Giovedì, 21 Maggio 2015 13:36

Tramvia, Cialente: "Stop a transazione con Iannini, non sono sereno"

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Inattesa presa di posizione del sindaco Massimo Cialente, in apertura dei lavori del Consiglio comunale straordinario convocato per l'approvazione del rendiconto di Gestione per l'esercizio 2014.

"Abbiamo inviato alla Corte dei Conti - ha dichiarato il primo cittadino - una richiesta di parere in merito all'indennizzo, in favore dell'impresa vincitrice dell'appalto per la realizzazione della metropolitana di superficie, a seguito dell'annullamento del contratto di lavoro con sentenza della Corte europea di Giustizia. Tale quesito è stato dichiarato inammissibile dalla magistratura contabile, che esercita anche funzioni consultive, ritenendo che tale materia non rientri nelle sue competenze. Ritengo che l'Amministrazione - ha proseguito Cialente - non possa essere lasciata sola a deliberare su una materia così complessa e delicata e in assenza di qualsiasi indicazione e parere da parte della Corte dei Conti. Per questa ragione, trasmetterò la proposta al Consiglio comunale, attraverso la Commissione 'Programmazione e bilancio', affinché si esprima in tal senso".

Il primo cittadino ha spiegato, innanzi all'assise, di non sentirsi più sereno nel proseguire sulla strada della transazione, intrapresa dalla Giunta comunale per risolvere l'annosa controversia con la Cgrt dell'imprenditore Eliseo Iannini.

"E' una vicenda che non sappiamo bene come affrontare, perché non ha precedenti in Italia", ha poi spiegato Cialente ai microfoni di NewsTown. "Quando ti trovi ad esplorare un percorso del tutto nuovo, diventa complicato muoversi. Dietro a questa vicenda, ci sono decine e decine di riunioni che abbiamo tenuto per capire quale fosse il percorso da seguire. Abbiamo cercato di muoverci in scienza e coscienza: sentendo anche il segretario generale, si è deciso di chiedere un parere alla Corte dei Conti che, però, ha risposto di non potere esprimersi sulla vicenda. A questo punto, non posso far altro che rimandare gli atti alla Ia Commissione consiliare".

Insomma, Cialente ha 'passato' la palla al Consiglio comunale. "C'è un aspetto, di questa vicenda, che mi ha tolto la serenità", ha confessato il primo cittadino. "Sapere che la Procura della Repubblica ha deciso di acquisire gli atti prima ancora che avessimo idea di dove saremmo andati a finire, non mi lascia affatto tranquillo. Rimetto dunque la questione alla responsabilità del Consiglio comunale: non mi sento sereno a perseguire nella volontà di chiudere definitivamente la pendenza, evitando il processo civile, con i suoi tempi lunghi e con le spese che ne conseguono".

Dunque, il sindaco dell'Aquila si è lasciato andare ad una riflessione significativa: "L'ipotesi che io possa avere una attenzione particolare per un imprenditore mi fa male come persona prima ancora che come amministratore. Per questo, voglio sgomberare il campo da qualsiasi dubbio".

Che non si dica, in altre parole, che Cialente ha 'spinto' perché si risolvesse la vicenda della metropolitana di superficie con una transazione milionaria a favore della Cgrt di Eliseo Iannini. Transazione tutt'altro che dovuta, a sentire il presidente della Ia Commissione, Giustino Masciocco.

Ma andiamo con ordine.

 

La vicenda 

La metropolitana di superficie avrebbe dovuto cambiare "completamente la città", che voleva essere sempre più europea, almeno a sentire - oramai più di dieci anni fa - l'allora sindaco di centro destra, Biagio Tempesta.

Un progetto da 60miliardi di vecchie lire, quaranta miliardi assicurati dal Ministero dei Trasporti e venti da privati. Un progetto mai realizzato, costato allo Stato 14milioni di euro. "Una opera innovativa", che avrebbe posto L'Aquila "all'avanguardia nel settore del trasporto pubblico urbano", dichiarava soddisfatto l'ex assessore Sergio De Paulis, tra gli ideatori della 'grande opera'. "Un fiore all'occhiello della mobilità urbana nel nostro Paese", sottolineava l'allora ministro delle infrastrutture del governo Berlusconi, Pietro Lunardi. Un progetto, al contrario, che è entrato di diritto nell'elenco delle 'grandi incompiute' d'Italia. 

Un percorso di 5 chilometri e 700 metri, dall'ospedale regionale di Coppito fino alla centralissima piazza Palazzo passando per via Roma, un treno con sette vagoni (ciascuno per 157 passeggeri) che, secondo le stime, avrebbe dovuto trasportare 20mila passeggeri al giorno per essere sostenibile. Evidentemente, una farsa.

A bloccare la realizzazione dell'opera, la procedura d'infrazione aperta dall'Unione Europea che, nel novembre 2008, condannò lo Stato italiano sostenendo che, nella progettazione e nella realizzazione della metropolitana, non fosse stata rispettata la direttiva sugli appalti pubblici che impediva il ricorso al project financing, la strada scelta dall'ammnistrazione Tempesta. In effetti, i rapporti con la società concessionaria, la Cgrt di Iannini, si configuravano, piuttosto, come un vero e proprio affidamento a trattativa privata senza alcun rischio d'impresa, dal momento che il Comune si era impegnato, per trent'anni, a corrispondere 900mila euro l'anno per la gestione economica dell'opera.

