Il salvataggio del gruppo Edimo è una partita che si gioca su più piani, distinti ma inevitabilmente interconnessi.
Anzitutto c'è da trovare una soluzione per i 112 lavoratori della Edimo Spa, l'azienda dichiarata fallita lo scorso 19 febbraio per un debito di 40mila euro.
I dipendenti non prendono più la cassa integrazione dal 10 marzo ma, considerando che parecchie mensilità devono ancora essere versate, sono mesi che questi lavoratori non percepiscono più alcuna indennità economica. Dare un segnale concreto anzitutto per loro è la preoccupazione principale dei sindacati.
Tuttavia le risposte giunte al termine del tavolo tecnico-istituzionale con i vertici del gruppo, le parti sociali e i rappresentanti politici convocato ieri dall'assessore e vice presidente regionale Giovanni Lolli non hanno tranquillizzato per niente le sigle sindacali.
La faccenda, al momento, è in mano al curatore fallimentare nominato dal tribunale, Luigi Labonia, e al pool di avvocati da cui è coadiuvato. Malgrado si sia insediato già da una decina di giorni, Labonia non si è voluto sbilanciare: “Stiamo ancora facendo una ricognizione delle condizioni in cui si trova l'azienda. Avrete una risposta ad horas” ha detto ai rappresentanti dei lavoratori.
Ma quello degli ammortizzatori sociali non è l'unico nodo che Labonia dovrà sciogliere. Un altro – e qui si colloca il secondo livello su cui si sta operando per portare a casa il salvataggio – riguarda la proposta esposta da Carlo Taddei in apertura di riunione: l'affitto di un ramo d'azienda a una società creata ad hoc dal management della Edimo, quello che in gergo tecnico si chiama management buyout.
L'operazione servirebbe sostanzialmente a non fermare i cantieri, a onorare i contratti che sono già stati sottoscritti e a portare avanti le decine e decine di commesse che il gruppo ha in questo momento, tra cui quella, cruciale, dei sottoservizi e quella del complesso dei 201 appartamenti, uno degli appalti più grandi della ricostruzione privata.
Un terzo, ulteriore livello della crisi è il concordato chiesto dalla Taddei Spa e dalla Em 969, le altre due controllate della Edimo Spa.
Marco Santaroni, il legale della famiglia Taddei, ha detto che “allo stato attuale quello presentato è un concordato in bianco ma la finalità è quella di arrivare a una forma di concordato continuativo”.
E qui però sorge un altro problema, lo spettro dei ricorsi, illustrato in riunione da Massimiliano Mari Fiamma di Apindustria: “Legati alle sorti del gruppo Taddei ci sono i fornitori e i subappaltatori. Se il concordato andrà in porto, la normativa prevede il pagamento solo di una percentuale, non del 100%, degli uni e degli altri. Ma questa normativa confligge con quella della ricostruzione, dove il contributo è del 100%. Faccio un esempio: se su un computo metrico di 1 milione ci sono 300 mila euro di materiali - affitto di macchinari e altre attrezzature industriali – non è che se quei 300mila vengono ridotti alla metà l'azienda che ha preso la commessa si mette in tasca 150mila euro del contributo. Noi non accetteremo che ci sia una forma di appropriazione di questi contributi legata al concordato. Si dovrà trovare un modo per venirsi incontro e soprattutto delle percentuali soddisfacenti per i fornitori. Altrimenti daremo vita a una pioggia di ricorsi”. Una decisione che porterebbe al blocco di buona parte della ricostruzione.
Altro rischio paventato nel corso della riunione, questa volta però da Lolli, è quello legato ai ripensamenti che potrebbero esserci da parte di molti privati che hanno già affidato i lavori di ricostruzione della propria abitazione al gruppo Edimo. Spaventati dalla situazione che l'azienda sta vivendo, molti cittadini potrebbero decidere di revocare le commesse e di affidarle a qualche altra ditta che naviga in acque più tranquille. E c'è da scommettere, ha detto Lolli, che qualcuna di queste ditte sta già facendo dello sciacallaggio.
I problemi sono tanti ma il tempo per trovare una via di uscita a tutti è poco. Il tavolo tornerà a riunirsi tra poco più di una settimana. Tutti sperano che quel giorno verranno messe sul piatto proposte e opzioni più concrete.
Oltre al curatore fallimentare Labonia, a Giovanni Lolli e a Carlo Taddei, alla riunione di ieri erano presenti, tra gli altri: Clara Ciuca (Uilm Uil), Alfredo Fegatelli (Fiom Cgil), Gino Mattuccilli (Fim Cisl), Giovanni Di Sero (Filca Cisl), Umberto Trasatti (Cgil), Massimo Cialente, l’assessore alla Ricostruzione della provincia dell'Aquila Ersilia Lancia, Massimliano Mari Fiamma (Apindustria),Carlo Imperatore (direttore di Confindustria), Agostino Del Re e Paolo Tella della Cna.
Nel pomeriggio, alcune decine di lavoratori e lavoratrici del gruppo Edimo avevano organizzato un sit-in di protesta fuori Palazzo Silone, la sede della Regione Abruzzo dove è avvenuta la riunione.