Martedì, 23 Luglio 2013 01:42

San Salvatore, è ancora emergenza: il sovraffollamento dei letti bis

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C’è crisi anche di letti. Avete capito bene, non ci sono più letti su cui riposare, non per le persone qualunque, per i malati. Succede all’Ospedale San Salvatore dell’Aquila, che è ancora in uno stato d’emergenza. Se in città ne è stata decretata la fine, permanendo comunque lo stato di precarietà, il San Salvatore è ancora zona rossa. La mancanza di posti letto, da sempre e in tutti gli ospedali d’Italia, viene affrontata con la “poggiatura” dei pazienti in altri reparti dove il Pronto Soccorso riesce a trovare un letto libero. Un metodo privo di ulteriori conseguenze, se non si considerano le maratone a cui è costretto il personale sanitario, lungo i corridoi degli ospedali, per raggiungere i pazienti che necessitano una visita o per un’emergenza.

Se la “poggiatura” non basta, però, come fare per accogliere pazienti che comunque devono essere assistiti in reparto? Ecco pronta la soluzione: il “letto-bis”. Se in una stanza ci sono quattro letti (e si presume che la stanza sia fatta per contenerne tanti quanti ne contiene) improvvisamente, da un giorno all’altro, ne possono spuntare 5 o 6. Chi non conosce la creatività della sanità aquilana non sa che è possibile inserire un “letto bis” o “migrante” tra i due che chiameremo “autoctoni”, previsti cioè dalla configurazione architettonica della stanza. Infatti, ad ogni letto “autoctono” corrisponde un apparato dell’ossigeno posto sulla parete, fondamentale in caso di emergenza, circostanza in cui il letto-bis, non avendo l’ossigeno, deve accontentarsi, quando va bene, di una bombola.

Il paziente a cui è assegnato il letto “migrante” si trova stretto tra alltri due, in uno spazio esiguo che a malapena permette al personale sanitario di visitare il malato o a misurargli la pressione, figuriamoci ad utilizzare l’elettrocardiografo o a praticare procedure di rianimazione. L’emergenza, in queste condizioni, diventa uno spauracchio da scongiurare, altrimenti può succedere che il paziente del letto “autoctono” sia costretto ad emigrare in corridoio, almeno per il tempo necessario al soccorso del suo compagno di stanza.

Se è vero che nei momenti di sofferenza e solitudine un paziente potrebbe desiderare di averne accanto un altro che condivida con lui gli stessi sentimenti, è vero anche che l’eccessiva vicinanza potrebbe risultare letale. Il sovraffollamento dei letti non produce solo problemi di “gestione” dei malati, ma può compromettere la loro stessa salute, già cagionevole. Infatti, inserire in una stanza più letti di quelli previsti favorisce la diffusione di infezioni e malattie trasmissibili per via aerea oppure per contatto. Ad esempio il Clostridium difficile, la broncopolmonite e la diarrea.

Il fenomeno sembra essere circoscritto a particolari periodi dell’anno e a specifici reparti, come ha spiegato a NewsTown il Direttore generale della Asl n.1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila, Giancarlo Silveri: “Quello del letto bis è un fenomeno fortemente connesso ai periodi influenzali dei pazienti, si verifica solo in alcuni periodi e soprattutto in reparti come geriatria e lungodegenza.”

All’Aquila, insomma, il fenomeno non sarebbe cronico ed è per lo più conseguenza dei danni procurati alle strutture sanitarie dal terremoto. “Abbiamo alcune zone dell’ospedale ancora in condizioni di precarietà, che non significa però inadeguatezza”, ha spiegato il manager. Sono problemi che derivano dal non aver ancora recuperato per intero la struttura. Ci sono dei casi di letto bis, che non incidono tuttavia in modo significativo. Non è un fenomeno generalizzato.”

E conclude assicurando che la “situazione sta migliorando e la risolveremo pressoché completamente con il recupero degli edifici dell’ospedale, previsto per la fine del 2013-inizio 2014.”

 

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