La procedura di infrazione sarebbe costata alla città 20mila euro al giorno: fu chiusa qualche giorno prima del terremoto, con la revoca della convenzione e degli atti connessi. Intanto, era arrivato anche lo stop ai lavori del Ministero dei Beni culturali per possibili danni agli storici edifici di via Roma. Un brutto pasticcio, insomma.

Dunque, il ricorso della Cgrt avverso la decisione di revocare la convenzione. E l'intenzione del Comune dell'Aquila di evitare il processo. In questi anni, ci sono già stati dei tentativi per arrivare ad una transazione: ad inizio 2012, la società concessionaria avrebbe chiesto però 7.5milioni di euro. Richiesta respinta dal Comune dell'Aquila che non intendeva spingersi oltre i 6.5milioni. 

 

'Presunte' irregolarità

La vicenda è già finita sul tavolo della Ia Commissione, 'Programmazione e bilancio', presieduta da Giustino Masciocco. Nel novembre 2013, analizzando i debiti fuori bilancio del Comune dell'Aquila, alla presenza dell'allora dirigente Mario Di Gregorio, si scoprì che l'amministrazione intendeva risolvere il contenzioso con il ricorso all'articolo 158 del 'Codice degli appalti' che recita testualmente:

"Qualora il rapporto di concessione sia risolto per inadempimento del soggetto concedente ovvero quest'ultimo revochi la concessione per motivi di pubblico interesse, sono rimborsati al concessionario: il valore delle opere realizzate più gli oneri accessori, al netto degli ammortamenti, ovvero, nel caso in cui l'opera non abbia ancora superato la fase di collaudo, i costi effettivamente sostenuti dal concessionario; le penali e gli altri costi sostenuti o da sostenere in conseguenza della risoluzione; un indennizzo, a titolo di risarcimento del mancato guadagno, pari al 10 per cento del valore delle opere ancora da eseguire ovvero della parte del servizio ancora da gestire valutata sulla base del piano economico-finanziario".

Il conto fu presto fatto: 3milioni e 700mila euro erano già stati accertati nel 2006 dalla commissione dei 'tre arbitri' - l'avvocato Domenico De Nardis per conto del Comune, l'ingegnere Rodolfo Giacco indicato dalla Cgrt e il terzo componente, l'ing Giuseppe Liberotti, designato come rappresentante esterno - costituita per decidere delle riserve sollevate dalla società di Eliseo Iannini in relazione a ritardi e opere non previste nel progetto. Alla cifra, che il Consiglio comunale avrebbe dovuto già riconoscere come debito fuori bilancio e che però non è mai arrivata alla discussione dell'assise, andavano aggiunti 5milioni e 844mila euro per le spese effettivamente sostenute dalla società concessionaria. Spese desunte dai Sal, gli stati di avanzamento del progetto che, a sentire il presidente della commissione Giustino Masciocco, presentavano però delle evidenti irregolarità.

"Non capisco perché ci sono cause di piccolo valore che portiamo fino in Cassazione e altre, per cifre ben più importanti, che arrivano subito a transazione o, come in questo caso, vengono risolte con il ricorso all'articolo 158 del codice degli appalti", sottolineò Masciocco.

Che stamane, in Consiglio comunale, ha risposto alla sollecitazione del sindaco Massimo Cialente: "Siamo disponibili a dibattere di nuovo, in seduta pubblica della Ia Commissione, della vicenda legata alla metropolitana di superficie. Vorrei ricordare, però, che abbiamo approvato una mozione che invita ad una indagine approfondita per verificare se il 40% delle opere della metropolitana di superficie sia stato finanziato dal privato Cgrt a fronte del 60% di fondi pubblici trasferito".

C'è più di qualche dubbio, in effetti. Mancano, infatti, bonifici e fatture. E qualche mese fa, in una intervista a 'Il Centro' anche il vice sindaco Nicola Trifuoggi si era mostrato molto cauto.  "Rifaremo tutti i conti tenendo in considerazione solo le fatture quietanzate, ovvero le prove dell’effettiva anticipazione, da parte della Cgrt, delle somme ora richieste - aveva spiegato Trifuoggi - Siamo pronti a pagare a Iannini ciò che è previsto dalla legge, ma nulla di più. La transazione per ora è sospesa in attesa di questo accertamento".

Non solo. Alla fine di marzo, il Tar dell'Aquila ha bocciato il ricorso presentato dall'impresa Cgrt contro la delibera con cui nel 2009 il Comune annullò la concessione.

Insomma, al di là del mancato parere espresso dalla Corte dei Conti, non sembra esserci alcun motivo per tentare la transazione evitando, così, il procedimento civile. Anzi, il Comune dell'Aquila pare nelle condizioni di poter affrontare serenamente l'eventuale processo.

Per questo, è ancora meno comprensibile l'uscita di stamane del sindaco Cialente.

 

Ultima modifica il Giovedì, 21 Maggio 2015 14:13

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