Il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio è finito di nuovo al centro delle polemiche.
Come non bastasse la bagarre scatenata dalla decisione di Di Pangrazio di far saltare, nel corso dell'ultima assise, la discussione della risoluzione sui 'punti nascita', con il seguito di veleni e ipotesi di strascichi giudiziari, il presidente si sarebbe reso protagonista di una brutta vicenda di censura.
A denunciarlo, il consigliere Leandro Bracco, eletto nelle liste del Movimento 5 Stelle e poi sospeso, per aver accettato la delega alla 'cultura' affidata da Luciano D'Alfonso.
Stamane, Bracco ha firmato un comunicato stampa, inviato ai giornali dall’Ufficio Stampa del Consiglio e pubblicato da NewsTown integralmente, con un attacco a Di Pangrazio per non aver partecipato al ‘Concerto per L’Aquila’ dell’Istituzione sinfonica abruzzese, che si è tenuto nella cappella Paolina del Quirinale alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Una assenza definita "imbarazzante e ingiustificabile".
Il comunicato è stato pubblicato anche sul sito di Regione Abruzzo. Se non fosse che qualche minuto dopo, è stato misteriosamente rimosso e sostituito da un'altra versione, meno spigolosa e con l'attacco politico rivolto non più a Di Pangrazio ma a tutti i consiglieri regionali aquilani.
Raggiunto telefonicamente da L'Aquila Blog, Leandro Bracco ha raccontato che il presidente del Consiglio regionale si sarebbe scagliato "con arroganza" contro l'Ufficio stampa, pretendendo che il comunicato "venisse cancellato, ammorbidito e ripubblicato". Un intervento che Bracco ha definito di "matrice fascista".
Interviene l'Ordine dei giornalisti Abruzzo
Diventa una sorta di 'casus belli' quello tra il consigliere regionale Leandro Bracco e il presidente della massima assise civica abruzzese Giuseppe Di Pangrazio. Il primo, stamani, aveva inviato, tramite l'ufficio stampa del Consiglio, una nota nella quale, tra l'altro, definiva "imbarazzante e ingiustificabile l'assenza della Presidenza del Consiglio regionale al 'Concerto per L'Aquila'". Stando a quanto reso noto da Bracco, Di Pangrazio, appreso quanto accaduto, si sarebbe recato nella sede dell'ufficio stampa pretendendo che il comunicato del consigliere venisse in qualche maniera "reso inoffensivo".
Accade così che l'iniziale nota di Bracco dopo poco meno di un'ora non è più presente nella home page del Consiglio regionale "e - afferma il consigliere - al suo posto ne compare un'altra la cui sostanza è a dir poco edulcorata rispetto alla prima". Il consigliere accusa Di Pangrazio di essersi "reso protagonista di un comportamento arrogante di matrice fascista. Un vero e proprio censore". Ricordando quanto sancito dall'articolo 21 della Costituzione, Bracco, che ha fatto sapere di appoggiare la mozione di sfiducia contro Di Pangrazio, ha anche annunciato di portare il 'caso' all'attenzione dell'Ordine dei Giornalisti d'Abruzzo. Il presidente dell'organismo di categoria, Stefano Pallotta, appresa intanto la notizia, è subito intervenuto.
"La comunicazione istituzionale - spiega Pallotta in una nota - ha un senso e una funzione se non diventa propaganda e i ruoli in tale dinamica devono essere rigorosamente rispettati. Devono essere rispettate l'indipendenza e l'autonomia dei giornalisti dell'ufficio stampa, soprattutto di un'assemblea elettiva; i giornalisti hanno il dovere di rappresentare, anche dialetticamente, quando viene esplicato nell'attivita' politico-istituzionale, in maniera libera senza condizionamenti e senza censure. Gli organi istituzionali (in questo caso la presidenza del Consiglio regionale) e, in senso più lato, i politici hanno il diritto di rappresentare, nel modo che ritengono piu' opportuno - auspicabilmente senza declinare da paradigmi etico-morali- giudizi di valore e posizioni politiche, ma lo devono fare rispettando le prerogative di ciascuno. E' solo entro tali rigorosi confini - osserva il presidente - che si puo' ottenere qualita' nella comunicazione istituzionale, necessaria ai cittadini per capire e conoscere quello che accade nei palazzi del potere.
Invece, quanto avvenuto oggi in Consiglio regionale, relativamente al comunicato stampa del consigliere Leandro Bracco va esattamente nella direzione opposta. Non possono essere i giornalisti a pagare improvvisazioni e approssimazioni che provengono da logiche che di istituzionale e di politico hanno ben poco", commenta infine il presidente dell'Ordine dei giornalisti d'Abruzzo.