Mercoledì, 11 Febbraio 2015 02:10

Centrale a biomasse, la Futuris presenta ricorso al Consiglio di Stato

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La Futuris Aquilana, l'azienda che avrebbe dovuto realizzare la tanto contestata centrale a biomasse di Bazzano, ha impugnato davanti al Consiglio di Stato la sentenza con la quale il Tar dell'Aquila, nel novembre scorso, aveva accolto il ricorso presentato da alcuni comitati civici contro la realizzazione dell'impianto.

Con l'appello, depositato qualche giorno fa, è stata proposta anche una sospensiva dell'esecutività delle sentenze del tribunale amminstrativo.

Nel ricorso, a dire il vero, l'azienda chiede che vengano riformate non una ma due sentenze: quella del 28 marzo 2013, con cui il Tar aveva sancito la "legittimazione a ricorrere" del comitato civico la Terra dei figli di Monticchio; e quella, più recente e già richiamata, del 19 novembre 2014, che aveva dato ragione, nel merito, al fronte del No.

La sentenza di novembre era stata definita, dai comitati, "storica". "Il Tribunale" aveva affermato a caldo Antonio Perrotti, del Comitatus Aquilanus, "ha fatto proprie molte delle obiezioni tecnico-procedurali che avevamo sollevato. Per questo si tratta una sentenza esemplare e di importanza strategica, perché rimette in discussione il confusionario piano energetico regionale e apre una breccia alle battaglie che altri comitati stanno conducendo in altre zone della Regione dove incombe il rischio della realizzazione di una di queste centrali".

L'azione dei comitati aveva trovato una sponda politica nei consiglieri regionali Pierpaolo Pietrucci (Pd) e Sara Marcozzi (M5S), che avevano depositato una risoluzione che impegnava la Regione a sospendere tutte le autorizzazioni già concesse alla Futuris nel caso in cui la Valutazione di impatto sanitario (Vis), inizialmente non effettuata, avesse avuto esiti incerti.

Pietrucci, a dire il vero, si era spinto oltre dichiarando che si sarebbe battuto per far approvare una moratoria sulle centrali a biomasse, visto che, al momento, sono ben quattordici i progetti approvati dalla Regione, che non si è mai dotata, in questo campo, di una pianificazione.

Quattordici impianti a biomasse in una regione come l'Abruzzo, dicono gli ambientalisti, sono fantascienza, visto che non ci sarebbe la quantità di materia prima necessaria a garantirne l'approvvigionamento. Anche il ricorso al Tar vinto dai comitati puntava su questo, sull'assenza di una reale sostenibilità economica.

Ma i rilievi dei comitati non si sono appuntati solo su questo aspetto o sui vizi procedurali e le carenze progettuali presenti nella proposta depositata dalla Futuris. Il timore più grande di coloro che osteggiano la costruzione delle centrale è che questa possa trasformarsi, una volta avviata, in un inceneritore per la combustione di rifiuti solidi urbani.

 

Ultima modifica il Mercoledì, 11 Febbraio 2015 11:02

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