Martedì, 23 Dicembre 2014 16:25

"Avanguardia Ordinovista": tra odio xenofobo, armi e parodia monicelliana

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Inizieranno domani gli interrogatori per le 14 persone arrestate nell'ambito dell'operazione "Aquila nera" accusate di far parte del gruppo neo fascista "Avanguardia Ordinavista".

L'organizzazione minacciava attentati a mezzo mondo istituzionale italiano: dal capo dello Stato Giorgio Napolitano, alla Presidente della Camera Laura Boldrini, agli ex premier Enrico Letta e Mario Monti, agli ex ministri Cecile Kyenge e Pierferdinando Casini solo per citare le figure più in vista. Ma anche agli ex Governatore d'Abruzzo Gianni Chiodi, Ottaviano Del Turco e alla Senatrice aquilana Stefania Pezzopane bersagli definiti dal sedicente gruppo neo fascista più facili, in quanto senza scorta.

La figura ritenuta dagli investigatori il capo dell'organizzazione, l'ex carabiniere di 48 anni Stefano Manni originario di Ascoli Piceno e residente a Montesilvano (Pe), lo scriveva tranquillamente anche sul social network Facebook : "Questo e' il momento storicamente perfetto per carbonizzare Napolitano e la sua scorta. Da qui deve iniziare la liberazione d'Italia".
E poi, sempre sulla piattaforma di Zuckerberg: "Colpire tutte le sedi Equitalia con ordigni ad alto potenziale, quando i dipendenti sono dentro".

L'elenco dei bersagli comprendeva infatti anche le sedi non solo di Equitalia ma anche di Prefetture, Questure e centri di aggregazione degli immigrati, come i mercati:
"Li' c'e' un mercato esclusivamente loro - dice Stefano Manni parlando con l'indagata Agnese Tiziana Mori - e uno va li' alle 7.30 gira per le bancarelle, si misura qualche maglione, lascia la borsa e se ne va...e poi che Dio li abbia in gloria. Chiaramente uno ci va travisato, ci va come ci deve andare e poi vi spiego come, quello ve lo spiego io, quello e' l'ultimo dei pensieri e dei problemi pero' e' di facilissima attuazione". "Si si' - replica la donna - non e' cosi' complicato, si puo' fare, con le dovute cautele si puo' fare".

Così nello stesso momento storico in cui la periferia italiana cortocircuitava con le note vicende di Tor Sapienza (Roma), dove pure una certa destra ha soffiato sul fuoco in chiave anti immigrati, non lontano sull'altra sponda del Paese, a Pescara, qualcuno pensava di passare direttamente all'azione, facendo una strage di stranieri: "L'alternativa sarebbe anche colpire dove si aggregano, dove uno sa che...in un palazzo ce ne sono 5-600 e qui a Pescara ad esempio ce ne sono 3 o 4 di obiettivi cosi'".

Come testimoniano le intercettazioni contenute nell'ordinanza di custodia cautelare il gruppo era mosso prima di tutto da un forte odio xenofobo: "Arrivano a macchia d'olio - dice Tiziana Agnese Morla parlando con Manni - e fanno quel cazzo che vogliono, decidono, fanno, disfano, spaccano, violentano...". E Manni: "Si', sono bestie, bestie tra l'altro malate".

Fortunatamente sono stati fermati dalle Forze di Polizia quando le loro idee erano solo ad un livello di progettazione. Di fatto il gruppo non si era ancora riuscito ad approvvigionare di armi nonostante l'intenzione di farlo. Stavano infatti cercando di reperire pistole, fucili e bombe dalla slovenia, mentre le immagini dei fucili diffuse dalla polizia fanno riferimento alle armi del collezionista pescarese che l'avanguardia ordinovista voleva rapinare ma che la polizia ha sequestrato prima con un decreto amministrativo.

Nonostante la loro effettività pericolosità, il divario tra le potenzialità del non folto gruppo ed alcuni obiettivi, fa pensare al film di Monicelli "Vogliamo i colonnelli", parodia del Golpe del Principe Valerio Borghese, interpretato da Ugo Tognazzi nei panni di Beppe Tritoni: un professore di ginnastica che passa il tempo ad organizzare un golpe che puntualmente non gli riesce.

L'IDEOLOGIA
Se il piano militare del gruppo era guidato da Manni, quello ideologico era affidato a Rutilio Sermonti (indagato), 93 anni, intellettuale, avvocato, scrittore, pittore e ceramista residente Ascoli Piceno.

Sermonti è l'autore dell'opuscolo diffuso tra gli affiliati denominato "Statuto della Repubblica dell'Italia Unita", una sorta di nuova Costituzione della Repubblica, composta da 85 articoli e 10 disposizioni transitorie, nella quale viene tracciato il nuovo ordine costituzionale della nazione ispirato all'epoca fascista.

Il documento costituisce per l'associazione, unitamente ad altri saggi e scritti, il manuale al quale fare riferimento.

Sermonti nel 1942 ha partecipò alla seconda guerra mondiale come sottufficiale e, dopo l' 8 settembre del 1943, aderì alla Repubblica Sociale Italiana come ufficiale del Battaglione San Marco.

Nel dopoguerra, laureatosi in legge, esercitò la professione forense e si dedicò all'attività politica. Nel 1946 partecipò alla fondazione del Movimento Sociale Italiano, dal quale fuoriuscirà nel 1954 per l'elezione di Arturo Michelini a segretario, definito da Sermonti troppo vicino alla Democrazia Cristiana.

Nel 1956 dunque, l'intellettuale divenne membro del comitato direttivo del Centro Studi Ordine Nuovo per poi rientrare nel 1968 nell'Msi di Pino Rauti. Nel 1995 dopo lo scioglimento del Movimento siociale, Sermonti non aderisce ad An e confluisce nel Movimento Sociale-Fiamma Tricolore di Pino Rauti.

Due anni dopo parteciperà di nuovo alla fondazione di un altro soggetto: il movimento politico Fronte Nazionale.

 

Un passo del film di Monicelli, "Vogliamo i Colonnelli 

Ultima modifica il Martedì, 23 Dicembre 2014 17:25

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