Martedì, 14 Luglio 2015 11:25

L'imprenditore e il boss di Cosa Nostra: "All'Aquila lavoriamo vent'anni"

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«Allora ce n'è di lavoro là?»
«Vent'anni di lavoro».

La domanda, nel corso di una telefonata del 22 aprile 2009, è di Franco Diesi, secondo la Direzione distrettuale antimafia (Dia) di Palermo, boss del mandamento di Corleone (Palermo). A rispondere, invece, è Carmelo Virga, 66 anni anch'egli corleonese, mente imprenditoriale dell'impero del calcestruzzo palermitano di famiglia.

Virga è salito qualche giorno fa alla ribalta delle cronache nazionali, a causa di un'operazione colossale da parte degli inquirenti siciliani, che ha portato a un sequestro di beni record in Italia: 1,6 miliardi di euro, frutto di un impero composto da 33 aziende, attive soprattutto nella produzione del calcestruzzo, 700 tra case, appartamenti, magazzini ville e immobili, 80 conti correnti bancari, 40 rapporti assicurativi e oltre 40 automezzi. Un'operazione che sa anche di beffa, in quanto il gruppo Virga negli ultimi anni si era distinto per l'adesione convinta alle campagne antiracket, come quella di Libero futuro.

Il gruppo imprenditoriale dei Virga aveva puntato sin da subito dopo il 6 aprile 2009 lo sguardo sulla ricostruzione post-sisma dell'Aquila e del cratere abruzzese, secondo la Dia di concerto con Cosa Nostra. E' quanto emerge da alcuni stralci di intercettazioni pubblicate oggi da Il Messaggero: «Oggi sono andato nelle zone terremotate, sono scappato per L'Aquila minchia disastri», dice Carmelo Virga a Diesi, che risponde: «Minchia ci dobbiamo andare, secondo me per dieci anni, per i prossimi dieci anni di lavoro solo là saranno per l'Italia, per l'edilizia... Minchia quante macerie... cumuli di macerie».

Mentre L'Aquila si barcamenava tra i primi campi tenda e piangeva centinaia di morti, non solo l'ormai famoso Francesco Piscicelli "rideva" del sisma, ma anche esponenti dei corleonesi. Nulla di stupefacente, per carità - in questi anni la comunità aquilana si è abituata, purtroppo, a tutto - ma comunque rilevante il fatto che, secondo gli investigatori, dalle intercettazioni emergerebbe una "esplicita gioia" per l'avvenuto evento sismico, da parte dell'imprenditore siciliano del calcestruzzo.

Nella primavera del 2009, il gruppo Virga - come tanti altri imprenditori legati alla criminalità organizzata - si era subito messo in moto per installare una base operativa nel cratere, e per cercare appoggi sia negli uffici del governo centrale, che nei capolarati locali: «Perché onestamente qualcosa la vorrei intrapre... perché c'è tutto da fare... organizziamo uno studio tecnico privato... mettiamo quattro baracche di legno in qualunque modo organizziamo... compriamo un pezzo di terreno», dice Virga in una telefonata la cui conversazione è stata pubblicata dal Messaggero di oggi.

E, in riferimento ai contatti giusti nei palazzi del potere romani, l'ex mafioso ora pentito Salvatore Lanzalaco gli rispondeva: «Abbiamo proprio i riferimenti giusti», ricevendo da Virga un atteggiamento eloquente: «Quando dici tu io salgo (in Abruzzo, ndr), perché il tempo è ora».

Niente di nuovo sotto il sole, insomma. Anche se leggere di imprenditori che hanno espresso "gioia" per il terremoto, fa sempre un po' male. (m. fo.)

Ultima modifica il Martedì, 14 Luglio 2015 17:37

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