Ad una settimana dall'audizione dei comitati cittadini, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato che, ai primi di agosto, ha ribaltato completamente il pronunciamento del Tar che aveva accolto il ricorso firmato dal comitato civico 'La terra dei figli' e della 'Pro Loco di Onna' avverso la realizzazione della centrale a biomasse in località Bazzano, la Commissione territorio presieduta da Enrico Perilli è tornata a riunirsi per discutere del progetto della società 'Futuris aquilana'.
Ai lavori hanno partecipato il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, la direttora generale di Regione Abruzzo Cristina Geraldis, e il dirigente dell'avvocatura del Comune dell'Aquila, l'avvocato Domenico de Nardis.
La Commissione è stata convocata per capire se e come l'amministrazione comunale e, contestualmente, l'Ente regionale, possano resistere al pronunciamento del Consiglio di Stato che, accogliendo il ricorso della 'Futuris aquilana', ha ritenuto inconsistenti le ragioni del 'fronte del no', con una sentenza che potrebbe mettere una pietra tombale sulla vicenda, aprendo la strada alla realizzazione dell'impianto.
Intuile girarci intorno: le argomentazioni di Cristina Geraldis e Domenico de Nardis non lasciano granché spazio alle speranze di chi vorrebbe evitare la costruzione della centrale.
Qual è la situazione ad oggi? La 'Futuris aquilana' - pur avendo incassato la sentenza favorevole del Consiglio di Stato - non può dar avvio ai lavori perché resta valida la decisione di Regione Abruzzo, a firma della dirigente Iris Flacco, che ha ritirato in autotutela il titolo autorizzativo per la costruzione della centrale istruito, nell'agosto 2010, "in base ad una documentazione non corrispondente alla realtà". L'impianto, infatti, ricadrebbe in un'area ad elevata pericolosità idraulica.
Resta valido anche il parere negativo di compatibilità urbanistica espresso dal Comune dell'Aquila, al finire del maggio scorso, che ha riletto il parere espresso dall'Ente nel 2010, in sede di Conferenza dei servizi, essendo - nel frattempo - sopraggiunte modifiche sostanziali al 'Piano Stralcio Difesa Alluvioni' che rendono il progetto non più conforme alle norme. Si fa riferimento, in particolare, all'articolo 21. comma1. lettera b del PDSA che non consente la realizzazione di piani seminterrati e interrati nelle aree di pericolosità idraulica moderata. Come noto, il progetto della centrale a biomasse prevede, al contrario, un piano interrato per lo stoccaggio delle biomasse, 5 metri sotto il piano campagna.
La 'Futuris aquilana' dunque, forte della sentenza del Consiglio di Stato, ha impugnato innanzi al Tar entrambi i pronunciamenti, oltre all'ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio comunale dell'Aquila nel novembre 2013 e che esprimeva contrarietà alla localizzazione della centrale a biomasse. Non ha chiesto, però, la sospensiva dei provvedimenti impugnati: una decisione che potrebbe lasciar intendere che la 'Futuris aquilana' abbia rinunciato alla realizzazione della centrale a biomasse e sia pronta, invece, a chiedere un cospicuo risarcimento danni. Si tratta soltanto di supposizioni, però.
Geraldis e de Nardis: "Strada stretta dopo la sentenza del Consiglio di Stato" La realtà è che la 'Futuris aquilana', pur volendo, non potrebbe dare il via ai lavori per la decisione di Regione Abruzzo di ritirare in autotutela il titolo autorizzativo. A chiarirlo è stata la direttora generale Cristina Geraldis che non ha nascosto, però, come la sentenza del Consiglio di Stato abbia "indebolito il provvedimento assunto, tanto è vero - ha svelato - che la società sarebbe pronta a chiedere all'Ente di revocare, ancora in autotutela, la decisione assunta nelle settimane scorse".
Regione Abruzzo non lo farà, "non sarebbe dignitoso" ha riconosciuto la direttora generale, conscia comunque che "gli esiti del giudizio al Tar sono molto incerti, per via del contenuto della sentenza istruita dal Consiglio di Stato che entra pesantemente nel merito". In altre parole, il provvedimento firmato dalla dirigente Ines Flacco "sarà difendibile con difficoltà". E anche il Tar dovesse dar ragione alla Regione, "è evidente che la Futuris proporrebbe immediato ricorso in Consiglio di Stato che, sulla vicenda, come detto, si è espresso chiaramente".
Geraldis ha poi voluto chiarire che, dinanzi ad un esito sfavorevole al Tar, Regione Abruzzo dovrebbe tutelarsi da una eventuale richiesta risarcitoria. Come a dire che se il Tar dovesse accogliere le 'indicazioni' del Consiglio di Stato, non si potrebbe far altro che prenderne atto. "A quel punto, sarebbe difficile agire con una azione amministrativa, piuttosto la vicenda andrebbe gestita politicamente".
