Giovedì, 11 Luglio 2013 01:41

San Salvatore, cancellata medicina. Amareggiati i medici del reparto

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Se ne va un pezzo di storia dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Tra meno di un mese, infatti, la 'medicina ospedaliera' del nosocomio aquilano verrà soppressa. A fine luglio, per effetto del nuovo piano aziendale, il reparto che in passato è stato diretto dai professori Giulio e Gianfranco Natali sarà sostituito da due nuove unità specialistiche, 'Immunologia e malattie del tessuto connettivo' e 'Area di predimissione ospedaliera'. Il solo reparto di medicina che sopravviverà sarà quello universitario.

La soppressione è scritta nero su bianco su una deliberazione, la n. 914, presentata alla Regione Abruzzo dal direttore generale della Asl L'Aquila – Avezzano – Sulmona Gianfranco Silveri il 27 giugno 2013. La Regione avrebbe 30 giorni di tempo per rigettare o emendare il testo. In caso contrario, varrà la regola del silenzio-assenso e il piano diventerà esecutivo

Il documento di Silveri fa riferimento al decreto commissariale n. 49 dell’8 ottobre 2012 concernente “Linee di indirizzo regionale in materia di determinazione delle dotazioni organiche delle Aziende Sanitarie Locali” e stabilisce che si procederà all’adeguamento delle strutture sanitarie della Asl n°1 agli standard previsti dal Comitato LEA (Linee essenziali di assistenza) nella seduta del 26 marzo del 2012.

Il piano, in altri termini, prevede una riorganizzazione delle Unità Operative Complesse e di quelle Semplici nonché un riordino complessivo dei posti letto. "La cancellazione della medicina ospedaliera del San Salvatore", dicono la dottoressa Laura Natali e il dottor Gilberto Di Lauro, "produrrà la cancellazione di un affermato e stimato reparto, che rappresenta un presidio patrimoniale di alta cultura medica, di un giusto e riconosciuto vanto cittadino che ha consolidato le proprie radici in un crescendo che dura da ben novant'anni".

Era il 1925, infatti, quando il professor Giulio Natali, professore di clinica medica, venne da Firenze all'Aquila per assumere la guida del reparto di medicina del San Salvatore.
Sotto la sua guida si formò un gruppo di medici (alcuni nomi: Giovanni Leonardis, Giorgio Splendiani, Bruno Sabatini) il cui contributo fu molto importante nell'accrescere, a livello regionale ma non solo, il prestigio dell'ospedale aquilano.
Giulio Natali morì nel 1960. Al suo posto subentrò, a seguito di regolare concorso, il figlio Gianfranco, docente all'università di Firenze e successivamente all'università La Sapienza di Roma. Negli anni del suo primariato, da medicina (che all'epoca inglobava tutta l'internistica) nacquero nuovi reparti, dall'astanteria alla cardiologia, dalla pneumologia alle malattie infettive.

E fu sempre sotto la direzione di Gianfranco Natali che venne stipulata, per la prima volta, la convenzione tra il reparto e la facoltà di medicina e chirurgia dell'Università dell'Aquila.
Nel 1993, anno della morte del professore, la convenzione decadde e si formarono due reparti, uno universitario e l'altro ospedaliero. Da allora, medicina ospedaliera è stata diretta prima dal dottor Aldo Trotta, quindi da Vittorio Festuccia e, ora, da Gilberto Di Lauro.

La decisione del manager Silveri di mettere la parola fine alla storia della medicina ospedaliera, almeno per come l'abbiamo conosciuta finora, risponderebbe, sulla carta, ad esigenze di razionalizzazione delle risorse economiche e strutturali. Quello di Silveri, insomma, sarebbe quasi un atto dovuto per via del decreto Monti sulla spending review, che, tra le altre cose, ha stabilito come, all'interno degli ospedali, non possano più esistere reparti “doppione”.

Per come è stata presentata, la riorganizzazione imposta da Silveri sembrerebbe dunque legittima. A far sorgere qualche dubbio, tuttavia, specie se si legge tra le righe della deliberazione, è il modo in cui questa spending review aziendale è stata interpretata e messa in atto. Chiunque conosca anche solo approssimativamente il funzionamento della sanità italiana, sa che un reparto di medicina è uno dei centri nevralgici di un ospedale. Eliminarla per farla diventare un reparto di 'Immunologia e malattie del tessuto connettivo' avrebbe dei risvolti controproducenti

Le malattie immunoreumatologiche, infatti - come l'artrite reumatoide, l'artrite psoriasica o le spondiliti - sono malattie piuttosto rare. Secondo l’Italian Journal of Public Health sono patologie che colpiscono circa l'1% della popolazione. L’artrite reumatoide, ad esempio, in Italia ha una casistica molto bassa: 3,3 casi ogni mille abitanti.
Oltre ad essere rare, queste malattie vengono trattate prevalentemente in ambulatorio o in day hospital. Non richiedono, insomma, il ricovero in un reparto strutturato e complesso, come, appunto, un reparto di medicina ospedaliera. Senza contare, inoltre, che, presso il San Salvatore, esiste già un reparto di reumatologia in cui viene curato proprio questo genere di malattie

Ora, secondo il piano aziendale di Silveri, il nuovo reparto di Immunologia manterrebbe gli attuali 20 posti letto della medicina. Ma abbiamo appena visto che le malattie del tessuto connettivo di solito non vengono curate in un reparto strutturato ma in ambulatorio o day hospital. Viene da pensare, allora, che la soppressione sia una semplice operazione di facciata: di fatto, nel nuovo reparto non cambierebbe assolutamente nulla e si continuerebbero a curare i malati che vengono assistiti anche ora. Se così fosse, però, non si capisce dove sarebbe la razionalizzazione strutturale né dove si realizzerebbe un risparmio di risorse.

I medici del reparto sono amareggiati. Non solo per la perdita di una lunga ed efficiente esperienza (più di 600 ricoveri nel 2012, 315 nei primi sei mesi del 2013) ma anche per la mancanza di sensibilità dimostrata dalla classe politica cittadina, "incapace di reagire e di protestare nei confronti del direttore generale della Asl per chiedergli spiegazione e conto del perché della soppressione di un reparto di eccellenza; una decisione che offende la memoria e i meriti di chi, novant'anni fa, lo costruì meritandosi il pubblico riconoscimento del consiglio comunale dell'Aquila che, all'unanimità, gli conferì la cittadinanza onoraria". Parole che tirano in ballo in primis il sindaco dell'Aquila, e medico del San Salvatore, Massimo Cialente. "Questa decisione" concludono infatti Laura Natali e Gilberto Di Lauro "non declassa solo l'ospedale ma l'intera città e il suo vasto bacino d'utenza. La cittadinanza aquilana si sarebbe aspettata una protesta immediata e ufficiale del Comune, tanto più che alcuni dei suoi più rappresentativi esponenti, data la loro qualifica di operatori dipendenti dell'ospedale, non possono far finta di non sapere".

di Lisa D'Ignazio e Roberto Ciuffini

Ultima modifica il Sabato, 27 Luglio 2013 14:15

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