemaggio tra i vespri del 28 e i vespri del 29 agosto. Un evento che la città celebra attraverso la Perdonanza Celestiniana, manifestazione che, negli anni, ha visto la presenza di personalità quali Madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama ed Ela Gandhi, nipote ed erede spirituale del Mahatma. A partire dal 2007, anno della mia prima elezione a Sindaco della Città, ho voluto riportare la Perdonanza ai valori di una spiritualità profonda, quale momento di riflessione e raccoglimento.

Nell'estate del 2009 la Città dell'Aquila, con ancora evidenti le ferite del terremoto, la popolazione dispersa e, nel cuore, il lutto incancellabile per le 309 vittime, volle tornare a celebrare l'evento Celestiniano, come segnale di continuità e momento di incontro.

Un'edizione, quella del 2009, ridotta nei tempi e nella forma, lontana dai fasti del passato, eppure sentita e partecipata con straordinaria commozione da una cittadinanza che voleva ritrovare la propria identità, cercando nel proprio glorioso passato la spinta per tornare a credere nel futuro. C'erano lacrime, in quell'edizione del Corteo Storico, sia tra noi che sfilavamo attraverso la Città ferita, sia tra il pubblico assiepato ai lati del percorso.

Da qualche anno la Perdonanza è tornata a svolgersi dal 23 al 29 agosto e a riappropriarsi dei suoi luoghi nel cuore della Città.

Oggi, a distanza di cinque anni dal sisma, alcuni palazzi del centro storico, alcuni tra i monumenti che impreziosiscono il capouogo d'Abruzzo, sono stati finalmente restituiti alla fruizione e allo sguardo, diversi cantieri sono partiti e, a breve, gli Uffici comunali, almeno nella parte istituzionale e di rappresentanza, torneranno nel cuore della Città, nel cinquecentesco palazzo Fibbioni, situato ai Quattto Cantoni, luogo tradizionale di incontro degli aquilani e incrocio tra cardo e decumano.

Sono stati, certo, cinque anni drammatici, contraddistinti da sofferenze, difficoltà e momenti di solitudine che, a vario titolo e in misura differente, hanno riguardato tutti noi. Cinque anni, in particolare, caratterizzati dalla mancanza di certezze.
Ricordo che, nell'edizione 2008 della Perdonanza, il tema della manifestazione fu "Giustizia e Perdono". Valori legati al messaggio di Celestino V e al ruolo del capoluogo d'Abruzzo come Città della Pace.

La comunità aquilana, dunque, vuole e può perdonare. Perdonare il terremoto. Perdonare chi, all'indomani del sisma, mentre ancora eravamo impegnati a estrarre le vittime dalle macerie, ci accusava di aver costruito una città con la sabbia.

Perdonare chi ci ha accusato di essere dei "magna magna", dei privilegiati, degli approfittatori. Perdonare chi, per la prima volta nella nostra storia, ci ha mosso accuse gravissime gettando fango sulla nostra dignità e sulla nostra sofferenza. Siamo pronti a perdonare, sì, ma vogliamo anche giustizia per questa città che, troppo spesso, è stata abbandonata a se stessa, per le migliaia di famiglie ridotte alla fame, per la nostra immagine di gente che si è rimboccata le maniche, per quanti stanno lavorando alla ricostruzione con fatica quotidiana, assumendosi enormi responsabilità e supplendo alle lacune di un sistema Paese sempre più distratto. Giustizia per le contraddizioni di una burocrazia impietosa.

Giustizia e Perdono. Perché, come diceva Giovanni Paolo II, "non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono".

Anche quest'anno, grazie al prezioso lavoro del Comitato Perdonanza Celestiniana e del suo coordinatore, l'assessore Alfredo Moroni, la manifestazione si presenta con un programma che, pur nella sobrietà che si confà all'evento, presenta momenti di riflessione, di cultura, di approfondimento e di spettacolo. Anche quest'anno il Corteo Storico, che si svolgerà il giorno 28, sarà improntato al massimo rigore filologico, coinvolgendo gruppi storici e rappresentanze di città legate alla figura e alla parabola terrena di Celestino V. Ringrazio pertanto tutti i membri del Comitato Perdonanza per il loro eccellente lavoro.

In questa edizione, a fianco de Comitato organizzatore e promotore dell'evento, ha lavorato il Comitato Scientifico, con risultati di altissimo profilo, sia in termini di ricerche e acquisizioni storiche, sia in termini di arricchimento del programma e dell'aspetto divulgativo. Un contributo fondamentale e prezioso, per il quale mi congratulo ed esprimo apprezzamento e gratitudine.

Un lavoro sinergico e partecipato, dunque, in linea con un evento che si appresta a ottenere il prestigioso riconoscimento da parte dell'Unesco, quale suggello della sua importanza storica e del suo spessore spirituale e culturale.

Valori ribaditi anche nel discorso che, nel mese di luglio, Papa Francesco ha tenuto durante la sua visita in Molise.

Nell'indicare i modelli da seguire per la Comunità Cristiana, infatti, il Pontefice ha fatto i nomi di San Francesco d'Assisi e del "nostro"Celestino V, l'umile eremita Pietro, colui che si batté contro la corruzione dei costumi, predicando i valori di una Chiesa povera, realmente cristiana, messaggera e ambasciatrice di Pace, aperta a tutti i popoli, vicina agli umili e ai bisognosi.

Questo il messaggio di Celestino, questo il messaggio che L'Aquila, Città della Pace, in un mondo dilaniato da guerre e ingiustizie, in cui a pagare il prezzo più alto sono sempe i più deboli, gli ultimi della società e i bambini, vuole lanciare al mondo nel corso della Perdonanza. Un evento che, dunque, con questo spirito, andremo a vivere e a celebrare, sancendo, con la solenne accensione del Tripode, alla quale mi appresto con commossa trepidazione, l'inizio ufficiale delle celebrazioni.

Perdonanza2014
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Ultima modifica il Lunedì, 25 Agosto 2014 00:03

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