Ancor più netta è sembrata la posizione dell'avvocato de Nardis: "La situazione è in salita", ha riconosciuto il dirigente dell'avvocatura comunale. "La realizzazione della centrale a biomasse è stata approvata in Conferenza dei servizi, gli atti sono stati impugnati e i comitati sono risultati soccombenti innanzi al Consiglio di Stato. A questo punto, il provvedimento è definitivo e inoppugnabile: il tipo di resistenza che possiamo immaginare è di 'guerriglia', il Comune - per quanto possibile - sta operando in questo senso, contestando il piano interrato previsto nel progetto che risulta in contrasto con l'articolo 21 del PSDA. Con una variante al progetto, però, la 'Futuris' potrebbe venirne fuori facilmente.
Insomma, l'intervento è approvato e si potrà discutere, eventualmente, soltanto sulle modalità di realizzazione della centrale: è questa la posizione dell'avvocato de Nardis che ha poi lasciato intendere come gli enti siano stati disattenti, nel 2010, in sede di Conferenza dei servizi. E' la verità: non è possibile nascondere le responsabilità della politica che, almeno fino ad un certo punto, ha sposato il progetto della centrale a biomasse e non è possibile nascondere la leggerezza con cui è stato approvato il progetto. Una leggerezza che rende ora difficilissimo, se non impossibile, fare un passo indietro.
Cosa chiedono i comitati? Ovviamente è diversa la posizione dei comitati che, anche nella commissione riunita nel pomeriggio di Perilli, hanno ribadito la permanenza di alcuni vizi procedurali sostanziali e hanno invitato Comune dell'Aquila e Regione Abruzzo non solo a resistere innanzi al Tar ma a ribadire le ragioni che imporrebbero la revoca del titolo autorizzativo.
Quali? Innanzitutto, l'autorizzazione Unica ha carattere onnicomprensivo per le competenze ed esaustivo ai fini della operatività degli interventi. Dunque, qualsiasi progetto di centrale deve contenere dati, elaborati, e indicazioni operative ed esecutive immediatamente praticabili. Nel caso di Bazzano, invece, permangono ancora dubbi sulla effettiva disponibilità delle 60mila tonnellate annue di biomasse dichiarate, manca il pregiudiziale teleriscaldamento che dovrebbe essere contestuale all'autorizzazione unica, e ci sono seri dubbi sulla praticabilità dello stesso che ricadendo da progetto in zona P3 del PSDA (zona a pericolo elevato) andava sottoposto al preventivo parere dell'autorità di bacino o del Genio civile.
Non solo. C'è il sostanziale contrasto del progetto con l'articolo 21 del PSDA che, come detto, non autorizza la costruzione di locali interrati.
I comitati contestano anche le omissioni del Comune e, in particolare, la mancata valutazione di incidenza prescritta dalla Direttiva Ue nel caso di interventi che, come la centrale di Bazzano, andrebbero ad interferire con Zps, Sic e Aree protette. Sottolineano, inoltre, la mancata valutazione di compatibilità con il Piano paesistico e del 'rischio sanitario'.
Dunque, i cittadini chiedono che la Regione resista al Tar sul ricorso della 'Futuris aquilana' avverso la revoca in autotutela del titolo autorizzativo e adotti, in parallelo, un provvedimento di moratoria su tutte le 14 centrali a biomasse sottoposte ad Autorizzazione unica in Abruzzo. Al Comune, invece, che resista al Tar istruendo, contestualmente, le verifiche fin qui omesse.
Pietrucci: "A questo punto, chi ha più cartucce deve spararle" Come detto, i dirigenti di Regione e Comune, pur assicurando di resistere innanzi al Tar, non hanno lasciato grandi speranze ai comitati di cittadini. Non resta che attendere il pronunciamento del Tribunale amministrativo.
Eppure, ha inteso sottolineare il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, "permangono i no del Consiglio comunale e del Consiglio regionale alla realizzazione della centrale, espressi all'unanimità. A questo punto, chi ha più cartucce deve spararle: oramai ci ritroviamo ad intervenire al 91esimo minuto".
Anche Pietrucci non ha potuto fare a meno di ricordare la pesantissima sentenza del Consiglio di Stato, "con i comitati cittadini che sono stati persino chiamati a pagare le spese", un pronunciamento che ha "ribaltato completamente la sentenza del Tar accusando quasi il Tribunale amministrativo di fare politica. Si tratta però di capire cosa fare: si potrebbe studiare una moratoria per i nuclei industriali, per quel nucleo industriale estremamente antropizzato. Ci dobbiamo mettere del nostro perché si lavori in sinergia così da trovare una soluzione. E probabilmente, una attenta valutazione dell'impatto della centrale sulla salute dei cittadini potrebbe avere qualche speranza di successo”.
Si lavorerà proprio su questo punto, con la richiesta al sindaco - come massima autorità sanitaria locale – di rivedere il parere positivo espresso in Conferenza dei servizi, nel 2010, avviando così un'analisi dei possibili effetti della centrale sulla salute dei cittadini. Sperando non sia davvero troppo tardi.