Il processo ai membri della commissione Grandi Rischi arriverà in Cassazione il prossimo 19 novembre per il terzo grado di giudizio.
Sarà la quarta sezione penale della Corte suprema a ripercorrere le fasi della ormai famosa riunione del 31 marzo 2009, tenuta a pochi giorni dal devastante terremoto del successivo 6 aprile e durante la quale gli esperti della Cgr, riuniti in tutta fretta a L'Aquila da Guido Bertolaso, "dettero false rassicurazioni ai cittadini", per farli stare tranquilli, generando comportamenti e decisioni che hanno portato molti alla morte.
In vista del processo, l'associazione Ilaria Rambaldi Onlus di Lanciano, presieduta dall'avvocato Maria Grazia Piccinini, mamma di Ilaria Rambaldi, una delle vittime del sisma aquilano, ha organizzato per il prossimo 13 novembre, a Roma, il convegno dibattito "Verso la Cassazione".
L'appuntamento si terrà nella Casa Internazionale delle Donne, in via della Lungara 19, dalle ore 15.30. "L'iniziativa - spiega Maria Grazia Piccinini all'Agi - punta alla disamina della riunione della Grandi Rischi a L'Aquila, dal punto di vista scientifico, giuridico e della comunicazione, per appurare se qualcosa è cambiato dopo quella data e a che punto si è arrivati sul fronte della giustizia. Vogliamo capire e confrontarci a livello multidisciplinare. Dopo sei anni di sofferenza e sgomento da parte dei familiari delle vittime innocenti - aggiunge - finalmente, in Cassazione, si arriverà ad un punto fermo. I 7 esperti della Commissione Grandi Rischi sono stati accusati di omicidio e lesioni colpose, condannati in primo grado a 6 anni di reclusione, sentenza poi ribaltata dalla Corte d'Appello di L'Aquila con assoluzione per 6 di loro. Il processo ha assunto una connotazione internazionale in quanto ritenuto erroneamente 'processo alla scienza', dato che alla riunione del 31 marzo 2009 parteciparono le massime autorità scientifiche del settore sismico appartenenti alla Commissione Grandi Rischi e che avrebbe potuto evitare la catastrofe semplicemente mettendo in allerta i cittadini che furono, invece, rassicurati".
All'incontro saranno presenti Francesco Stoppa, docente dell'Universita' "d'Annunzio" Chieti-Pescara; Cristian Del Pinto, geofisico e sismologo, che parlerà di prevenzione e Rete antisismica; Ranieri Salvadorini, giornalista freelance, che racconterà le proprie esperienze nell'Aquila del post sisma; Paolo Rugarli, ingegnere strutturista, del Politecnico di Milano, il cui intervento prende il titolo di "Fallace legata all'approccio probabilistico di normativa nella determinazione della pericolosità sismica"; Primo Di Nicola, giornalista de L'Espresso e de Il Fatto Quotidiano, che racconterà dei carteggi al vetriolo intercorsi, nell'immediatezza del post sisma aquilano, tra il capo della Protezione civile Guido Bertolaso ed Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv); Alessandro Martelli, ingegnere sismico e presidente Glis (Antiseismic Systems International Society); Daniela Senepa, giornalista Rai, che dirà dell'impatto sulla popolazione della riunione della Grandi Rischi. Infine sarà la volta degli avvocati Wania Della Vigna e Antonio Valentini che affronteranno la questione dal punto di vista processuale, dal primo grado all'appello, alle aspettative rispetto alla Cassazione.
Il 19 novembre, invece, prima dell'inizio del processo, alle 10, in piazza Cavour a Roma, ci sarà il flash mob "Bianco innocenza, un fiore per la giustizia!". Un flash mob silenzioso "a cui - spiega Maria Grazia Piccinini - prederanno parte uomini e donne, artisti, associazioni, rappresentati della società civile per dare un segno che l'Italia c'è, che l'Italia non vuole più assistere a tragedie umane causate dalla superficialità dei grandi capi che, al contrario, dovrebbero tutelarci e proteggerci. Un flash mob in cui tutti indosseranno qualcosa di bianco (anche con un semplice mantello o avvolti da un telo) e terranno un fiore in mano mentre silenziosamente si guarderà la Cassazione, sperando che lo stesso silenzio che, il 6 aprile 2009, causò la morte di centinaia di vittime, non segni la conclusione di un processo che non dia giustizia a chi purtroppo ora non c'è più. Partecipare a questa iniziativa è un 'obbligo' morale per onorare le vittime del 6 aprile 2009, perché in fondo siamo tutti potenzialmente vittime di un sistema che non funziona, che non viene punito e che soprattutto va avanti indisturbato".