Venerdì, 28 Giugno 2013 10:19

Centrale a biomasse Futuris: l'avvio dei lavori sembra imminente

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Il campo incolto e abbandonato che vedete nelle foto, situato nel nucleo industriale tra Bazzano e Monticchio, è il terreno sul quale dovrebbe essere costruita la centrale a biomasse della Futuris, azienda milanese, nata nel 2009, attiva nel settore delle energie rinnovabili.

Il progetto risale al 2010 e, fin dal suo nascere, è stato al centro di polemiche, critiche e contestazioni, mosse da comitati e associazioni locali.

Qualche giorno fa l’appezzamento è stato perimetrato e picchettato e, vicino la strada, è comparso anche un grande cartello da cantiere. Tutti segnali che indicherebbero che l’avvio dei i lavori è imminente. A confermarlo, del resto, in alcune dichiarazioni riportate dal quotidiano il Messaggero, è l’assessore del comune dell’Aquila Alfredo Moroni, che fatto sapere come la Futuris abbia già presentato la dichiarazione di inizio lavori e si sia già messa in regola con il Genio civile.

BIOMASSE2Gli impianti a biomasse sono centrali termiche che producono energia elettrica bruciando vari materiali di origine biologica come ad esempio residui agricoli e forestali, legname da ardere, specie vegetali coltivate per lo scopo ma anche reflui degli allevamenti e scarti dell’industria agroalimentare.

Quello della Futuris avrà una potenza di 4,9 mega watt e, come ha spiegato sempre Moroni, non utilizzerà il legno di pioppo, come era previsto all’inizio, ma sottoprodotti dell’agricoltura.
A dire il vero, il progetto originario prevedeva anche che l’impianto avesse una potenza di 5,5 megawatt, valore che è stato poi rimodulato in seguito alle obiezioni, le contestazioni e i timori espressi dalla popolazione.

Contro la centrale, cittadini e residenti delle frazioni della periferia Est della città hanno presentato al Tar due ricorsi: uno, a firma dell’Associazione “Salviamo Paganica”, è stato già rigettato; per il secondo, presentato dalla onlus di Monticchio “I figli della terra”, la sentenza è stata fissata al prossimo 6 Novembre.

Le paure della popolazione sono molte. In primis, c’è il timore che l’impianto possa essere un trucco per “far digerire”, in un secondo momento, un inceneritore di rifiuti urbani; inoltre, secondo gli abitanti, le combustioni generate dalla centrale potrebbero essere nocive e insalubri.

Quella dove dovrebbe sorgere la centrale è sì un’area a vocazione artigianale e industriale ma, negli ultimi anni, è diventata una zona densamente popolata per via dei nuovi quartieri case e map sorti dopo il terremoto. Senza contare il via vai di camion e tir che si creerebbe qualora la centrale venisse attivata.

In più, dicono sempre comitati e associazioni, per essere efficiente una centrale a biomasse deve essere in grado di reperire la materia prima da bruciare in un raggio massimo di una settantina di km.

Tutte condizioni che, al momento, il territorio aquilano non sarebbe in grado di assicurare.

 

Ultima modifica il Venerdì, 28 Giugno 2013 10:30

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